Dopo l’iniziativa del vicepresidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Giacomo Bugaro che ha rinunciato al suo vitalizio in qualità di consigliere, anche altri esponenti politici del centrodestra hanno seguito la stessa strada. Tra questo anche Giovanni Zinni, consigliere regionale per il Popolo delle Libertà che ha motivato la mossa politica con il "principio di equità nei confronti dei cittadini". Ma non tutti la pensano così. Per la senatrice Pd Silvana Amati è un’iniziativa "di facciata". Ed è polemica.

"Considero questa un’operazione di facciata perché innanzitutto – spiega la senatrice – va fatta in maniera concordata e sulla base della legge, quindi con qualcosa di scritto sotto. Bisogna rispettare le regole e attivare un percorso come ha fatto il Partito Democratico per rivedere la questione nel suo complesso".
"La legge regionale – continua Silvana Amati – definisce gli emolumenti e anche la rinuncia deve essere prevista con lo stesso strumento in base ad una riscrittura condivisa. Oggi chi rinuncia al vitalizio da consigliere, dà il via ad un meccanismo per cui i soldi che non versa come contributi per la sua anzianità, gli vengono ridistribuiti nello stipendio".

Il contributo regionale si aggira attorno alla cifra dei 1.500 euro al mese, per cui secondo quanto afferma la senatrice Amati, la rinuncia significa semplicemente un aumento diretto dello stipendio e un esborso momentaneo da parte dell’Ente regionale. Esborso però contrastato – secondo quanto affermato da Bugaro e Zinni – da un risparmio sul lungo periodo viste le aspettative di vita delle persone che per pochi anni prestano impegno per l’ente locale.

A tal proposito, è la stessa Amati a suggerire un confronto tra parti opposte e anche sui diversi compensi percepiti nelle varie regioni italiane per riscrivere insieme la partita dei vitalizi senza operazioni di facciata, cosa che nel Pd è già stato avviata.

di Carlo Leone