Senigallia: l’Asur Marche condannata a risarcire un suo ex dirigente
L'ente dovrà liquidare 61 mila euro per un mancato aumento di stipendio a Piero Pierdiluca
Condanna pesante per l’Asur Marche. L’ente, già Asur 4 di Senigallia, dovrà liquidare la consistente somma di € 61,779,92 – oltre agli interessi legali per svariati anni e alle spese legali – ad un suo ex dirigente, il dott. Piero Pierdiluca.
A mettere la parola fine ad un contenzioso che dura ormai da anni è stata la Corte di Appello di Ancona. Il dott. Pierdiluca, assistito nel processo dall’avv. Roberto Paradisi, aveva rivendicato il diritto a percepire una maggiorazione sullo stipendio a seguito dell’affidamento dell’incarico di “Direttore di Dipartimento” (si trattava del vecchio presidio ospedaliero). Un incarico svolto dall’inizio del 1998 fino al 2002. Per anni, il dott. Pierdiluca ha rivendicato quanto gli sarebbe spettato in base al contratto collettivo nazionale vigente, senza però avere successo.
Anche sulle ali di quanto accaduto (in modo pressoché identico) ad un altro ex dirigente della Asur al quale non erano state riconosciute le indennità dovute e per il quale si dovette arrivare a pignorare con l’ufficiale giudiziario sia le somme in cassa contante del laboratorio analisi sia mobili e computer dell’Amministrazione sanitaria, si è arrivati infine alla causa.
In primo grado, il Tribunale di Ancona non aveva accolto la domanda del dott. Pierdiluca sulla base di una valutazione sul significato del termine “Dipartimento” che la Corte di Appello ha ritenuto errata. Il collegio giudicante (presidente dott. Stefano Jacovacci) ha infatti sottolineato che era la stessa contrattazione collettiva ad attribuire la maggiorazione dovuta al direttore del “Dipartimento”, spiegando che tale termine non poteva essere stato usato (come ha sostenuto l’Asur) in modo “atecnico”.
“Dopo il caso del dott. Favi di qualche anno fa, ancora una volta – sostiene l’avvocato Roberto Paradisi – l’Asur preferisce affrontare (e perdere) le cause piuttosto che rispettare le norme contrattuali. Eppure, in tutti i modi, avevamo cercato una composizione bonaria per il rispetto che tutti dovremmo avere del denaro pubblico. Si trattava semplicemente di riconoscere un diritto in capo ad un lavoratore dell’area dirigenziale. Un diritto pervicacemente negato per anni sulla base di una interpretazione di comodo da parte dell’Asur. Non è escluso che si arrivi fino alla Corte dei Conti“.
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