Concorrenza sleale tra le imprese di pompe funebri a Senigallia?
Esposto alla Procura su presunti favoritismi verso alcune ditte, indaga la magistratura
Il titolo di questo comunicato lancia una domanda alla quale speriamo vivamente che qualcuno tra Magistratura e Amministrazione locale ci dia una risposta perché in città girano “strane e gravi” voci sulla “concorrenza sleale” tra le imprese delle pompe funebri locali per la gestione dei funerali. Ma procediamo con ordine perché le domande sono tante, purtroppo.
Come prima cosa abbiamo saputo che alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona è stato presentato un “esposto-denuncia” in relazione a delle “strane” pratiche che verrebbero usate per gestire i funerali con metodi, “sembrerebbe“, che creano concorrenza sleale. Di questo esposto-denuncia se ne sta occupando adesso il Tribunale di Senigallia che sta, giustamente, indagando per capire cosa c’è di vero.
“Sembrerebbe“, il condizionale è ovviamente d’obbligo in quanto si parla di “voci di corridoio” e prove non ce ne sono ancora, che non vengano rispettati i diritti di equità e concorrenza che le leggi nazionali, regionali e locali, insieme ai vari regolamenti sulla materia, dettano e stabiliscono. “Sembrerebbe” che all’obitorio di Senigallia vengano commesse delle irregolarità che creerebbero grosse disparità di lavoro, e quindi concorrenza sleale, tra le imprese di pompe funebri locali.
Le imprese di pompe funebri a Senigallia sono sei: Mori, Moschini, Giaccoli, Costantini, Beretti e Mantoni. Dai dati raccolti, nel Comune di Senigallia nell’anno 2010 si sono registrati circa 600 decessi, il maggior numero dei decessi si registra in strutture pubbliche per cause naturali: ospedali, case di cura e strutture socio-assistenziali. “Sembrerebbe” però che tra lei sei ditte ci sia una forte disparità di lavoro, ossia qualcuno “pare” che riesca ad effettuare un numero decisamente elevato di funerali ed altri molti, ma molti meno.
Per carità, nel mondo lavorativo privato quello più bravo e più professionale viene sempre ripagato con una mole di lavoro maggiore rispetto a chi non è professionalmente preparato o non è all’altezza, ma qui “sembrerebbero” esistere differenze di numeri notevoli.
Dalle “voci di corridoio” che girano “sembrerebbe” che già al momento del decesso di una persona nell’ospedale non vengano rispettate alcune regole sia regionali che del regolamento dell’ASUR di Senigallia. L’art, 16 (Tutela del dolente e della concorrenza) del Regolamento Regionale Marche del 9 febbraio 2009, n 3, recita che: “….il Comune assicura alla famiglia e agli aventi titolo il diritto di scegliere liberamente nell’ambito dei soggetti autorizzati all’esercizio dell’attività funebre. Ogni atto che comporti una limitazione di tale diritto costituisce violazione del presente regolamento. E’ vietato lo svolgimento dell’attività funebre negli obitori o all’interno di strutture sanitarie di ricovero e cura o di strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali…..OMISSIS….i soggetti autorizzati all’esercizio non possono: gestire obitori, depositi di osservazioni, camere mortuarie all’interno di strutture sanitarie o socio-sanitari ecc…”
Da qui “sembrerebbe” che nascano alcune irregolarità che creerebbero le disparità nella concorrenza. Il regolamento del Servizio Mortuario prevede inoltre che in caso di decesso in ospedale, ai parenti venga consegnato un foglio illustrativo (RSM/1) contenente tra l’altro l’indicazione che la scelta delle onoranze funebri è una prerogativa insindacabile della famiglia e deve essere libera ed incondizionata.
“Sembrerebbe” però, sempre dalle “voci di corridoio“, che questo foglio il più delle volte non venga consegnato dagli addetti nell’ospedale. E “sembrerebbe” che ai parenti del defunto si presenti sempre un “qualcuno” che, dopo aver spiegato appunto che la scelta dell’impresa di pompe funebri è libera e dopo aver constatato che i parenti non conoscono nessuna impresa, questo “qualcuno” indirizzi la scelta verso “alcune” ditte rispetto ad altre, ripetiamo che “sembrerebbe“.
