A Senigallia il famoso “Pollo di Trilussa” in cerca degli aggiornamenti
Solo che neppure il Salustri del tempo si sarebbe sognato di presentarsi con quel ridicolo "Ella"!
Come si fa a non ridere, leggendo ai giorni nostri su di una lettera “Per qualunque chiarimento o informazione Ella potrà comunque rivolgersi a questo Ufficio Statistica…” con un solerte funzionario firmatario che non soddisfatto replica ancora con ostinazione “…Le ricordo che i dati che Ella fornirà saranno tutelati dalle disposizioni sul segreto statistico…”
Chi scrive è un mandante dell’ISTAT, un funzionario del Comune di Senigallia che, per conto del suddetto Istituto, sta eseguendo una rilevazione campionaria per comprendere i comportamenti di consumo delle famiglie italiane.
Bene, per la seconda volta, la fortuna non mi ha abbandonato in queste scocciature burocratiche. Sono stato sorteggiato a rispondere obbligatoriamente alle domande che mi saranno poste, sia verbalmente dal rilevatore, che attraverso una compilazione giornaliera nell’arco di un’intera settimana, di un modulo in cui si deve elencare tutti i consumi, dal pane che si mangia fino alla carta igienica che si acquista. Un po’ come mettere in relazione… l’entrata con l’uscita…
La prima esperienza, ricordo, fu a carattere nazionale, ovvero la lettera mi pervenne dalla Centrale, ora sono stato invece “declassato“, a quanto pare, ai consumi comunali.
Quando l’Italia ancora non era stata declassata, arrivò una semplice lettera avvisandomi di chi, quando e come avrebbero fatto l’intervista. Oggi, che agli italiani non sono rimasti più neppure gli occhi per piangere, mi è arrivata prima la lettera, con l’affrancatura con tanto di timbro comunale e postale di 0,60 centesini di €.
Poi martedì 6 marzo, la gentile incaricata alle rilevazioni dei dati mi ha portato una cartellina con marchio ISTAT contenente:
– una penna a sfera serigrafata anch’essa con il marchio ISTAT,
– una brochure dal titolo “I Consumi delle famiglie in Italia” (con i dati 2010) composta da 12 pagine in carta patinata stampata in quadricromia,
– un questionario di 18 pagine sempre stampato in quadricromia formato A4 con disegnini,
– un volantino di due pagine stampato in bianco e nero con l’elenco delle voci di spesa ed infine
– un blocco per appunti formato sempre A4 stampato a quadretti. Da considerare che poi il rilevatore a sua volta avrà da compilare un altro modulo, di una decina e più pagine, per l’intervista orale.
Perché ho scritto tutto questo? Ma semplicemente perché leggo sulla prima pagina della brochure “…condotta su un campione di 24.000 famiglie estratte in modo casuale dalle liste anagrafiche, l’indagine rivela la spesa sostenuta per l’acquisto dei singoli beni e servizi, potendo così fornire informazioni anche sull’ammontare complessivamente destinato a ciascuna categoria di consumo (alimentari, abbigliamento, trasporti…)“.
Oggi nel 2012 abbiamo i risultati del 2010. Come dire che l’ISTAT, come del resto l’Italia, è in ritardo di due anni… su tutto!
Ed infatti con un Governo che incolpa i cittadini di aver speso troppo e di trovarci perciò in questo contesto economico catastrofico, nello svolgere questa inchiesta, questo sondaggio, questo studio – lo si chiami come uno vuole – i cui risultati si conosceranno tra due anni, offrono nella loro palese inutilità, la modalità per comprendere quello che le Alte Cariche intendono per tagli della burocrazia e delle spese statali.
Ed è giusto che i cittadini questo lo sappiano e ne traggano le loro giuste riflessioni.
Mi chiedo solo, se il gioco (perché di gioco si tratta) valga la candela.
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!