Centro Diurno di Ostra Vetere, Massimo Bello ricostruisce la vicenda
"Ok al progetto e ai finanziamenti, la caduta della mia amministrazione ha fatto saltare tutto"
Ancora polemiche riguardo il Centro Diurno “G. Romita”. E stavolta a rispondere interviene lo stesso Massimo Bello, in precedenza amministratore del Comune di Ostra Vetere, sottolineando come la situazione all’inizio del 2004 non era certo rosea ma che sono stati fatti tutti gli sforzi possibili per migliorarla.
Ecco il suo intervento integrale.
1. Quando fui eletto Sindaco, nel giugno del 2004, ereditai un Centro Diurno in una situazione ‘drammatica’ e fatiscente, ma che portammo avanti con dignità e con tanti piccoli interventi e sforzi a supporto di questo servizio, considerando che eravamo anche il Comune capofila nella gestione amministrativa della struttura. Mai, e sottolineo mai, ci siamo permessi di affermare o accusare nessuno, tanto meno la precedente Amministrazione di Nicola Brunetti e di Pasqualino Memè, di come avessimo trovato l’attuale edificio che ospita le ragazze e i ragazzi diversamente abili di ben otto Comuni del comprensorio senigalliese.
2. Fin dall’inizio del mio primo mandato, abbiamo coordinato l’attività amministrativa e gestionale del Centro in modo serio, corretto e puntuale anche a nome degli altri Comuni, con i quali condividevamo e condividiamo tuttora questo servizio; purtroppo, oltre a fare interventi di manutenzione ordinaria, su quella struttura era ed è tuttora impossibile fare altro se non qualche piccolo intervento di straordinaria manutenzione (che abbiamo fatto, ad esempio, nei locali dei servizi igienici).
3. La mia Giunta è sempre stata attenta e vicina alla struttura, al servizio in generale, alle famiglie e alle Cooperative che ci fornivano in particolare gli operatori (H MUTA e PROGEIL di Senigallia); le testimonianze dei dirigenti delle Cooperative, degli operatori che vi lavorano e vi lavoravano, ma anche delle famiglie delle ragazze e dei ragazzi diversamente abili lo possono confermare.
4. Ad un certo punto, decidemmo di affrontare la questione della sede del Centro Diurno, considerando che prima di noi nessuno lo aveva fatto in termini organici e programmatici, partendo da una angolazione diversa rispetto anche a quanto la precedente Amministrazione impostò il suo metodo di gestione di questa struttura…decidemmo di studiare un progetto di rivisitazione completa dell’accoglienza di giovani e meno giovani più sfortunati di tutti noi.
5. Incaricammo l’Arch. Nazzareno Petrini di uno studio di fattibilità e dell’intera progettazione di un edificio nuovo, più funzionale e più rispondente alla realtà e alle nuove esigenze: creammo il Progetto “Dopo di Noi” per risolvere il problema strutturale e logistico del Centro Diurno, ma anche per affrontare in modo serio il problema di cosa sarebbe successo a quei ragazzi nel tempo quando i loro familiari fossero a mano a mano scomparsi.
6. Nel fattempo, durante qualche riunione con le famiglie, proposi ed invitai le stesse famiglie a costituirsi in Comitato o in Associazione…nacque così l’Associazione “Il Giardino dei Bucaneve” su mia iniziativa e su mio invito. Sorse così l’Associazione, ora presieduta da Sonia Sdogati, e fu per le famiglie, come lo è anche adesso, un punto di riferimento importante e significativo.
7. Intanto, il progetto fu definito e approvato in termini esecutivi, pronto per essere cantierabile; il nuovo progetto era basato su caratteristiche innovative: logisticamente, la nuova struttura sarebbe sorta in un’area vicino alla scuola materna, in area urbana, togliendo quei ragazzi dall’attuale sistemazione, che li vedeva “costretti” in un’area industriale ed isolati dal contesto urbano e cittadino, ma soprattutto togliendoli da quel “ghetto“, che non rispondeva e non risponde più alle esigenze di ‘inclusione sociale’ volute anche dall’Unione europea’. Ecco perché, inserendo il nuovo edificio in un contesto urbano diverso, avremmo integrato la vita sociale di quei ragazzi con il resto della quotidianità di paese. L’edificio fu completamente progettato con le tecniche dell’efficienza energetica e della bioedilizia, completamente autonomo per quel che riguarda l’alimentazione energetica e con una struttura interna ed esterna flessibile tanto da adeguarla facilmente alle esigenze presenti e future come ad esempio la sistemazione interna degli spazi. Il costo dell’opera tra i 700.000 e 1.000.000 di euro circa.
