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Ultimo appuntamento per "Rabbia e passione" a Senigallia

Si chiude martedì 25 con il film "Matti da slegare" la rassegna dedicata al cinema di Marco Bellocchio

Michele da Ale

Locandina del docu-film "Matti da slegare" di Marco BellocchioCon il docu-film “Matti da slegare”, in proiezione martedì 25 gennaio, si completa la rassegna “Rabbia e Passione” dedicata al regista Marco Bellocchio, nell’ambito della Stagione cinematografica 2010-2011 di Senigallia alla Piccola Fenice. Il film sostituisce il previsto “Sorelle mai” ancora non distribuito. La proiezione avrà inizio alle 21.15. Ingresso con tessera.

Il film “Matti da slegare”, realizzato da Marco Bellocchio con Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli nel 1975, è la riduzione in 35 mm del più lungo “Nessuno o tutti”, girato in 16 mm nel manicomio di Colorno e finanziato dalla provincia di Parma.

Film-documento in due parti, “Matti da slegare” era il titolo della seconda parte dell’edizione originale. Il film è dedicato alla cosiddetta malattia mentale, alle condizioni di vita e alle possibilità d’inserimento sociale dei soggetti che prima della legge Basaglia, erano emarginati nei manicomi. Lo psichiatra Franco Basaglia considerava queste strutture come veri e propri ghetti dell’emarginazione, da chiudere, per preferire all’isolamento imposto un lavoro di prevenzione sul disagio e il disadattamento da attivare nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole.
Una tesi accolta dal film e racchiusa già nel titolo: i cosiddetti malati mentali sono persone “legate” in molti modi e per diverse cause (in rapporto alla società per lo più). La cura vera è “slegarli”, lasciare a ognuno la propria libertà e lavorare sul reinserimento nella comunità.

Il film documenta la vita all’interno dell’ospedale psichiatrico di Colorno (Parma), e segue all’esterno alcuni dei ricoverati dimessi e impegnati, grazie alle esperienze delle amministrazioni interessate, in fabbriche, fattorie. In alcuni casi le dichiarazioni degli intervistati sono discusse tra loro stessi e tra persone chiamate in causa, come un anziano sacerdote.
Il tutto finisce con una delle feste da ballo organizzate nell’istituto di Colorno, dalla critica considerato “un grande momento di cinema” (Morandini). Di fatto è anche un film “politico”: “uno dei pochi esempi davvero convincenti di cinema militante italiano – si legge nel Mereghetti –  capace di sviscerare il tema della "pazzia" con un’analisi reale che si giova degli apporti e delle lotte degli antipsichiatri e delle esperienze di recupero con gli operai emiliani”.

da Circolo Cinema Linea d’Ombra F.I.C.C.

Alessandro Piccinini
Pubblicato Venerdì 21 gennaio, 2011 
alle ore 9:50
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