Marche, maternità e lavoro: in 4 anni 2315 donne hanno rinunciato all’impiego
Baby-sitting o riduzione dell’orario lavorativo non sarebbero sufficienti a contrastare questo fenomeno
Dati preoccupanti scuotono il fronte occupazionale femminile marchigiano: secondo quanto stimato dalla Direzione Regionale del Lavoro ed elaborato dalla CGIL Marche, sono state 2315, nel quadriennio 2009/2012, le mamme che hanno lasciato il posto di lavoro durante la gravidanza o a seguito della nascita di un figlio.
Si tratta, in particolare di donne di giovane età (64,6%) che hanno deciso di lasciare volontariamente il proprio posto di lavoro, generalmente presso aziende di piccole dimensioni (69%), a seguito della nascita del primo figlio (56,4%) o del secondo (31,9%).
Le ragioni sottese alla scelta di pregiudicare il proprio posto lavorativo, nonostante il momento di forte crisi economica, a favore della famiglia sono principalmente da ricavarsi dalle difficoltà connesse a costi ed orari dei servizi in favore dei bambini: per il 25,2% delle mamme lavoratrici il mancato accoglimento del bambino presso asili nido impedisce l’occupazione lavorativa a tempo pieno, soprattutto laddove non sia possibile contare sul prezioso aiuto proveniente da altri familiari (24,9%).
Soluzioni alternative, quali baby-sitting (8,2%) o riduzione dell’orario lavorativo in part-time (4,6%), comportano di contro significativi costi che vanno ulteriormente ad aggravare la situazione economica della famiglia.
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