Senigallia, i consiglieri contro la chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace
Da Paradisi, Marcantoni e Perini la proposta: i Comuni interessati si uniscano in un consorzio
Roberto Paradisi, Fabrizio Marcantoni e Maurizio Perini in difesa dell’Ufficio del Giudice di Pace di Senigallia, considerato un "presidio di giustizia indispensabile per l’intero comprensorio". Torna alla luce dunque il problema del riordino della giustizia itaiana, con l’ipotesi, al vaglio delle Camere del Parlamento, che verranno tagliate le sedi distaccate per cercare il massimo risparmio e l’ottimizzazione di personale ed uffici.
Se l’obiettivo è nobile e apprezzato in tempo di crisi, quello che viene contrastato è, come per la sanità o l’istruzione, il taglio orizzontale in base a criteri puramente statistici.
E così, dopo gli avvocati del foro senigalliese e la senatrice Silvana Amati (PD), anche i tre consiglieri comunali cittadini protestano contro la chiusura della sede di Senigallia, a servizio – ricordano – anche di Barbara, Castel Colonna, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Monterado, Ostra, Ostra Vetere e Ripe.
"La soppressione dell’Ufficio del Giudice di Pace di Senigallia, seconda città della provincia di Ancona e polo turistico di rilievo nella geografia regionale, creerebbe gravissimi disagi ai cittadini e un vulnus insanabile alla amministrazione della giustizia coinvolgendo, in tali disagi, anche tutti i Comuni interessati" affermano nell’ordine del giorno che verrà presentato al prossimo consiglio comunale.
Ma, oltre alla protesta, c’è la proposta: che tutti i comuni interessati sopracitati si prendano cura in senso economico dell’Ufficio del Giudice di Pace, in forma consorziata, facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, "ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che sarà messo a disposizione dagli enti medesimi" come previsto nell’art. 3 – comma II – dello schema di Decreto Legislativo relativo alla revisione delle Circoscrizioni Giudiziarie.
Una spesa che verrebbe dunque spalmata tra tutti e nove i Comuni; che non dovrebbe tenere conto dell’affitto per la sede, dato che è di proprietà comunale; e che dovrebbe prevedere lo stipendio, attualmente, solo a tre persone.
Una spesa sostenibile dunque per i tre consiglieri che chiamano in causa prima l’Amministrazione Comunale affinchè s’impegni con le iniziative necessarie, e poi il Sindaco perchè si raccordi con gli altri primi cittadini del comprensorio su un progetto consortile per evitare la chiusura del presidio senigalliese.
di Carlo Leone
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