Da Firenze un Diploma di Benemerenza alla Memoria di Raffaele Tarli
Il Vigile del Fuoco senigalliese, già malato, diede assistenza ai colleghi nei giorni dell'alluvione
“Proponiamo di assegnare un Diploma di Benemerenza alla Memoria al Capo Squadra Esperto del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Raffaele Tarli che, pur essendo gravemente malato, dal letto di ospedale rivolgeva il proprio pensiero a tutti i colleghi che intervenivano nella Sua Senigallia colpita dall’alluvione, rammaricandosi di non poter essere insieme a loro e preoccupandosi della situazione degli amici e conoscenti a cui forniva telefonicamente utili consigli e raccomandazioni.
Pochi giorni dopo spirava lasciando un esempio mirabile di spirito di servizio e orgoglio di appartenenza al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco”.
Così il presidente dell’Istituto degli Scudi di San Martino, Roberto Lupi, ha voluto onorare la memoria del nostro concittadino “pompiere” sabato 6 dicembre scorso, nell’annuale cerimonia che si tiene nella Sala dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, a Firenze.
L’Istituto, nato nel 1983, si propone infatti di incrementare gli atti di solidarietà umana attraverso una premiazione indirizzata a tutti coloro che si sono distinti in gesti di soccorso e di sostegno delle persone in difficoltà. Il premio è internazionale e riconosciuto dal Presidente della Repubblica.
Come ogni senigalliese ricorda, il 3 maggio la stessa caserma dei Vigili del Fuoco fu allagata, col risultato di rendere particolarmente difficile un compito di soccorso che pure i Vigili hanno svolto al massimo delle loro forze. Raffaele, persona molto nota e apprezzata in città, avrebbe voluto in quei momenti essere lì con loro e ha cercato di farlo partecipando nel solo modo che la malattia gli consentiva. Perché “pompieri si nasce”, usava dire, “e pompieri si muore”.
La commissione ha saputo raccogliere e riconoscere il valore di questo gesto proprio perché non mirabolante, ma fatto di senso del dovere, sensibilità civile e attaccamento alla squadra con la quale ha condiviso gli anni della sua vita lavorativa. E indirettamente è anche a loro che è andato, dopo lo squillo di tromba che si usa per l’onorificenza alla memoria, il grande applauso della sala gremita.
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