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Senigallia: le fotografie di Giorgio Pegoli in mostra a Berlino

Nel prossimo agosto 25 fotografie al Museo delle culture europee

Comì di Cucina
Pegoli con Peter Arnett della Cnn nel 1981

Le fotografie di Giorgio Pegoli stanno destando notevole interesse anche a livello internazionale. Nell’ambito delle iniziative di diffusione della storia e della  tradizione fotografica senigalliese del ‘900, messa in atto dal Musinf, una suite di 25 fotografie del fotoreporter senigalliese è stata inviata in questi giorni a Berlino, su  proposta di Margherita D’Amelio e su richiesta della dottoressa Irene Ziehe, del Museo delle culture europee.

Sarà esposta dal museo berlinese nell’ambito di una rassegna espositiva dedicata alle Puglie.

La mostra si aprirà il 5 agosto.

Il direttore del Musinf, prof. Carlo Emanuele Bugatti, aveva segnalato l’esistenza di un gruppo di foto scattate da Giorgio Pegoli nelle Puglie tra il 1982 e il 1984.

La storia di queste fotografie ha rilievo anche per la ricostruzione delle dinamiche culturali e dell’ambiente operativo della fotografia a Senigallia nella seconda parte del Novecento, infatti  sono state scattate durante un viaggio che Giorgio Pegoli e Mario Giacomelli avevano compiuto nelle Puglie.

Come è  noto la fama di Giorgio Pegoli è legata alle sue immagini di guerra.

Dal Vietnam  all’Afghanistan, al Kossovo, all’Iraq. Praticamente in ogni guerra nota o dimenticata del secondo Novecento Pegoli ha scattato immagini che sono apparse su vari giornali, acquisendo fama come fotoreporter di guerra, tanto che proprio in questi giorni si  è  saputo che Bernard Campiche ha inserito alcune fotografie di Pegoli nel volume, dedicato alla raccolta di Favrod, il fondatore del Museo della fotografia di Losanna.

Si tratta di una pubblicazione, che contiene l’eccellenza del fotogiornalismo e  che sarà presentata nel prossimo  settembre.

Quello di Pegoli è un reportage umanitario, infatti  la sua attenzione, attraversando la voragine di orrori dei conflitti contemporanei, è stata rivolta costantemente ai più deboli, alle donne, agli anziani. Ancor più poi ai “bambini vittime delle guerre dei grandi”, come recita il titolo di uno dei suoi libri fotografici di maggior diffusione. Giorgio Pegoli, titolare di uno studio fotografico a Senigallia ha conosciuto Giuseppe Cavalli, ma non ha fatto parte del Gruppo Misa, che è stato  il gruppo fotografico senigalliese, che ha introdotto la  concezione della fotografia come arte autonoma. Il gruppo Misa ha guadagnato uno spazio rilevante nella storia della fotografia. Nelle scelte estetiche  fondative il sodalizio, che prende nome dal fiume che attraversa Senigallia,  era stato orientato da Giuseppe Cavalli e ha avuto tra i soci i fotografi senigalliesi Mario Giacomelli e Ferruccio Ferroni. Vicini ed attenti alle attività del gruppo Misa sono stati altri nomi famosi della fotografia italiana, come Branzi, Camisa,  Berengo Gardin.

Pegoli e Giacomelli, vivendo e lavorando  entrambi al centro di Senigallia,  si incontravano quasi ogni giorno.

Ma Le venticinque fotografie  del viaggio in Puglia di Giorgio Pegoli , che vengono esposte al Museo delle culture europee di Berlino, documentano una delle rarissime occasioni in cui hanno scattato insieme, essendo stati assai differenti i loro itinerari e le loro esperienze fotografiche. Le fotografie che saranno esposte nel Museo delle culture  europee di Berlino  sono tratte da una suite di qualche rollino di  immagini, che il fotoreporter senigalliese aveva realizzato nel 1984, durante il viaggio compiuto con Mario Giacomelli. Sono stampate su carta ai sali d’argento, nel classico formato 30×40 centimetri. L’idea del viaggio in Puglia era stata di Mario Giacomelli, che sapeva come Pegoli conoscesse bene ed amasse la Puglia per averci fotografato più volte. “Mario Giacomelli” ha raccontato Giorgio Pegoli “aveva  visto alcune mie foto scattate in Puglia nel 1982.  Le luci, i posti, la gente  gli erano piaciuti, poi aveva avuto qualche idea creativa delle  sue e un bel giorno era passato nel mio studio, chiedendomi di accompagnarlo in auto, poiché lui, come si sa,  non amava guidare“.

