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Successo per "Parole Potere" in scena al Goldoni di Corinaldo

Ciceroni: "Istantanea ferocemente realistica su un presente che più schizofrenico non potrebbe essere"

Valmisa.com

Locandina ParolePotereA Corinaldo, al teatro Goldoni, si è svolta venerdì 13 gennaio la prima di Parolepotere, la pièce ideata da Gian Franco Berti, che sarà rappresentata poi a Jesi, Maiolati, Sirolo. Un secolo e mezzo di storia dei vinti è il sottotitolo di una controstoria tentata sul palcoscenico da un gruppo di animosi interpreti, quali la giovane Chiara Caimmi ed i collaudati Onafifetti (Giovanni Filosa, Piergiorgio Memè e Mario Sardella).

Celebrato gruppo, questi, di cabaret, ma che stavolta si è inoltrato in un soggetto serio, in bilico tra facezia e dramma, ma certo con la forza rivelatrice di un instant book. Questo il pregio essenziale, avere scattato un’istantanea ferocemente realistica su un presente che più schizofrenico non potrebb’essere.

Tutto è giocato sulla dissociazione tra giovani con le carte in regola per un futuro che non c’è, e vecchi che impertinenti e pervicaci seguitano sui loro schemi intoccabili. Momento culminante è la reiterata richiesta di aiuto dei giovani alla generazione di chi ha prodotto il furto della loro giovinezza, il crollo delle speranze.

Una scena della piece ParolePotereUn grido che rende afona la voce che s’infrange su un muro d’indifferenza. Prodotto di ricordi mummificati, ideologie sclerotizzate in frasi fatte, buonismo di comodo condito di speranzose canzoni già rivoluzionarie. Tra i due mondi la sordità totale. Il recupero di parole alte di protagonisti grandi o eroici del passato scivola invano sulla rimozione che ne fa il presente. Fino alla presa d’atto che l’attuale è una forma di libertà che uccide. Forse la vera liberazione si potrà realizzare, afferma amaramente un cartello di protesta, “quando saremo tutti colpevoli, sarà allora la democrazia”.

150 anni attraversati per produrre un vuoto? La storia come disperazione? Il tono magistralmente leggero che raccorda la rappresentazione nelle sue disparate fasi sembra aiutarci a digerire il dramma che non si fa mai tragedia.
Il risultato è di uno spettacolo mai patetico, sempre simpaticamente pensoso. Com’è apparso ad un pubblico puntualmente attento ad ogni battuta, ad ogni silenzio. Ad ogni mutare di scena tanto sobria quanto simbolicamente allusiva.

da Fabio Ciceroni

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Mercoledì 18 gennaio, 2012 
alle ore 16:24
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