Senigallia, regolamento edilizio: la Fiamma Tricolore dialoga con Ceresoni
De Amicis: occasione per parlare di aspetti tecnici e soprattutto per riscoprire l'architettura
Sono diversi anni che a Senigallia si parla di un nuovo Regolamento Edilizio Comunale. Già 10 anni fa l’allora Assessore Lanfranco Bertolini poneva delle questioni, quali la riduzione del numero dei componenti della Commissione Edilizia e dell’Ornato e le modalità di controllo delle concessioni edilizie. E’ chiaro che nel momento in cui la politica nazionale subisce la trasformazione profonda di una gestione di “tecnici”, anche a livello locale si sente il bisogno di rivedere le regole in generale.
Per questo motivo, all’Assessore Simone Ceresoni diamo il merito di aver cominciato un percorso suddiviso in quattro tappe che porteranno alla stesura del nuovo strumento urbanistico cittadino. Noi del Movimento Sociale Fiamma Tricolore crediamo che la discussione in generale non possa riguardare solamente gli aspetti tecnici dei vari articoli, come ad esempio lo snellimento delle procedure, ma anche in maniera più ampia il concetto di Urbanistica legato all’Architettura.
Durante il seminario che si è svolto a Palazzo del Duca, abbiamo ascoltato con molta attenzione sia la relazione dell’Assessore Ceresoni che quella dell’Architetto Stefano Ciacci. Si è parlato di Le Corbusier e della Carta di Atene, documento fondativo del Movimento Moderno e della sua visione dell’Urbanistica; si è parlato della Commissione edilizia e dell’ornato del 1932, si è parlato della Legge 1150 del 1942 che riordinò la materia relativa agli strumenti di piano, affidandone la principale responsabilità ai Comuni, ma soprattutto si è cercato di rispondere alla domanda: “ai giorni d’oggi come abitare gli spazi?”
A questa domanda non è difficile rispondere se si comprende che dal dopoguerra in poi è stata cancellata ogni forma di ornato e l’Architettura è diventata lo strumento il cui unico e vero compito è quello di dare una veste moderna ai valori immobiliari, dare corpo ai capitali investiti secondo una logica puramente economica e speculativa. La suggestione creata dalle rievocazioni e dai simboli, contenuti nella sfera dell’ornato, è stata cancellata e sostituita dalla presenza esclusiva di volumi e superfici vuote e disumanizzate. L’ornato è stato assimilato ad un delitto estetico, ad una immoralità dello spreco, per la ragione sottintesa di facilitare l’edilizia speculativa nelle città in rapida espansione. Infatti come ha ricordato l’Arch. Ciacci, a Senigallia nel solo 1962, in pieno boom economico sono state date concessioni per 1,2 milioni di nuovi metri cubi di cemento.
L’ornamento è essenziale a cosa? Non solo per motivi igienici, di decoro (come nel ’42), a coprire l’uomo dalla pioggia e dal freddo, a quello basta la tettonica, l’ingegneria: è essenziale per l’anima, ed a questo provvede l’Architettura. Provvede ad accogliere l’anima, perché non si senta perduta ed estranea. Nel passato per i bisogni dell’anima, si costruivano volte, cupole e colonnati con spese enormi e con grandissima fatica; tutto si faceva a mano, le macchine edili erano comunque operate a forza di muscoli, perché i bisogni dell’anima venivano prima di quelli del corpo.
Per questo noi del Movimento Sociale Fiamma Tricolore crediamo che nel nuovo regolamento edilizio per “volare alti” si debba riscoprire l’Architettura, la sua primordiale funzione, e l’ornato che restituisca un’anima alle costruzioni in cui accogliere il cittadino di oggi e del domani.
da Riccardo De Amicis
Segretario MSFT di Senigallia
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