Omaggio ad Akira Kurosawa alla Piccola Fenice di Senigallia
Prosegue la stagione cinematografica a cura del Circolo Linea d'Ombra. Primo appuntamento il 5 aprile
Il mese cinematografico di aprile alla Piccola Fenice di Senigallia è dedicato a uno dei più grandi registi internazionali del Novecento: Akira Kurosawa. L’omaggio che la Stagione cinematografica 2010-11 di Senigallia, con la cura del circolo Linea d’ombra, fa a questo cineasta dalla carriera lunghissima, si apre il 5 aprile con “Rashomon” e prosegue martedì 12 con “Il trono di sangue” e martedì 19 con “Ran”. L’inizio delle proiezioni è previsto alle 21.15. Ingresso con tessera.
Discendente da una nobile famiglia di samurai, Akira Kurosawa è il più importante e acclamato cineasta giapponese. È stato regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e i suoi film sono considerati dei cult in tutto il mondo.
Inizia come assistente sceneggiatore nel 1936 e finisce la sua storia cinematografica come autore solo nel 1998, anno della sua morte. Una carriera lunghissima.
Nel 1950 esce “Rashomon”, in proiezione a Senigallia martedì 5 aprile, film che non venne ritenuto meritevole in patria e che raggiunse però la notorietà internazionale prima in Italia, vincendo il Leone d’Oro alla 16ª Mostra di Venezia come miglior film, poi anche nel resto del mondo. Tra i premi internazionali poco dopo, con questo film Kurosawa raccolse infatti anche l’Oscar al miglior film straniero (ad honorem).
Il film contribuì inoltre alla notorietà del talento attoriale di Toshiro Mifune.
La trama: in una giornata di pioggia, alcuni personaggi si fermano a parlare sotto la porta Rashomon, in rovina e posta ai limiti della città. Raccontano quanto accaduto poco tempo prima, cioè lo stupro della moglie di un samurai e l’uccisione del samurai stesso per mano di un brigante, mentre la coppia attraversava il bosco per recarsi al tempio.
Diversi sono i testimoni e diverse le versioni, narrate attraverso flash-back, della storia in questione e nessuna combacia esattamente con l’altra. Sono tutte discordanti ma soprattutto false.
Testimonianze e racconti resi per salvaguardare se stessi, più che per raggiungere la verità e la giustizia. Nei panni del bandito Tajōmaru c’è Toshirō Mifune, la moglie del samurai è interpretata da Machiko Kyō, la vittima samurai è Masayuki Mori e il boscaiolo senza nome Takashi Shimura. Al processo parlerà anche il monaco (Minoru Chiaki) che aveva incrociato la coppia prima dell’accaduto. La confusione sulla verità e la tendenza dell’essere umano alla menzogna che Akira Kurosawa mostra in questo film, nasce anche dalla riflessione attenta sul cinema, strumento anch’esso di possibile menzogna attraverso l’immagine e le prospettive del racconto. Le versioni sull’accaduto nel bosco non sono infatti mostrate come tali, ovvero testimonianze personali e soggettive, ma risultano oggettivate e quasi inconfutabili.
Con questo film, Kurosawa iniziò la sua carriera internazionale.
L’omaggio prosegue il 12 aprile con “Il trono di sangue” e il 19 con “Ran”, entrambi adattamenti di opere di Shakespeare, il primo basato su Macbeth e il secondo sul Re Lear. Quest’ultimo, prodotto con la Francia, riscosse talmente tanto successo a livello internazionale da essere considerato il massimo raggiungimento artistico di Kurosawa.
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