Saranno richieste misure cautelari alternative al carcere per l’operaio di Capo Verde accusato di violenza sessuale su una ragazza tunisina, avvenuta fuori dalla discoteca Mamamia, a Senigallia, tra venerdì 21 e sabato 22 marzo. E’ la linea della difesa per il 24enne residente a Mondolfo che fin dai primi momenti ha sempre ribadito che il rapporto era consenziente e che dunque non vi sia stato alcuno stupro.

Decisamente diverso il resoconto della ragazza di origini tunisine ma residente a Senigallia, amica della fidanzata di lui, che ha riferito di essere stata accompagnata fuori dal locale dal 24enne che si sarebbe poi approfittato del suo stato confusionale dovuto all’alcol ingerito. L’ebbrezza alcolica infatti avrebbe fatto un po’ da causa scatenante anche se, in caso di accusa, non rappresenterebbe certo un’attenuante.
Il referto medico del pronto soccorso senigalliese, struttura presso la quale la giovane 20enne si è rivolta dopo la serata in discoteca, parla però di ematomi ai polsi e di un rapporto sessuale turbolento, fatto sul quale punterà l’accusa per dimostrare che il rapporto non era voluto da entrambi.

Intanto il ragazzo resta rinchiuso nel carcere di Montacuto, dove è stato portato dopo il fermo operato dalla Polizia su istanza del tribunale dorico e del gip Carlo Cimini. La difesa chiederà, con tutta probabilità nei prossimi giorni, la misura detentiva degli arresti domiciliari, anziché il carcere, mentre dall’altra parte verrà richiesto un provvedimento restrittivo come il divieto di avvicinarsi alla ragazza.

Continuano intanto le indagini della Polizia di Senigallia per far luce su un episodio del quale non ci sono testimoni, contrariamente a quanto emerso in un primo momento