Stoccaggio di CO2 a largo di Senigallia, cresce la preoccupazione
Senigallia Cinque Stelle: "Manca un mese al 2015. Che vogliamo fare, Sindaco?"
Il Consiglio Comunale fu informato per la prima volta dal consigliere Dario Romano il 27 febbraio 2012 del fatto che l’Unione Europea, nell’ambito di un European Energy Programme for Recovery (EEPR), aveva selezionato una vasta area di mare davanti alla costa di Senigallia allo scopo di collocarvi strutture per la cattura e lo stoccaggio di CO2 (Carbon Capture Storage, CCS), e che la stessa UE faceva conto di vedere compiuta l’operazione entro il 2015.
In quell’occasione Romano espresse tutta la preoccupazione che merita un progetto con possibili conseguenze fortemente dannose per le persone e per l’ambiente. “Se qualcosa dovesse andare storto o se vi dovessero essere eventi sismici o frane importanti, si andrebbe incontro a rilasci improvvisi di ingenti quantitativi di CO2 nell’atmosfera, che ammorberebbero l’atmosfera circostante”.
Veramente la Commissione nella sua Relazione al Consiglio e al Parlamento Europeo non aveva parlato di Senigallia, ma di “un acquifero salmastro situato al largo della costa adriatica settentrionale”. Romano, però, nella stessa interrogazione era in grado di informare – con grande sua sopresa – che la società Independent Energy Solution (s.r.l. di una sola persona) di Roma aveva fatto istanza per ottenere una licenza di esplorazione al fine di stoccare il biossido di carbonio al largo delle coste di Senigallia.
La risposta del sindaco fu, al solito, di quelle che chiudono la bocca: “L’Amministrazione Comunale si impegna a farsi carico della questione presso la Regione Marche; a tale scopo ho già inviato una lettera all’assessore Donati per sapere se fossero informati del progetto e quali decisioni siano state prese nel merito”. Curioso: il Sindaco scrive tante lettere che non ci fa leggere e delle quali non ci dice la risposta.
A ogni buon conto, il consigliere Romano proseguì la sua iniziativa e suggerì per via di partito a Debora Serracchiani il testo di una pari interrogazione da rivolgere alla Commissione Europea: se fosse a conoscenza dell’istanza di esplorazione del sottosuolo al largo di Senigallia e quali misure intendeva adottare per evitare che in futuro fossero installati depositi di stoccaggio di CO2 in zone dove sussiste un rischio di sismicità.
La risposta arrivò il 5 luglio successivo dalla responsabile Connie Hedegaard: “Non siamo a conoscenza del fatto che una società abbia presentato alle autorità italiane un’istanza per ottenere una licenza di esplorazione ai fini dello stoccaggio di biossido di carbonio al largo delle coste di Senigallia. E’ inteso però che tra i requisiti necessari per il rilascio delle autorizzazioni allo stoccaggio una particolare attenzione debba andare al rischio di sismicità del sito. Un sito di stoccaggio non può avere in alcun modo “rischi significativi di fuoriuscita e rischi rilevanti per l’ambiente e la salute”.
Per contro, la Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sull’attuazione del programma energetico europeo per la ripresa (EEPR), del quale il Carbon Capture Storage è una parte, aveva scritto che “lo studio volto a individuare strutture di stoccaggio di CO2 adatte nel mare Adriatico settentrionale è stato effettuato sulla base di raccolte di dati dettagliati (dati sismici in 2D e 3D) e dell’esito delle perforazioni”.
Strano dunque che questi dati non avessero rilevato la sismicità dell’area senigalliese.
In ogni modo, la questione passava alle autorità italiane: a quelle decentrate fino al decreto “Sblocca Italia”; al governo dopo. Sindacoe Romano hanno poi fatto visita al responsabile statale del procedimento; anche qui senza esito, a quanto pare. Lodolini interroga l’allora ministro Clini. Oggi i deputati PD delle Marche convertono in legge l’esproprio delle decisioni che riguardano il loro territorio.
Nient’altro.
Il fatto è che manca un mese al 2015. Che vogliamo fare, Sindaco? Ci diamo per vinti o vogliamo risollevare la questione? Finora la cosa è stata trattata senza coinvolgimento della città, ma è quella la forza che tiene vive situazioni che sembrano chiuse. Se tu fossi non il governatore della città ma il primo di quarantamila cittadini, non aspetteresti che siamo noi a dirtelo.
Cittadini punto e basta.
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