Jack Sartini: “Pallacanestro Senigallia, grazie di cuore”
L'ala, già campione d'Italia Under 19, trova squadra a Milano
Alla Pallacanestro Senigallia, tutta.
Megalomania ed egocentrismo a parte, ho sentito un profondo dovere di riconoscenza che ha fatto nascere spontaneamente queste parole.
Ho aspettato fino ad ora per condividere questo pensiero perché solo ora ho avuto l’ufficialità del mio tesseramento in un’altra società, diversa da quella che mi ha portato sul campo da quando ho iniziato a giocare, molti, non troppi, anni fa. Quello che resta di questo anno lo disputerò con la società Urania Milano, forse già da questa domenica e proseguendo gli studi presso l’Università degli Studi di Milano. Ma ciò che mi interessa e mi sta a cuore non è la mera notizia di mercato, bensì tutto quello che c’è dietro e che, voltandomi, non posso far finta di non guardare.
Mi scuso, personalmente e sinceramente, con chi ha creduto che avessi sbagliato completamente strada, commettendo un errore. E lo faccio perché ci tengo a sottolineare che la volontà di non permanere per l’anno in corso a Senigallia non è stata mossa da nessun tipo di rancore personale verso qualcuno. Bensì è stato frutto di una innata aspirazione a voltare pagina, a cimentarmi in un nuova esperienza, seguendo una spinta di tipo umana e professionale, da studente, correndo anche il rischio di rimanere con le mani in mano e lasciando questo sport. Mi scuso perché mi è dispiaciuto che si fossero create tensioni, che venissi additato come stolto, solo perché ho voluto ascoltare qualcosa che mi sentivo, una motivazione, che, detto francamente, è difficile da spiegare a parole. Assolutamente niente di personale con nessuno di coloro con cui ho avuto a che fare direttamente per questa vicenda.
Mi scuso anche perché ingenuamente ho commesso errori da principiante, da novello, in quanto totalmente estraneo a certi meccanismi anche burocratici che regolano queste situazioni delicate. Non sto a precisare, ovviamente perché non è la sede opportuna. Ma vengo al punto. Quello che mi premeva di più e che vorrei non lasciar incompiuto è la riconoscenza che ho, voltandomi, di tutto ciò che ruota attorno a quella che è stata se non la mia prima, la mia seconda casa per una buona porzione dei miei anni di liceo. Tutti coloro che puntualmente incontravo ogni giorno in palestra e che hanno riempito ed educato questi miei anni passati.
Ci tengo a nominarne alcuni, ovviamente peccherò e tralascerò qualcuno, ma preferisco rischiare. Pitti, istituzione e compagno se ce n’è uno (politica a parte), il coach Ale Valli, ma poi il ds Ligi, Lusche Luca Savelli, Giorgione Rigucci, Biagio, Charlie, Ale Frezza, Ghianda, il vecchio Fabri, Elio, Claudio Bartoli, Babo, Robi Ceccacci, Pigini, Mirco Galli, il pres. Moroni, i vari doc, Lusche Campagnolo, Silvio Pasquini, il silenzioso mentore Manu Sciarrini, la Mirella, tutti i giocatori che mi hanno cazziato, odiato e sostenuto negli ultimi anni della prima squadra e nelle restanti stagioni giovanili. Ultimo, ma solo per dedicargli il rispetto che si è meritato, Stefano Catalani, i cui puntuali insegnamenti ed alti principi, quelli della vecchia generazione, hanno costituito e costituiranno la spina dorsale del basket senigalliese.
Qualcuno la definisce una “grande famiglia” quella che abbraccia ogni domenica i ragazzi in campo, quella che ha abbracciato anche me. Trovo che non ci sia niente di più appropriato, niente di più vero. I tifosi, fedelissima nicchia elitaria di Senigallia, ai quali va tutta la mia stima e gratitudine, per i quali ho cercato di contribuire anche personalmente affinchè potessero venire e seguirci anche in un paio di bellissime trasferta playoff lo scorso anno, non sono altro che membri di questa famiglia allargata, amici, conoscenti, parenti, sconosciuti, pronti ad effondere sorrisi, plausi, risa e critiche costruttive, con in mente il solo obiettivo di stringersi e legarsi sempre più ai colori biancorossi.
Non a caso ho scritto “alla Pallacanestro Senigallia, tutta”: perché se fossero solo i giocatori e i dirigenti a formare questa società, mancherebbe di una parte essenziale, che è entusiasmo, voglia di respirare aria di casa, speranza e voglia di lottare insieme. Quando si lascia qualcosa lo si apprezza veramente. Solo dal di fuori si capisce quanto sia stato importante e denso di crescita tutto questo. Quando si nasce in una famiglia, la si deve rispettare, ringraziare, riconoscere e non dimenticare. Quando si nasce e si cresce in una famiglia così bisogna solo sentirsene parte e lasciare che scriva, silenziosa, la tua storia.
Grazie, davvero, dal cuore.
Giacomo “Jack” Sartini
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