Già il venerdì dopo l’incontro di progettazione del viaggio Pegoli e Giacomelli erano partiti, senza indugi per la Puglia come avevano  convenuto.

In Puglia avevano fotografato insieme ed anche separatamente.

Di Giacomelli esiste, ha segnalto il direttore del Musinf, una suite di foto scatatte nell’occasione del viaggio in Puglia con Pegoli.

La conserva Katiuscia Biondi Giacomelli, la quale, collabora con il Musinf e dirige l’Archivio Giacomelli di Sassoferrato. Vi appaiono alcuni dei ragazzi che giuocano  ed alcuni scorci di campagna, che sono stati ripresi sia da Giacomelli sia da Pegoli. Le situazioni sono le stesse. Il linguaggio diverso.

“Oggi” ha  notato il  direttore del Musinf “possiamo vedere come accomunante possa apparire  l’intenzione del racconto per immagini, sul filo degli assunti di un altro grande fotografo marchigiano, Crocenzi, che era stato il teorico di un’idea innovativa quella della narrativa fotografica, portata alla ribalta del mondo giornalistico da Vittorini”.

Commenti
Solo un commento
Casimiro Mondino 2012-05-23 21:36:38
L'entusiasmo con cui si trattano le cose di casa è sempre encomiabile anche quando è destituito di qualunque fondamento. Senigallia da questo punto di vista ha una solida tradizione per quanto riguarda la fotografia. Infatti continua ad attribuirsi meriti inesistenti: primo la fotografia nasce come forma d'arte sin dai suoi albori e questo lo sa qualunque studentello di qualunque scuola di fotografia di terz'ordine, ma a quanto pare è cosa ignota a Senigallia i frattoise di Max Ernst introducono il segno agito nella fotografia già negli anni 20, rodchenko a quanto pare è titalmente ignoto ai luminare dell'arte ftografica senigaliese così come anche Man Ray e moltissimi altri artisti che nella fotografia hanno prodotto lughi ed importanti percorsi. Il gruppo Misa era ed è (sin dalla sua fondazione) un gruppo di avviamento alla fotografia, un'sperienza in cui dovevano formarsi fotografi che poi sarebbero potuti entrare in altre e più qualificate esperienze L'unico fotografo senigalliese che onora questa aspettativa è Ferroni per tutti gli altri membri del gruppo misa il dilettantismo ed una certa attitudine a celare la realtà sembra essere la vera nota distintiva. Infatti Giacomelli diventa noto tacendo il fatto che le sue immagini sono fotomontaggi (Scanno, alcune immagini dei pretini e molte altre), Nino Migliori diventa famoso con il tuffatore che è un fotomontaggio (se si ha un minimo di conoscenza della fotografia come arte e non come trastullo domenicale lo si capisce senza esitazione) dopo di che si vede sdoganare dal sistema amatoriale che in Italia ha un notevole peso specifico (ed i risultati sul livello qualitativo della ricerca fotografica e sulla qualità degli addetti alla fotografia è iequivocabile: banalità, dilettantismo ed una sorta di furbesca attitudine tutta italiana alla millanteria ed alla cialtronaggine), Branzi in una vita produce una quarantina di immagini decorose ma sfortyunatamente tutte copiate da grandi immagini di maestri che hanno operato prima di lui. Per quanto riguarda poi il lavoro del signor Pegoli è illuminante leggerne le mirabolanti raffigurazioni peccato che il signor Pegoli come foto reporter di guerra sia un reporter da day after arriva in vietnam (in base alla sua biografia) due anni dopo la conclusione definitiva del conflitto, si fa fotografare in Iraq nel 1998 (la guerra del golfo è finita da 6 anni e la guerra in Irac inizierà solo nel 2003), non è mai su un tetro di guerra attivo a meno che non si considferino le vicissitudini cronachistiche marchigiane un pericoloso teatro di guerra. Ho trovato particolarmente curioso l'accostamento tra il signor Pegoli e Henry Cartier Bresson e credo che tale accostamento sia peculiare della natura della classe dirigente marchigiana. Ora andare ad esporre immagini per onorare la puglia è senza dubbio un grande risultato artistico degno della grande fotografia senigalliese che però dovrebbe fare un piccolo sforzo e cominciare a prendere atto che esiste una immensa distesa terraquea al di fuori dei confini marchigiani, in cui da almeno 1 secolo e mezzo stanno avvenendo cose mirabolanti per quanto riguarda la fotografia come forma d'arte.
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