Traffico di droga e piante protette, denunciati in 13: un senigalliese coinvolto
L'indagine, coordinata dalla Procura di Ancona, ha posto a sequestro 1700 piante protette e 600 di Peyote
Vari reati che vanno dalle violazioni delle normative CITES sul commercio e la detenzione di specie animali e vegetali minacciate di estinzione, al falso in atto pubblico, al contrabbando e all’associazione a delinquere finalizzata alla coltivazione, detenzione e spaccio di stupefacenti. Sono questi i capi d’imputazione per cui sono stati denunciati in 13, tra cui un senigalliese, nell’ambito di una inchiesta coordinata dal Servizio CITES del Comando Regionale per le Marche, diretta dalla Procura della repubblica di Ancona.
Durante un’operazione condotta su più fronti coinvolgendo per oltre tre mesi anche il personale del Corpo forestale delle regioni Lombardia e Veneto, con il supporto tecnico del Servizio CITES Centrale di Roma – più di 1.700 piante cactacee protette dalla Convenzione di Washington e circa 600 piante di Peyote (nome scientifico: Lophophora williamsii), originarie del Sud America, da cui si ricava una sostanza psicotropa usata come stupefacente (la mescalina).
Le 13 persone indagate sono state denunciate perlopiù con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga e traffico internazionale di specie protette.
Dopo giorni di appostamenti, è stato intercettato presso la sede di un noto spedizioniere di Falconara, un pacco proveniente dal Cile, contenente 5 piante protette appartenenti al genere Copiapoa, alcune delle quali di oltre 300 anni di età e di inestimabile valore. Su disposizione della Procura della Repubblica di Ancona sono state effettuate perquisizioni presso il domicilio a Senigallia di un noto collezionista a cui erano indirizzate le piante, dove sono stati rinvenuti altri due pacchi, appena consegnati, contenenti 19 rarissime piante cactacee di provenienza selvatica, e altre piante posizionate in una delle serre presenti nella corte retrostante l’abitazione. Complessivamente, dunque, questa prima fase dell’inchiesta ha condotto al sequestro di 68 piante protette e prive di documentazione. Sono state inoltre rinvenute e sequestrate anche buste di semi, e falsa certificazione inerente la provenienza delle piante e il collezionista è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria insieme ad altri due complici.
Dall’analisi della documentazione sequestrata nelle Marche e della posta elettronica del collezionista di Senigallia, sono successivamente emerse connessioni con altri trafficanti, che periodicamente si recavano in Ungheria, Germania e Repubblica Ceca per procurarsi piante. Per bloccare questo traffico sono stati organizzati dalla Forestale del Veneto posti di controllo sui valichi autostradali di Trieste, Tarvisio e del Brennero ed è stato tenuto sotto controllo il cellulare di un trafficante milanese, titolare di una società di vendita on line di piante, al fine di localizzarlo e rintracciarlo al termine dell’inseguimento di un furgone carico di piante su cui viaggiava accompagnato da un altro trafficante.
Sono oltre 1.300 le piante rinvenute e sequestrate in quella circostanza, tutte sprovviste di documentazione CITES, 528 delle quali appartenenti al genere Lophophora williamsii, meglio conosciuta come Peyote, pianta stupefacente messicana di cui il commercio è vietato dalla normativa nazionale sulle sostanze stupefacenti e psicotrope. Sono scattate contestualmente, da parte dei Forestali del Comando Provinciale di Milano, perquisizioni in Lombardia presso i domicili degli indagati dove sono state rinvenute altre 130 piante protette e altri 16 esemplari di Peyote. I due responsabili fermati a bordo del veicolo, unitamente ad altri due complici dediti alla coltivazione delle specie vegetali, sono stati denunciati a piede libero per traffico illecito di sostanze stupefacenti e violazioni delle normative riguardanti la Convenzione di Washington, e rischiano pene fino a 10 anni di reclusione.
Molto diffuso a livello internazionale è il fenomeno dell’importazione illegale di piante protette prelevate dai deserti cileni e messicani e immesse sul mercato per essere vendute a vivaisti e collezionisti. Alcune tra queste specie vegetali sono in grave pericolo di estinzione a causa di questa raccolta indiscriminata. Basti pensare che nel Nord America negli ultimi quattro anni sono state importate illegalmente oltre 100mila piante per un valore di circa 3 milioni di dollari. L’Italia e l’Europa sono tra i principali importatori insieme a Canada e Australia.
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