8. Decidemmo, quale Comune capofila, di presentare e di assumerci tutti gli oneri del progetto e la responsabilità di finanziarlo e di realizzarlo. Presentammo il progetto alle famiglie e ai Comuni interessati che da quel che ricordo accolsero con entusiasmo l’idea e soprattutto la concretezza dell’iniziativa.
9. Riuscii ad individuare la possibilità di finanziare l’opera con i fondi FAS dell’Unione europea (i fondi FAS sono dei fondi indiretti o strutturali costituiti da risorse dell’UE, ma gestiti, nella fattispecie, dalla Regione con bandi e procedure di concertazione tra gli enti locali). Presentammo il progetto, mi ‘spesi’ ovunque per poter presentare nel migliore dei modi questa innovazione progettuale. Andai dovunque e da tutti i ‘decision makers’ locali e regionali per capire e comprendere le probabilità di successo del nostro progetto.
10. Quando arrivò il momento delle decisioni e delle delibere, il Comitato dei Sindaci (Comitato d’ambito sociale n. 8, che doveva deliberare, stilare ed indicare la graduatoria dei progetti presentati dai Comuni di quell’Ambito da inviare alla Regione per l’attribuzione del finanziamento, il progetto venne inserito al 4° o al 5° posto nella graduatoria dell’Ambito n. 8, consapevoli che solo il primo o al massimo il secondo classificato avrebbe partecipato all’assegnazione di risorse di risorse dei Fondi FAS. La votazione sui progetti portò il Comitato dei Sindaci della Valle del Misa e del Nevola a votare a favore di una graduatoria che vedeva al primo posto un progetto di ampliamento della Casa di Riposo dell’Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia, al secondo posto la Casa di Riposo di Ripe e al terzo posto la costruzione di un Centro di aggregazione giovanile tra i Comuni di Serra de’ Conti, Arcevia e Barbara, e al quarto posto un altro progetto dell’Opera Pia di Senigallia. Tutto ciò fu fatto, stravolgendo e mistificando, di fatto, le indicazioni ed i requisiti inseriti nel bando della Regione che anteponeva le strutture pubbliche pure a quelle di altra natura, prevedeva un’ampia partecipazione territoriale di soggetti pubblici (enti) proponenti i vari progetti ed un grado elevato di innovazione ambientale.
11. Ebbene, tutti i Comuni votarono una graduatoria, così come ho indicato precedentemente, dando uno ‘schiaffo’ al Progetto di Ostra Vetere che vedeva il coinvolgimento diretto di 8 Comuni su 11, considerando che il progetto coinvolgeva un ampio territorio del comprensorio, la previsione di una struttura completamente di natura pubblica e di una progettualità innovativa dal punto di vista ambientale, di efficienza energetica e di inclusione sociale.
12. Sostanzialmente, votarono contro la proposta di inserire al primo posto il progetto di Ostra Vetere, che oggettivamente si conciliava con i requisiti del bando, tutti i Comuni della Valle del Misa e del Nevola, tranne Ostra Vetere, Ostra e Barbara. Purtroppo, in questo modo, perdemmo la reale possibilità di vederci finanziato l’intero progetto…tra l’altro, il Centro Diurno ha ospiti provenienti proprio da quei Comuni, che di fatto ‘ostacolarono’ ed impedirono al progetto di realizzazione del nuovo Centro Diurno comprensoriale di vedere la luce in tempi congrui e brevi.
13. Comunque, non ci perdemmo d’animo e continuammo a studiare il modo di risolvere la questione. Nel frattempo, il Centro Diurno, nonostante tutto, ebbe l’autorizzazione a continuare a svolgere il servizio nell’attuale struttura a favore degli otto Comuni, m soprattutto a favore delle ragazze e dei ragazzi diversamente abili, e ciò è scritto negli atti.
14. Arriviamo ai giorni nostri…nel 2012, decisi di intraprendere la strada della vendita del terreno e dell’edifico in cui insiste attualmente la struttura per ricavarne risorse e cominciare i lavori di realizzazione della nuova struttura nel luogo che avevo previsto, e per il resto dei costi dell’opera avevo già presentato in una riunione ufficiale con i Comuni interessati al servizio, con le Cooperative che gestivano il servizio e con l’Associazione delle famiglie la possibilità reale di presentare un progetto direttamente all’Unione europea, utilizzando fondi diretti gestiti dall’UE, su cui stavo lavorando, visto anche il mio ruolo e il mio lavoro a Bruxelles mi permetteva di mettere a disposizione del Comune le mie conoscenze e la mia professionalità di europrogettista, senza far ricadere alcun onere sui Comuni e sulle famiglie…ma poi, la mia Amministrazione finì il 27 gennaio 2013…e tutto, ahimé, si fermò.
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