Acqua pubblica, assemblea del Comitato di Senigallia
Giovedì 15 dicembre al Gratis Club la mobilitazione diffusa per ribadire l'esito del referendum
Alla base di ogni ordine democratico costituito e del suo vivere vi è l’accettazione delle leggi della maggioranza, nel caso del referendum del corpo elettorale. In Italia stiamo assistendo ad un comportamento senza precedenti ovvero si continuano ad applicare norme abrogate per via referendaria. Basta aprire un qualunque manuale di diritto costituzionale per leggere che l’unico effetto giuridico certo prodotto dal voto è appunto quello di rendere non più applicabile la norma oggetto del referendum.
A dispetto di ciò, sebbene il 12 e 13 giugno la maggioranza del corpo elettorale abbia eliminato la disposizione che stabiliva una «adeguata remunerazione del capitale investito» da garantire ai gestori dei sistemi idrici, questa norma è ancora applicata. Tutti i soggetti politicamente responsabili dovrebbero, dopo il referendum, imporre alle aziende regole di gestione estranee alle logiche del profitto.
V’è poi un secondo raggiro compiuto ai danni del referendum. Uno dei due quesiti aveva a oggetto una norma (l’art. 23 bis del decreto Ronchi) relativa alle modalità di affidamento di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Come ha chiarito anche in questo caso la Corte costituzionale, l’abrogazione richiesta ha riguardato una disciplina generale, relativa dunque non solo al servizio idrico.
Eppure nella manovra di agosto il governo allora in carica ha reintrodotto la medesima normativa, fatta salva l’acqua; in tal modo violando il divieto di reintroduzione della normativa abrogata.
La volontà popolare è stata violata e il lavoro svolto da migliaia di volontari sparsi in tutta la penisola gettato alle ortiche. Assistiamo increduli all’immobilismo di forze politiche che durante la campagna referendaria hanno ufficialmente sostenuto i quesiti, viene da chiederci se oggi il ruolo della politica sia quello di esercitare le volontà espresse dalle banche e dalle leggi inique del mercato oppure quella generale costituita dal popolo.
Non vogliamo accettare l’idea di vivere in un paese che sprezza la regola basilare su cui si fondano le democrazie moderne. Verso tutte quelle persone, associazioni e soggetti politici e con i quali abbiamo condiviso l’esperienza della campagna Acqua Bene Comune dalla raccolta delle firme alla campagna referendaria, e tutte quelle che hanno a cuore le sorti dell’esito referendario, vorremmo discutere insieme sullo scenario stagnante se non peggiorativo della gestione economica dei servizi idirici in Italia, e rilanciare con determinazione tutte quelle azioni politiche per ripristinare la democrazia attraverso il rispetto dell’esito referendario.
Lo scorso 26 Novembre il popolo dell’acqua ha lanciato la sua prossima campagna. Sarà "obbedienza civile" in tutti i territori per ottenere direttamente tramite l’autoriduzione della bollette ciò che con il referendum tutte e tutti abbiamo deciso : la fine dei profitti sull’acqua, il pagamento delle tariffe così come determinato dal voto del popolo italiano.
Contemporaneamente, partirà una mobilitazione diffusa per chiedere ad ogni ente locale di procedere alla ripubblicizzazione del servizio idrico e alla sua gestione partecipativa.
E’ necessario scegliere da che parte stare. Così come è stato fatto a Parigi e Napoli. Perché l’acqua non appartiene a chi la può comprare. E nemmeno ai sindaci. L’acqua è di tutti.
Per questo vi invitiamo all’assemblea pubblica giovedi 15 dicembre presso le sale dell’Associazione Gratis – viale Bonopera 53 (davanti la stazione FS) alle ore 21.
dal Comitato Acqua Bene Comune Senigallia
acquasenigallia@gmail.com
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