C’era una volta ‘la prima fila’. E oggi?
Cronache di una specie che va estinguendosi
La leggenda narra che tanti anni fa ogni stabilimento balneare potesse offrire ai (pochi) clienti fortunati una manciata di ombrelloni posizionati davanti al mare così da poter godere di spazio ed un panorama verso ‘Chiare, fresche et dolci acque’ senza intralci.
Questo privilegio si pagava con una maggiorazione del prezzo rispetto alla tariffa delle altre zone della spiaggia, quelle senza vista panoramica e più distanti dalla brezza rigenerante del Mare Adriatico. Attenzione, il privilegio di stare in pole position non era solamente legato ad un mero e vile discorso finanziario: essendo posti molto limitati ed ambiti, i bagnanti a volte si guadagnavano questo diritto solamente dopo anni e anni di attesa in cui i precedenti occupanti decidevano di abbandonare il loro feudo per loro scelta.
C’era una volta la prima fila ma oggi non c’è (quasi) più: o meglio, della prima fila è rimasto solamente il prezzo maggiorato perché in molti stabilimenti sono nati come funghi negli ultimi anni degli ombrelloni che sono stati ribattezzati dagli addetti ai lavori la “superextraprimissimafila’.
Una sorta di evoluzione della specie che eredita tutti i privilegi del suo illustre antenato trasformando di fatto (ma non di nome e di prezzo) la ‘vecchia prima fila’ nella meno nobile seconda fila. Va detto che, anche di questa nuova specie, ne esistono diverse tipologie: ci sono quelle a foresta tropicale che, nella pratica, creano un vero muro fittissimo composto da una moltitudine di ombrelloni che quasi toccano l’acqua, a quelli sparuti composti da 2/3 elementi che possono (forse) essere anche sopportati.
Succede però che coloro che da anni bramano la posizione in pole position, dopo lunghe stagioni di estenuante attesa, si ritrovano buggerati. Diverse sono le segnalazioni giunteci in redazione tanto da spingerci a chiedere lumi ai bagnini ‘inventori’ di questa nuova specie ibrida: la già citata superextraprimissimafila. E abbiamo posto ad 11 operatori balneari una semplice domanda precisa e netta: 1) Secondo voi è giusto far pagare per un servizio extra che di fatto viene meno? Le risposte ricevute vanno tutte nella medesima direzione e sono riassumibili nella frase: “La concessione è mia e faccio come voglio (ovvero come il regolamento mi permette), se il cliente non è contento può benissimo cambiare stabilimento”.
C’è stato anche chi ha ammesso candidamente che “Capisco le rimostranze e, in effetti, a livello puramente logico hanno anche ragione: si tratta di avere un po’ di buonsenso e cercare di trovare una mediazione tra il tutelare il cliente che paga per un servizio in più e quella dei guadagni. Più ombrelloni ‘davanti’ e qualche soldino in più per noi. Risposta laconica che però accontenta poco tutti e quindi nessuno del tutto.
Abbiamo anche chiesto cosa ne pensasse della vicenda l’associazione di rappresentanza e se venissero seguite delle linee comportamentali e ne è scaturito che tali linee sarebbero riassumibili in “Ognuno fa secondo la propria coscienza”.
L’ultimo quesito lo abbiamo posto al Comandante della Capitaneria, Cristoforo De Giuseppe. “Al riguardo non esiste una regolamentazione precisa: gli operatori balneari sono tenuti a rispettare la distanza dalla battigia di 5 metri e chi non lo fa, aggiungendo quindi altri ombrelloni, viene multato, come è già accaduto. Abbiamo anche verificato che la distanza tra ombrelloni rispettasse le misure minime di 2, 50 metri in larghezza e 3 metri di lunghezza, costatando che tutti l’hanno rispettata, in alcuni casi anche molto abbondantemente. Per il resto, le confermo che è a discrezione di ogni singolo operatore balneare aggiungere ombrelloni entro la distanza consentita”.
In definitiva, l’evoluzione condanna la vecchia prima fila che sembra destinata ad estinguersi: se a difenderla ci sarà solamente il buonsenso crediamo che per lei non ci sia molto da fare. Chiudiamo con una riflessione lasciataci da uno degli operatori balneari più ‘illuminati’ e che in effetti ha ridotto al minimo la presenza della ‘superextraprimissimafila’: “Se non siete soddisfatti del servizio, ‘boicottate’ chi se lo merita. La vostra scelta di andare o non andare in uno stabilimento ne condiziona le politiche molto più di quello che pensate”.
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