Mosca, Pussy Riot ‘anti Putin’ alla sbarra
L'accusa è di "teppismo motivato da odio religioso"; solidarietà da parte di Madonna e Yoko Ono - Video
Si sono definite “allieve e discendenti dei dissidenti sovietici, vittime del sistema Putin“. Queste le parole finale dell’arringa difensiva di Nadia Tolokonnikova (22), Katya Samutsevich (29) e Maria Aliokhina (24), il trio punk Pussy Riot sotto processo per una dissacrante preghiera anti Putin nella Cattedrale di Mosca.
L’accusa ha chiesto tre anni di reclusione per le tre giovani musiciste della punk band ‘Pussy Riot’ . L’esibizione delle tre è stata giudicata blasfema dai vertici ortodossi e offensiva da molti fedeli, pure contrari a una pena detentiva per le autrici.
Le tre giovani donne rischiano 3 anni di carcere per “teppismo motivato da odio religioso” . Diversi i personaggi pubblici che sono intervenuti in merito alla vicenda che sta sempre più assumendo toni da affare internazionale. Dopo la cantante Madonna in tour in Russia, hanno spezzato una lancia a loro favore anche l’italiano Vasco Rossi e Yoko Ono, vedova di John Lennon, che dal suo Twitter si è rivolta direttamente a Putin: “Siete una persona saggia, conservate i posti in prigione per i veri criminali“.
Da Berlino Georg Streiter, vice-portavoce della cancelliera Angela Merkel si è detto proccupato per la questione, mentre 120 deputati del Bundestag hanno inviato una lettera aperta in merito all’ambasciata russa.
Intanto non sembrano perdersi d’animo le tre imputate: ” Siamo in un sistema politico autoritario, ma io noto ora una falla in questo sistema – ha detto Tolokonnikova dalla gabbia di vetro, indosso una maglietta blu con un pugno alzato e la scritta “No Pasaran!”. Citando Montaigne, Socrate e Alexander Solzhenytsin sulla libertà di espressione: “Credo che le parole distruggano il cemento. Non siamo sconfitte, tutto il mondo parla di noi“.
Gli avvocati della difesa hanno lanciato via Internet una mobilitazione globale per il 17 agosto alle 14, un’ora prima del verdetto.
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