Lorenzo Cicconi Massi “Mi ricordo Mario Giacomelli” a Confluenze
L’appuntamento è per lunedì 20 aprile 2015, alle ore 21.15
Lunedì 20 aprile 2015, alle ore 21.15, presso la sede di Confluenze, nell’ambito di CORTO CIRCUITO, TALENTI & TERRITORIO, importante appuntamento con il cinema di Lorenzo Cicconi Massi e l’opera del grande fotografo Mario Giacomelli attraverso i racconti delle tante persone che lo hanno conosciuto.
Scrive Alessia Tagliaventi nella presentazione del documentario (43′ 50″ produzione CONTRASTO) intitolato “MI RICORDO MARIO GIACOMELLI”
“Ogni volta che riguardo le mie foto, le guardo come chiunque altro… per me è sempre bello, perché non rileggo una cosa che ho imparato a memoria, rileggo una cosa che ancora non sono riuscito a capire“. Così afferma Mario Giacomelli in una vecchia intervista che apre questo documentario. Come spesso sapeva fare, anche in questo caso Giacomelli trovò le parole adatte per esprimere una particolare sensazione: quella che sempre si prova davanti alle sue foto, alla sua figura di artista. Le immagini di Giacomelli sono state studiate, pubblicate, esposte un’infinità di volte, eppure quando ci si trova di fronte alle sue visioni in bianco e nero, l’emozione che si prova è sempre quella dello stupore.
Giacomelli è un classico nel senso profondo in cui lo intendeva Calvino che, a proposito della letteratura, diceva: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Ogni rilettura di Giacomelli, è una lettura di scoperta, esattamente come la prima, perché inesauribile è l’energia poetica che nutre tutta la sua opera.
È così che Lorenzo Cicconi Massi, anche lui senigalliese, sente il bisogno di andare ancora una volta alla ricerca di colui che ha sempre considerato il suo maestro. Lo insegue attraverso la voce e il ricordo delle persone che lo hanno conosciuto. Alcuni sono stati per Giacomelli compagni di viaggio umano e artistico, altri, come Enzo Carli, amici di una vita, altri ancora, come Berengo Gardin e Nino Migliori, colleghi con cui confrontarsi. A scorrere davanti alla telecamera, sono anche i ricordi di alcune
delle persone da lui ritratte: la donna che fece da modella per la serie “Caroline Branson“; un agricoltore – all’epoca uno dei bambini della famiglia ritratta nella serie “La buona terra” – che, mentre sfoglia l’album di foto regalatogli da Giacomelli con il volto commosso dice: “Non vedevamo l’ora che Mario arrivasse a farci queste foto, perché in quel momento ci sentivamo importanti… Quando Mario arrivava era un momento di felicità“.
Le sue immagini più famose si intrecciano con le voci e i ricordi di chi quelle immagini le ha viste nascere per provare a disegnare, ancora una volta, un ritratto, quanto più possibile sincero, di un volto sorprendentemente inafferrabile, come quello di ogni grande artista.
Così, i temi essenziali dell’opera di Giacomelli – il legame con la sua terra, la paura di invecchiare, l’amore per la poesia, l’estrema capacità e libertà di sperimentare – emergono accanto ad altri racconti più quotidiani ma altrettanto rivelatori del carattere del fotografo. Andare alla ricerca della poetica di Giacomelli non può essere un percorso lineare ma come dice Lorenzo Cicconi Massi, significa aprire nel terreno una voragine che non si sa dove porterà e della quale non si riesce a scorgere la fine. D’altra parte, nessuno come lui ha saputo capire quali potessero essere i limiti tecnici e onirici della pellicola, impressionata e lavorata come si lavora un verso poetico.
In questo modo,
Io mi ricordo Mario Giacomelli non è una rievocazione nostalgica, ma un tentativo di avvicinamento e di comprensione di uno degli sguardi più originali della storia della fotografia. Un documento prezioso che approfondisce i risvolti artistici e rivela quelli umani di un grande maestro.
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