Altre “voci di corridoio” dicono che la gestione dell’obitorio dell’ospedale di Senigallia è affidata a persona strettamente imparentata con una impresa di onoranze funebri, e questa gestione “sembra” che sia sempre la stessa negli ultimi venti anni. “Sembrerebbe” che per gestire l’obitorio ci sia un appalto, ma “sembrerebbe” anche che se si fa regolare istanza di accesso all’appalto questa venga rigettata con motivazioni alquanto ambigue, qualora questo fosse vero verrebbe quindi impedito l’accesso al bando.
Di fatto però “sembrerebbe” che ci sia chi invece gestisce la vestizione, l’obitorio e i due relativi uffici con scrivania. “Sembrerebbe” anche che la persona che si reca dai parenti del defunto nel reparto per il ritiro della salma, sia una dipendente della persona che gestisce l’obitorio e che cerchi di “indirizzarli” verso una impresa funebre piuttosto che un’altra. Se questo fosse vero si paleserebbe “forse” un conflitto di interessi.
Nelle due stanze ad uso ufficio dell’obitorio, “sembrerebbe” che abbiano accesso solamente determinate persone, sempre le stesse, e non quelle di tutte le altre imprese funebri. “Sembrerebbe” anche che in questi uffici, contravvenendo alle leggi e ai regolamenti, siano in bella mostra i bigliettini da visita solamente di “alcune” imprese con nome e cognome.
In questi due uffici “sembrerebbe” che siano sempre presenti alcune persone che fanno capo ad alcune imprese, contravvenendo a quanto sancito dal Regolamento del Servizio Mortuario (RSU), che all’art. XII vieta agli impresari funebri di accedere al presidio ospedaliero se non per servizio richiesto dai famigliari, lasciando solo la possibilità di affiggere presso la camera mortuaria l’elenco delle ditte di onoranze funebri con sede nella ZT4.
“Sembrerebbe” anche che i biglietti da visita di un paio di imprese funebri siano presenti nei reparti ospedalieri, senza che nessuno del presidio ospedaliero se ne preoccupi, benché il Regolamento del Servizio Mortuario (RSU) dell’ASUR, contenga i divieti di cui si è detto sopra e faccia obbligo a tutto il personale sanitario di farli rispettare. “Sembrerebbe” inoltre che all’interno e all’esterno dell’obitorio siano presenti alcuni cartelli che rimandano per le informazioni sui defunti ad una impresa di pompe funebri.
Se per caso su “Google” si effettua una ricerca scrivendo: “Indirizzo Camera Mortuaria di Senigallia“, appaiono alcuni link di riferimento: se si clicca il primo (Camera Mortuaria Senigallia) appiano i nomi di tre imprese funebri locali, ma dell’indirizzo che cercavamo non c’è traccia; se invece si clicca sul secondo link che appare sempre su Google (Servizio trasporto salme dell’obitorio a Senigallia) appare prima il nome e cognome di una impresa di pompe funebri locale, e se si clicca successivamente su “contatti” ti appare l’indirizzo di casa della stessa impresa, ma, anche in questo caso, “dell’Indirizzo Camera Mortuaria di Senigallia” che abbiamo tentato di cercare non c’è traccia, e non c’è verso di trovarlo.
Insomma, questa storia presenta diversi lati se non proprio oscuri almeno “annebbiati”, i “sembrerebbe” e i “forse” sono tanti, non vorremmo che ci sia qualche fondo di verità, il che non sarebbe corretto perché andrebbe a ledere i diritti lavorativi di alcuni rispetto ad altri, si tratterebbe di concorrenza sleale e l’immagine complessiva che ne uscirebbe fuori di questo servizio sociale sarebbe decisamente negativa (brutta un bel po’). L’esposto-denuncia che sappiamo essere stato presentato alla Procura della Repubblica appare difficile crederlo inventato, anche perché “sembrerebbe” che contenga delle registrazioni telefoniche, e se questo “fosse” vero è difficile pensare che le registrazioni telefoniche presentate siano dei semplici “dialoghi tra amici”.
E’ ovvio che se determinati organi ed appartenenti a specifici settori della Pubblica Amministrazione non rispettano e non fanno rispettare le precise disposizioni di legge e di regolamento che nella materia in questione tutelano, oltre che i cittadini la concorrenza, si creano favoritismi e disparità di trattamento in favore di “tizio” e a danno di “caio”.
