In pochi si godono la neve caduta a Senigallia. Soprattutto disagi
Traffico inesistente....e poca gente in giro. Che abbia vinto la tecnologia?
La neve provoca disagi.
Nei comuni più isolati dell’entroterra in particolar modo e tra chi ha bisogno, ad esempio, di cure mediche o di beni e servizi di prima necessità. La neve impedisce ogni tipo di spostamento poiché invade le più comuni e trafficate vie di comunicazione rendendole inservibili.
E in questo fine settimana, specie nella notte tra sabato e domenica, di neve ne ha fatta davvero parecchia.
Un’eccezionalità che in molti comuni di montagna è diventate “emergenza”.
Era dal 1985 che dalle nostre parti non si riscontravano precipitazioni nevose di questa rilevanza, anche se chi ha superato gli ANTA come il sottoscritto ricorda bene che la nevicata di allora fu assolutamente più consistente, sia come durata, sia come quantità, sia come picco verso il basso delle temperature che, nella città di Firenze, ad esempio, fecero arrivare il termometro a trenta gradi sotto zero.
Rimanemmo a casa da scuola per due settimane consecutive e in certe zone, al riparo dal sole, la coltre bianca si sciolse solo molti giorni dopo.
La neve crea disagi questo è innegabile, ma ci fa riflettere.
Girando per le strade, di mattina, in questi giorni in cui il bianco domina, da solo con la mia Nikon, mi è sembrato di vivere in un altro tempo.
Poche automobili sulla carreggiata. Un’aria diversa, pulita, fresca, respirabile. Gli stagnanti e maleodoranti miasmi dei gas di scarico e dei fumi degli automezzi di solito così aggressivi diventati solo un ricordo. I rumori assordanti e continui dei motori e dei clakson del tutto assenti. Un’atmosfera irreale e magica, con la neve che da un’aurea fiabesca ad ogni cosa.
Si cammina per strada e l’unico rumore avvertito è quello dello scarpone che “ciacca” la neve fresca. Vediamo le persone in faccia o perlomeno negli occhi e le salutiamo, anche se non le conosciamo. Compagni di avventura in questa Siberia in riva al mare.
Ma la gente in giro è troppo poca per una nevicata come questa.
Ricordo che quando ero ragazzo io si aspettavano per anni giornate simili a quella di ieri e poi ci si riversava in massa per le strade.
Nel 1985 tutti i bambini e i giovani e molti adulti del luogo dove abitavo, vicino al fiume Cesano, si recarono a centinaia sulla collina di via delle Cone, dietro la frazione di Cesano, che non si sa perché tutti chiamavano Mont d’Uliss, con i sacchi del concime pieni di paglia per dar vita ad una vera e propria stazione sciistica temporanea.
Quando si era arrivati in fondo alla discesa, molti avevano perso la loro slitta artigianale, oltre a piumino, maglione e maglia della salute e scivolavano a schiena nuda. Ci ammazzavamo di risate e avevamo guance e mani viola dal freddo.
Amici e compagni di scuola di Senigallia mi raccontavano che la stessa cosa succedeva qui al Rustichello o al Vivere Verde, a Scapezzano o al Vallone, a Sant’Angelo o alla Mandriola. Bastava trovare un pendio lungo e scosceso e ci si inventava qua e là una Cortina D’Ampezzo di fortuna, ma senza Suv e finanzieri. Ogni occasione era buona, in ogni inverno innevato, per gettarsi in battaglie di palle di neve all’ultimo sangue.
Stavolta invece ho l’impressione che la gente preferisca starsene chiusa in casa a vedere la televisione, a navigare in Internet o a giocare alla Playstation.
In giro qualche bambino, pochi ragazzi, alcuni solitari adulti, qualche fotografo.
Non siamo più abituati alla neve d’inverno, ad avere freddo, ad avere caldo, a rinunciare alla macchina anche per brevi spostamenti, ai disagi anche minimi. Non siamo più abituati al silenzio. Siamo abituati al caldo delle nostre case e comunichiamo tramite chat, email, sms e cellulari, credendo che sia la stessa cosa. Ma non è la stessa cosa.
Presto o tardi però sarà una scelta obbligata rinunciare alla macchina per ogni spostamento, all’aria condizionata per provare innaturali brividi estivi, al riscaldamento per sudare in maniche corte d’inverno, a tutte le comodità esagerate di cui ora facciamo tutti larghissimo uso e che ci sembrano irrinunciabili.
E allora questa nevicata eccezionale, che ha sicuramente portato con se disagi, disservizi e contrattempi sia benvenuta nel momento in cui abbia fatto riacquistare anche ad una sola persona il gusto al silenzio, all’aria pura e al vivere la città in modo diverso, meno frenetico, più sostenibile e più salutare.
Ai grandi e soprattutto a coloro che questo stile di vita dovranno adottarlo in futuro forzatamente. I nostri figli.
Cosa vuoi dire con questo che presto moriremo tutti?
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