Bubamara: "Un benvenuto all’Arvultùra, ma vogliamo un incontro in Comune"
Timori dell'associazione sulla volontà politica di ridimensionare il Centro di Aggregazione Giovanile
Venerdì 2 dicembre è stato siglato l’accordo tra l’Arvultura e l’Amministrazione comunale che vede concessa agli ex occupanti di via IV Novembre la gestione degli spazi al piano terra del CAG Bubamara (o meglio, visto che ci è stato fatto notare, di quello che a livello formale e ufficiale è un centro d’aggregazione intitolato a Falcone e Borsellino).
Considerato il dibattito che ha accompagnato la trattativa, nel quale è stato chiesto anche a noi di esprimerci (non senza che le nostre parole, decontestuallizate dal resto del testo, siano state in parte utilizzate strumentalmente da stampa e partiti), ora che si è giunti ad una conclusione, ci teniamo a fare alcune precisazioni.
Anzitutto come associazione, che ha a cuore il CAG, avendo come scopo la sua promozione, non abbiamo mai preteso un controllo assoluto e completo della struttura. Detto questo, è chiaro che il nostro disappunto non è mai stato legato ad una riduzione degli spazi all’associazione in favore di altri, bensì al timore, non dovuto a quest’ultima vicenda, ma indotto da diversi segnali giunti nel tempo, che esista una volontà politica di ridimensionare l’istituto stesso del CAG.
Riteniamo che uno spazio pubblico, aperto, versatile e creativo sia indispensabile in un comune che si deve prendere cura ed è attento ai bisogni e alle idee dei più giovani. Purtroppo i finanziamenti ridotti alla struttura e alle sue attività ci inducono a pensare che questa sia considerata più un peso che una risorsa. Queste sono le nostre preoccupazioni e riteniamo necessario un incontro con l’amministrazione per capire quali siano le loro aspettative e soprattutto, quali possano essere le nostre prospettive.
Detto ciò ci apprestiamo a dare il benvenuto ai nostri nuovi co-inquilini dell’Arvultura, certi che, nonostante i diversi percorsi che hanno portato le due associazioni nella stessa struttura, questa nuova convivenza sarà fonte di ricchezza per entrambi sotto molteplici punti di vista e con la speranza che questa ricchezza si trasformi al più presto in una collaborazione che possa arricchire tutta la città.
da Luca Ardenghi
Presidente Associazione Culturale Bubamara
D’altro canto, perché i ragazzi dell’arvultura pensano che, per dotare la città di uno spazio di socializzazione per i ragazzi, ne vada chiuso ( o sempre limitato) un altro? La lotta per la riconquista degli spazi pubblici non mi sembra congruente con la scelta di andare ad inserirsi in una cosa che già esiste, che è pubblica e che funziona, è come se io ad un certo punto pensassi di aprire un asilo privato (come privato sarà lo spazio dell’associazione che dovrà nascere, che, pur con l’indubbia volontà di lasciare il tutto molto libero ed aperto, sempre privato è)facendo chiudere, allo scopo, un ospedale… non è una contraddizione?
Aiutatemi a capire: perché il comune cede parte di un suo centro di aggregazione giovanile, gestito con soldi pubblici, ad un gruppo di persone per farci la sede della loro associazione, spendendoci, allo scopo, ulteriori soldi? Non c’è un progetto, nessuna forma di progettualità condivisa (questo non vuol dire che nella testa dei ragazzi non c’è un’idea di gestione, ma dov’è esplicitata? Come fa il comune a garantire a se stesso e ai cittadini che le attività promosse dai ragazzi costituiranno un accrescimento dell’offerta di attività giovanili in città?), per non parlare dei problemi formali, a cui sicuramente avranno pensato (come gestire le relazioni pubblico-pubblico in un contesto così modificato, per esempio) ma di cui non si sa niente…
In quanto ai ragazzi, io sinceramente fatico a riconoscere, in una azione di questo tipo, nessuna forma di rivendicazione degli spazi pubblici, anzi la riconosco, ma nel senso meno politico e più letterale ( e deteriore) del termine...a cosa serve tutto ciò? Nessun nuovo spazio ridato alla città, privatizzazione del pubblico, soldi pubblici spesi per dividere con muri e muretti un posto che andava benissimo così com’era, enorme senso di confusione tra dove comincia una cosa, ne finisce un’altra, difficoltà a riconoscere un qualsiasi germe di rivendicazione sociale in una azione di questo tipo, azione che getta discredito su una storia fatta di episodi lodevoli di lotta per la riconquista degli spazi.
Nei processi decisionali si fa spesso riferimento alla teoria dei giochi, e che bisogna passare da un gioco è a somma zero, (quando c’è un o che vince e uno che perde) ad uno a somma positiva,,,un gioco a somma negativa io finora non l’avevo visto mai… .a meno che non si provi a ridefinire gli obiettivi:
Ipotizzando, se l’obiettivo dell’amministrazione era quello di vendere la casa occupata, e contestualmente, sacrifica allo scopo le sue politiche giovanili, e se al contempo quello dell’arvultura, era quello di avere un tetto sulla testa, beh, allora il gioco torna a somma positiva…
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!