Di “sembrerebbe” e di “forse” ne avremmo ancora da chiedere, ma ci torneremo con calma e con pazienza, per adesso ci fermiamo qui nella speranza che di fronte a queste cose, che noi non consideriamo stupidaggini, non cali l’omertà e che qualcuno ci faccia sapere se sono solo “voci di corridoio” o c’è del fondamento, perché questa vicenda è brutta e antipatica per Senigallia, va chiarita e in tempi brevi, senza se e senza ma.
Non è nostra intenzione fare polemica o accusare qualcuno, anche perché è ancora una storia tutta da definire, ma chiediamo alla Magistratura, alle istituzioni e al referente di turno, quindi al Sindaco Mangialardi e all’Assessore con delega ai Servizi alla Persona e alla Sanità: Fabrizio Volpini, di approfondire e chiarire tutti questi “sembrerebbe“, perché nel caso ci fosse qualche cosa di vero, allora vorrebbe dire che qualcuno ha sbagliato, o quanto meno non ha svolto correttamente il compito di “controllo”, cosa che compete in maniera totale alle istituzioni che sono preposte a controllare che “certe cose” non accadano.
La Fiamma Tricolore, da sempre impegnata nel sociale e attenta al rispetto delle regole da parte di tutti, istituzioni per prime, non può minimamente accettare, se comprovati, che ci possano essere dei favoritismi o eventuali speculazioni riguardanti le persone defunte e le conseguenti imprese di onoranze funebri. Inutile dire che abbiamo piena fiducia nella Magistratura e negli organi di controllo delle istituzioni, auspichiamo che tutte queste “voci di corridoio” siano veramente solo delle voci, ma se così non fosse ci auguriamo che si vada fino in fondo a questa vicenda e che chi ha sbagliato paghi.
(...omissis...) nell'obitorio di Senigallia è lampante e vergognoso e mi stupisco che l'amministrazione Comunale (...omissis...) su un simile scempio!
sull'onesta credo che ne la sinistra, ne il centro, ne tanto meno la destra, possa dare lezioni a nessuno.
PRIMA DI SOLLEVARE VESPAI SICURAMENTE VERI BISOGNEREBBE AVERE NOTIZIE ATTENDIBILI, MA IN ITALIA è TUTTO PERMESSO.
Ben vengano esposti alle autorità preposte, spero non solo per vantare un danno economico da parte di qualche impresa concorrente, ma per un sussulto di coscienza da parte di qualcuno informato dettagliatamente dei fatti.
Quanto al Sig. Liverani poteva davvero evitare di buttarla così miseramente in politica, oltre tutto con una parte di cui la storia ha già ampiamente scritto e delineato "moralità" e "valori".
L'indignazione civile e la richiesta di giustizia non hanno colori, tanto meno nero funerei o neofascisti...
Visto che già si è documentato in modo molto approfondito sulle leggi in materia perchè non aspettare, raccogliere testimonianze e prove per poi riportare solo dati certi?
Se è vero che la magistratura sta indagando (anche se dubito che si interessino di un caso del genere) un simile articolo non farebbe altro che gettare polvere e rendere più complicate le indagini...
Mi auguro che i "sembrerebbe" diventino presto fatti e prove nero su bianco per far chiarezza definitivamente.
Non sono accuse ma ipotesi come gli altri "sembrerebbe"..
Scusa il ritardo con cui ti rispondo, sono stato fuori qualche giorno.
Il mio giornale non ha paura di perdere contratti pubblicitari per mantenere la sua libertà. È successo più volte in passato.
Questo articolo non è stato pubblicato su (...omissis...) per due motivi, Liverani lo ha scritto per Senigallia Notizie, come ha scritto sopra Luca Ceccacci e lo ha inviato alle altre testate solo parecchie ore dopo che era stato pubblicato su SenigalliaNotizie.
Inoltre l'articolo si basa su tanti, troppi, "forse" e "sembrerebbe".
Quando e se sarà possibile sostituire i condizionali con qualche notizia certa anche noi affronteremo l'argomento.
L'utente Iuppidù ha scritto (non so se è vero) che quella azienda è anche titolare, beh se è così come afferma non si tratterebbe di perdere solo qualche contratto pubblicitario ma la cosa sarebbe ben diversa, e forse si capirebbero tutte queste mani di piompo.
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