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Cna Senigallia: “Abolizione IMU è semplice palliativo per le imprese”

IVA e Tax Service i fronti su cui gli artigiani sono pronti a dare battaglia perchè non si incrementino le imposte

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Imprese, mercato del lavoro, crisi economica

Bene l’abolizione dell’imu sugli immobili invenduti, battaglia condotta da sempre dalla CNA per ridare vigore al settore, ma per il resto il provvedimento lascia molto perplessi sugli scarsi effetti prodotti dalla deducibilità dal reddito per l’imu sugli immobili strumentali, mentre preoccupa la mancata copertura dell’aumento dell’iva, autentica sciagura e la tares, che per ora resta al suo posto con aggravi pesanti per famiglie e imprese.

Il tutto mentre si prepara il terreno all’introduzione della service tax o taser in mano alla governance territoriale, che avrà licenza di “pescare nelle solite tasche”.

La CNA si dichiara delusa per i provvedimenti emanati da questo governo e a tratti perplessa per i toni di compiacimento con i quali sono stati celebrati i recenti provvedimenti, i quali peraltro dovranno trovare idonea copertura per la rata dell’imu di dicembre nella prossima Legge di Stabilità e che fino ad ora confermano il fatto che questo governo stia continuando a sottovalutare le portata della crisi e si continui a “somministrare un leggero calmante ad un malato in pericolo di vita”.

L’unico obiettivo raggiunto dopo mesi di forti ed insistenti pressioni sul governo da parte della CNA è l’abolizione dell’imu sugli immobili invenduti, aspetto non di poco conto per il settore edile alle prese con una crisi del mattone senza precedenti, che ha convinto ad un contenimento dell’aliquota anche l’amministrazione comunale senigalliese. E’ bene ricordare che l’imu sugli immobili strumentali incide per il 40% sul totale versato, ovvero quasi 10 mld di euro, risorse sottratte al sistema economico per investimenti e assunzioni. Con il decreto legge non cambia granché, poiché essi saranno assoggettati ad una deduzione del 50%, mentre per quanto concerne le eventuali agevolazioni applicate ai negozi dovranno essere decise dai comuni, che diventeranno dunque i destinatari dell’intero gettito.

In questo quadro la CNA sta ancora attendendo risposte concrete alle numerose istanze avanzate e richiamate in occasione della tornata congressuale ad ogni esponente istituzionale e a ciascun rappresentante politico presente alle assemblee con le imprese, precisando che questioni come la riduzione del cuneo fiscale, l’irap, l’accesso al credito, la semplificazione e il taglio delle spese improduttive dell’apparato pubblico, non hanno ancora avuto risposte soddisfacenti. Per ora i provvedimenti emanati rappresentano una mera boccata di ossigeno per tentare di alleviare le pene ad una misera fetta dei tanti esodati, cassaintegrati e giovani, le cui complesse e variegate situazione troverebbero una risposta più efficace e sostenibile nel lungo periodo qualora si mettessero nelle condizioni le imprese di investire, assumere e ricreare ricchezza, alleggerendo loro il carico fiscale, gli oneri contributivi, gli adempimenti ed i tanti balzelli che ne frenano la competitività.

Dunque ci aspettiamo molto di più da una classe politica condizionata da sterili e stucchevoli tatticismi ed avvitata su questioni che nulla hanno a che fare con il destino del Paese reale, le cui prospettive di ripresa intraviste da alcuni osservatori per noi restano ancora lontane. Basta pensare che il 63% delle imprese hanno chiesto finanziamenti per rispettare le ultime scadenze fiscali, permane un fardello fiscale che segna un “total tax rate” di oltre 24 punti più alto rispetto ai principali competitori europei, si impiegano 162 giorni di lavoro per pagare le tasse (erano 150 nel 2000) e 269 ore di lavoro l’anno per gli adempimenti fiscali, pari al doppio degli altri Paesi occidentali.

Intanto la CNA continuerà a battersi per scongiurare l’aumento dell’iva, che stante la permanente stagnazione dei consumi dovrebbe essere viceversa ridotta per far ripartire il mercato, esortando il governo e le amministrazioni locali a non incrementare le imposte sul tessuto economico o tentando addirittura di riproporle sotto mentite spoglie.

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