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Senigallia: Daniele Vicari scuote il pubblico col suo film “La nave dolce”

Tanti applausi per il regista, ospite in sala al Gabbiano nel giorno dell'uscita nazionale della pellicola

Daniele Vicari dialoga col pubblico senigalliese

Tanto pubblico, ma anche numerose domande e non poche riflessioni per l’uscita nazionale del film “La nave dolce”, proiettato anche al cinema Gabbiano di Senigallia giovedì 8 novembre, alla presenza del regista Daniele Vicari.

Il filmaker, intervistato da Senigallia Notizie alla vigilia dell’uscita del suo ultimo lavoro, si è poi intrattenuto col pubblico al termine di una proiezione lungamente applaudita e che non ha lasciato indifferenti.

“La nave dolce” – vincitore del premio Pasinetti all’ultima mostra del cinema di Venezia – è infatti un documentario che ricorda lo sbarco della nave albanese Vlora a Bari nell’agosto del 1991: oltre 20.000 immigrati arrivarono in Italia pieni di speranze, trovando un paese impreparato ad accoglierli e che pochi giorni dopo li avrebbe rispediti in gran parte al paese d’origine: rimasero soltanto coloro che – in un modo o nell’altro – riuscirono a fuggire dileguandosi nella confusione che colpì Bari, e lo Stato italiano, in quei giorni.

Il pubblico intervenuto alla proiezione del film "La nave dolce"Rispetto al già apprezzato “Diaz“, Vicari compie un passo avanti, con un film che trae la propria forza nello straordinario montaggio di immagini televisive del tempo alternate alle testimonianze attuali di alcuni protagonisti; con un ritmo serrato e senza cedimenti di tono il film fa emergere tutta la tensione di quei giorni ma anche lo sconcerto: da una parte degli italiani, incapaci di gestire un’emergenza inattesa, dall’altra degli stessi albanesi, giunti a Bari in maniera improvvisa, praticamente senza vestiti e soldi addosso. Soltanto con tanta speranza.

“Il film vive su un duplice binario – spiega infatti il regista, 45 anni – uno è quello del risveglio, da parte degli albanesi, dal sogno di scoprire un’altra patria. Dall’altro però c’è anche la perdita d’innocenza di un paese come il nostro, che per la prima volta si trovò davvero di fronte a un’immigrazione di massa che fu trattata soltanto come un problema di ordine pubblico.La politica delegò le scelte alle forze di polizia, perché incapace di prenderne in proprio”.

Vent’anni dopo, la situazione non è certo migliorata, anzi: “se allora gli immigrati erano poche centinaia di migliaia, oggi sono milioni. E’ un cambiamento epocale, dal quale non si può tornare indietro. Dalla caduta del muro di Berlino il mondo è cambiato, ma la politica, anche con alcune leggi andate in vigore negli ultimi anni, non è riuscita ad adattarsi ad esso, continuando ad offrire la stessa tipologia di risposte di quel 1991”, evidenzia Vicari.

“La scelta di usare materiale proveniente dagli archivi televisivi – ha aggiunto il regista – nasce dalla volontà di far emergere quelle che erano le sensazioni del momento in cui questo episodio avveniva. In quelle immagini ci sono le coscienze di due popoli, in tempo reale”.

“Quando rivedo questo film – ha concluso il cineasta – arrivo a pensare che in quella nave ci fossi anche io. Lo sfondo storico è diverso, ma le condizioni psicologiche che oggi portano molti giovani italiani ad abbandonare il nostro paese non sono molto differenti da quelle che allora spinsero tanti giovani a lasciare l’Albania”.

Come nella Vlora nel 1991 “sembrava esserci tutta l’Albania”, in un’altra nave in futuro potremmo esserci pure noi. O forse, su quella nave, ci siamo già saliti.

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