Il Rotary Club di Senigallia si interroga: “Quale futuro per la giustizia?”
Relazioni analitiche degli avvocati Micci e Bruscia
Il Rotary Club di Senigallia ha recentemente affrontato lo spinoso tema relativo al futuro della nostra giustizia, con particolare riferimento alle conseguenze che le recenti normative introdotte dall’attuale “Governo dei tecnici” determineranno anche nel contesto locale.Relatori della serata sono stati i soci Manola Micci e Valtero Bruscia, avvocati del foro senigalliese.
In particolare, l’Avv. Micci ha affrontato in maniera fortemente critica l’approccio che tale normativa ha scelto per la ridefinizione della c.d. geografia giudiziaria: il metodo del taglio lineare abolitivo “tout court” di 37 tribunali minori (nella Marche, quelli di Urbino e Camerino), di tutte le 220 sezioni distaccate, tra cui quella di Senigallia, e di 674 ufficio dei giudici di pace, tra cui ancora quello di Senigallia, non fondandosi su una analisi motivata delle ragioni di risparmio e di efficienza, addotte in maniera generica e fumosa, risulta inadeguato e sicuramente dannoso per tutti i cittadini.
Il moltiplicarsi degli spostamenti verso le sedi centrali dei Tribunali – che sole verranno mantenute – determinerà un elevatissimo“costo ambientale”, mentre la necessità di raggiungere il capoluogo anche solo per essere sentiti quali testimoni, ovvero per espletare pratiche di successione, di tutela di incapaci, pratiche queste assai frequenti nelle famiglie, comporterà la perdita di intere giornate lavorative e notevole aggravio di spese.
Ma v’è di più: l’afflusso di pratiche e procedure che improvvisamente la sede centrale dovrà gestire a seguito dello schema di decreto legislativo del 6 luglio 2012 (pari a oltre il 100% dell’attuale carico) avrà il sicuro effetto di letteralmente paralizzare il funzionamento del sistema.
Senza parlare del danno economico che risentiranno le attività commerciali nei territori che subiranno la soppressione stabilita.
Ancor più grave conseguenza di tale inadeguata riforma, è la perdita di quella prossimità della giustizia al cittadino che, più che mai al sud, ma anche ormai nei nostri territori, in cui si è registrata, tra l’altro, una escalation nella commissione di reati, è elemento indefettibile di stabilità e sicurezza per le comunità locali.
L’Avv. Bruscia ha posto in evidenza la possibilità che la vigente normativa riserva ai comuni di mantenere gli uffici del giudice di pace, facendosi però carico degli oneri relativi alle spese per il loro funzionamento (disponibilità dei locali, utenze e costi relativi al personale).
Ha poi posto l’accento su una chiave di volta per l’uscita dalla crisi del funzionamento della giustizia, costituita dalla digitalizzazione dei procedimenti consistente nella eliminazione di tutte quelle attività comportanti l’accesso diretto e “fisico” agli uffici.
In definitiva, i relatori hanno individuato nella riduzione dei tempi della durata dei processi un obiettivo da perseguire in via primaria per scongiurare il rischio di denegata giustizia, con perdita di competitività rispetto agli altri paesi, pur ammettendo naturalmente la necessità di una spending review, caratterizzata però da una analisi puntuale degli obiettivi di risparmio e di efficienza rapportati ai vari contesti.
Gli interventi dei soci presenti hanno confermato l’interesse della comunità locale per i temi affrontati.
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