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Le Province marchigiane a Roma per il Marche Day

Chiesto il sostegno dello stato per le emergenze neve e pioggia del marzo 2011 e febbraio 2012

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Cuochi Ancona
Patrizia Casagrande

I presidenti delle Province marchigiane – Patrizia Casagrande di Ancona, Matteo Ricci di Pesaro e Urbino, Pietro Celani di Ascoli, Fabrizio Cesetti di Fermo, Antonio Pettinari di Macerata – nelle scorse settimane hanno coinvolto i sindaci, le organizzazioni sindacali, imprenditoriali e di categoria dei rispettivi territori per sostenere la trattativa col Governo in merito alla copertura dei danni provocati da episodi di maltempo di eccezionale gravità.

Di fatto, domattina (mercoledì 21 marzo, NDR) all’alba partiranno dalle cinque province i pullman che porteranno in piazza Montecitorio alle ore 10 quasi un migliaio di manifestanti del Marche Day, la giornata dell’orgoglio delle istituzioni marchigiane promossa dall’Upi Marche.

Il sit-in prevede una maratona di interventi dei protagonisti della gestione delle emergenze,  la proiezione delle immagini dei gravi danni inferti al territorio, incontri con parlamentari e segretari di partito.

Nonostante la portata istituzionale e numerica della manifestazione – si rammarica la presidente dell’Upi, Patrizia Casagrande, – nessuno dei ministri del Governo ha ancora risposto alla nostra richiesta di incontro. Voglio sperare che nelle prossime ore arrivi il segnale atteso e, soprattutto, dovuto alle nostre comunità e ai numerosissimi rappresentati di enti locali, partiti e categorie sociali che domani saranno a Roma per una pacifica protesta”.

Nello scorso febbraio, solo per l’immediato sgombero della neve le cinque Province hanno speso quasi 9 milioni di euro. E nonostante qualche giorno fa siano stati destinati alla regione 25 milioni di euro per l’alluvione del marzo 2011, rimangono sul territorio centinaia di milioni di danni alle infrastrutture, al commercio, al patrimonio artistico-architettonico, alle aziende. Danni ai quali gli enti locali, stretti nella morsa della crisi, non possono far fronte.

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