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Gratta, gratta, e l’Italia ha il suo primo posto al mondo

... Quello per la spesa pro-capite nel gioco d'azzardo!

Biglietti del gratta e vinci

Ci lamentiamo in continuazione che abbiamo i politici più “teste di legno” del globo, che sono incompetenti ed incapaci, ma poi quando si va ad analizzare ben bene, vengono fuori i lati migliori di queste pregevoli persone.

Si calcola che ai primi posti della classifica delle industrie più fiorenti della nostra Nazione, come dire i nostri fiori all’occhiello, ci sia la solita intramontabile, almeno fintanto che non è arrivato Marchionne, Fiat, seguita dalla Telecom, poi a ruota dalla “luce dei nostri giorni”, vale a dire l’Enel, poi credo ci sia l’Ifim e, ad un’impensabile quinta posizione, l’impresa Gioco d’Azzardo.

Nel 2011 il volume di affari ha toccato i € 76,1 miliardi, + 23,9% rispetto a quei miserevoli 61,5 miliardi di € frutto di un lavoro faticosamente sudato e rastrellati lo scorso anno (dati facilmente rintracciabili su internet).

Si pensi solo che nel lontano, ma neppure anni luce, 2001 gli introiti furono di appena 14,3 miliardi di €, passati a 23 nel 2004 e ad oltre i 35 nel 2006. Poi si sa l’appetito vien mangiando e la crisi economica ha intaccato le casse dello Stato e quelle teste che erano di legno, si sono, come dire, ammorbidite, dimostrando il loro vero valore, fino ad allora pudicamente celato.

Nel mentre che tutte le attività economiche erano e continuano ad essere in recessione, banche, industrie, commercio, ed il popolino cominciava a fraternizzare con termini come spread, euribor, rating, o ad un rispolverare termini purtroppo già conosciuti come cassaintegrazione, disoccupazione, precariato, l’unica azienda a non avere problemi era ed è quella del Gioco.

L’11 febbraio 2012 – mentre mezza Italia era ed è coperta dalla neve, in difficoltà con i mezzi di soccorso, con la viabilità, mentre ci si accapigliava nei supermercati per una bottiglia di latte – sulle pagine di un quotidiano nazionale, campeggiava su due intere facciate, con un tempismo a dir poco eccezionale la pubblicità del SuperEnalotto. In corsivo e con grande evidenza (caratteri alti 4,5 cm) la scritta “Lasciatemi Sognare“, leggermente più in piccolo (h 2,5 cm) “oggi il Jackpot è di € 62.500.000“. In fondo alla pagina, con caratteri alti appena 0,5 cm, la raccomandazione in pieno stile Ponzio Pilato governativo, cioè “Gioca il Giusto“.

Ecco, per l’appunto, sarebbe interessante conoscere, quale sia, per chi gestisce questa “industria” (sarà meglio virgolettarla per non creare malumori nei confronti di chi lavora in tutt’altro modo!), la soglia invalicabile del “Giusto“.

Nei pacchetti di sigarette, ci si è lavati le mani scrivendoci sopra che il fumo uccide; per l’alcool sono stati posti dei limiti dove un 0,1 in più o in meno ti può voler dire il ritiro della patente, ma del resto, che vuoi, ti avevano avvertito di “bere, ma con moderazione!“.
Per la neve ti hanno obbligato all’acquisto delle catene. Una specie di educazione civica che deve andare apprezzata, anche se…
Ma quel “Gioca il Giusto” non ha alcun valore di scala metrica, non ha un valore legale, non ci sono importi. Del resto come lo potrebbe avere, dal momento che 10 € per un pensionato con un reddito di 500 € di minima, non ha lo stesso valore che potrebbe avere per un professionista con reddito nettamente superiore.

Ecco che allora l’attenzione va su altri dati statistici che, visti i tempi mi fanno ancor più accapponare la pelle: dati che vedono tra i più assidui frequentatori di quegli ambienti “dall’aria viziata” di questa “industria” i disoccupati con un 66% o il 47% dei disagiati e bisognosi.

Ed allora c’è da chiedersi quale sia per costoro, la soglia del giocare il giusto. Sarebbe “Giusto” il vietare di giocare. Un tutelare con la responsabile accortezza del buon padre di famiglia, con un tutelare autorevolmente l’incapacità di autogestione di queste persone, che vedono l’unica salvezza economica in questo canto delle sirene.

Ma questo non avverrà mai, perché gli esperti economici dello Stato (ecco che allora, come lumache dopo la pioggia, escono allo scoperto…!) hanno scovato il modo di mungere” facilmente, legalmente ed abbondantemente, sfruttando la disperazione, l’incoscienza e spesso anche una carenza intellettuale degli innumerevoli disperati ed illusi.

Ecco un dato ancor più impressionante: è come se ognuno di noi spendesse per il gioco 1000 €. Ma come ben si sa i dati della statistica ci portano a ricordare quelli del Trilussa.

Un’ultima riflessione mi porta a pensare a quale altezza sia posta l’asticella della parola “legalità“, oltre la quale si cade nell’illegalità, ovviamente nel nostro caso in cui si parla di gioco d’azzardo. Se venga posata sul piolo del valore economico oppure su quello di carattere etico, morale, educativo, civile, considerando che la gestione di questa impresa è governativa.

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