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Aperture domenicali, parola ai negozianti di Senigallia

Non tutti sono contrari alle proroghe pro centri commerciali, ma la qualità può essere la soluzione

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Corso II Giugno a SenigalliaNon c’è ancora una vera tregua sulle aperture domenicali. La polemica venuta fuori anche dalle pagine dei social network non si è del tutto placata, ma semmai fermata in attesa dei prossimi provvedimenti che dovrebbero arrivare entro dicembre dalla Regione Marche e dal Comune di Senigallia sulla programmazione annuale per il 2012. Programmazione per cui l’Amministrazione comunale ha già "lanciato" un segnale verso la giunta regionale estendendo di altre tre domeniche il conto totale, finora fermo a quota 26 e ora passato a 29.

Ma se le associazioni di categoria, che si sono già espresse su 60019.it, hanno fermamente ribadito il loro "no" a questa estensione che favorisce soprattutto i centri commerciali a discapito del salotto, ovvero il centro storico, ora sono proprio gli esercenti a prendere posizione. Posizione con alcune divergenze.

Mentre per le attività del centro storico esiste già un provvedimento che consente l’apertura per tutte le giornate tranne le festività più tradizionali (1°gennaio, Pasqua, 25 Aprile, 1°Maggio, Natale e Santo Stefano), per quelle fuori dalle mura la situazione è un pò più restrittiva: solo 26 aperture straordinarie tra domeniche e festività concordate ogni anno con le associazioni di categoria e i sindacati. E la "partenza" anticipata al 9 ottobre (tre domeniche in più anche per i centri commerciali) non ha suscitato in tutti la stessa reazione.

Mentre Nicola Mallucci (titolare Edicolè) ha contestato la tendenza liberista che viene da questa Amministrazione da cui si aspettava ben altri provvedimenti, è proprio Carlo Lancioni, titolare dello storico negozio Pacenti, a prospettare una soluzione alternativa: non aprire la domenica seguendo logiche che forse non appartengono a tutti, ma differenziarsi qualitativamente per poter reggere il confronto con le grandi catene di distribuzione senza pagare lo scotto della carenza di servizi e infrastrutture, parcheggi e altre agevolazioni.

La questione però non riguarda solamente i possibili profitti per i centri commerciali che derivano dall’apertura di tre domeniche in più o quelli in meno che potrebbero mancare alle attività del centro storico. In gioco infatti c’è un aspetto ben più importante, quello della qualità della vita degli operatori commerciali costretti a far fronte all’avanzata dei grandi marchi standardizzati che possono contare sui numeri per offrire prodotti a prezzi più competitivi.

E proprio su questo punto altri negozi hanno affermato di preferire la chiusura domenicale all’apertura: non solo per il fatto che i profitti ne risentono in maniera molto limitata e che quindi sarebbe solo uno spalmare gli stessi guadagni in più giorni, ma anche e soprattutto per riprendersi uno spazio quale quello della domenica e dedicarlo alla famiglia, al riposo, agli hobby.

A questo punto è proprio il modo di porsi della città ai turisti (sia estivi che invernali, sia dall’estero che dall’interno regione) e ai visitatori che passa sotto la lente d’ingrandimento di una riflessione che stenta a partire.
Come conciliare le esigenze dei clienti con quelle dei turisti e dei negozianti?
E su questo punto i fatti parlano ormai chiaro: si sta delineando una progressiva estensione delle giornate d’apertura fermo restando il punto della contrarietà della Giunta comunale alla liberalizzazione totale del commercio.
Ma di questo parere parleremo nel prossimo approfondimento.

di Carlo Leone e Simone Tranquilli

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