Animali morti per avvelenamento a Sant’Angelo di Senigallia
Cani, gatti, volpi e ricci vittime di esche avvelenate. La denuncia di un residente all'Associazione cinofila
Una segnalazione decisamente particolare, da parte di un residente di Sant’Angelo di Senigallia, è arrivata all’Associazione cinofila senigalliese: in un’area boschiva nei pressi di Strada della Ruffina e della Strada Provinciale S. Angelo si sono verificate alcune morti di animali alquanto strane, con sintomi di avvelenamento. Da un pò di tempo sembra infatti che alcuni sconsiderati distribuiscano cibo avvelenato in aree raggiungibili e fruibile da tutti, con pericolose conseguenze sia per i cittadini che per gli animali.
La segnalazione, arrivata da un residente della zona all’Associazione che gestisce il canile municipale senigalliese, lamenta che già da qualche mese cani e gatti, ma anche animali selvatici come volpi e ricci, sono vittime di un gesto ora oggetto di denuncia presso il locale commissariato di Polizia.
Alla denuncia peraltro è stata allegata anche la perizia del veterinario che ha eseguito l’autopsia sugli ultimi due cani morti, fatti recenti, proprio del gennaio 2011, e che ha tolto ogni dubbio: avvelenamento. Tra i sintomi infatti rinvenuti sui corpi degli animali – sia domestici che selvatici – sono state trovate delle mucose bluastre alla bocca.
"L’idea che ci siamo fatti – scrive in una nota Roberta Benigni, responsabile dell’Associazione cinofila senigalliese – è che qualcuno nella zona voglia tenere accuratamente a distanza dalla propria abitazione animali che ritiene indesiderati: dalle volpi che potrebbero nuocere agli animali da cortile, ai gatti che alcuni ritengono fonte di chissà quali malattie e danni alle colture degli orti, ai cani dei vicini. E così pensa bene di disseminare, con esche avvelenate, le aree pubbliche e accessibili a tutti, anche a bambini curiosi coi loro giochi, creando più danni di quelli che voleva evitare.
La pratica di distribuire sostanze velenose camuffate da bocconi prelibati è grave, insensata, appartenente ad una cultura barbara che vede negli animali solo una cosa da eliminare se non è utile a qualcosa, sfruttabile. Il rispetto per ogni diversità è concetto imperscrutabile per queste persone. Ci rendiamo conto che non tutti possano amare i nostri amici animali, a qualunque specie appartengano, ma auspichiamo comunque che si diffonda anche nella nostra città un sentimento di zootolleranza verso creature che ci sono compagne su questa terra, loro malgrado".
Queste secondo l’associazione le norme che disciplinerebbero il comportamento in casi simili e che potrebbero essere state violate:
1. l’art. 674 del Codice Penale vieta il getto di cose pericolose sul suolo pubblico o comune e di altrui uso; tale disposizione prevede l’arresto fino ad un mese o l’ammenda fino a duecentosei euro.
2. una recente ordinanza del Ministero della Salute, ai fini della tutela della salute pubblica, della salvaguardia e dell’incolumità delle persone relativamente alla dispersione nell’ambiente di esche o bocconi avvelenati, dispone che il medico veterinario che sulla base di una sintomatologia conclamata emetta diagnosi di sospetto avvelenamento o venga a conoscenza di un caso di avvelenamento di un animale domestico o selvatico, deve darne immediata comunicazione al sindaco e al servizio veterinario della Azienda sanitaria locale territorialmente competente. In caso di decesso dell’animale il veterinario deve inviare le spoglie e ogni altro campione utile all’identificazione del veleno o della sostanza che ne ha provocato la morte all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competente per territorio.
Gli Istituti Zooprofilattici devono sottoporre ad autopsia l’animale ed effettuare entro trenta giorni analisi sui campioni pervenuti o prelevati durante l’autopsia e comunicarne gli esiti al medico veterinario che ha inviato i campioni, al sevizio veterinario della ASL competente e, qualora le analisi siano positive, all’autorità giudiziaria. I sindaci ai quali siano pervenute segnalazioni di sospetti avvelenamenti devono disporre l’immediata apertura di un’indagine e provvedere ad attivare le iniziative necessarie alla bonifica dell’area interessata nonché segnalare l’area con un’apposita cartellonistica. Viene, inoltre, attivato presso ciascuna Prefettura un "tavolo di coordinamento" per la gestione degli interventi da effettuare e per il monitoraggio del fenomeno;
3. il Regolamento del Comune di Senigallia 24/05/2009, art 10: “E’ severamente proibito a chiunque spargere o depositare in qualsiasi modo e sotto qualsiasi forma, su tutto il territorio comunale (proprietà pubbliche e private), alimenti contaminati da sostanze velenose in luoghi ai quali possano accedere animali, con esclusione delle operazioni di derattizzazione e disinfestazione, che devono essere eseguite con modalità tali da non interessare e nuocere in alcun modo ad altre specie animali".
di Carlo Leone
Ma chi è sta persona? anzi...si può definire persona? E metti una recinzione intorno al tuo campo così risolvi il problema, no?
Visto che finalmente una legge c'è sarebbe ora che chi è a conoscenza di atti del genere da parte di qualcuno(le "persone" che fanno ciò averanno pure dei conoscenti che sanno!!!)DENUNCI. Ricordiamoci che coloro che sono capaci di fare cose del genere ad animali che solo nella loro testa bacata sono un fastidio da eliminare possono essere capaci di tutto...e se la paranoia de: << quando qualcosa mi infastidisce la elimino >> venisse applicata anche ai vicini o ai bambini dei vicini...? ATTENZIONE
ci sono poche abitazioni da quelle parti....e una specie (...omissis...) tutt'altro che raccomandabile e molto amante degli animali.......chissà......
Vorremmo segnalare che esistono in commercio trappole per topi e ratti che possono essere utilmente usate per operazioni di derattizzazione. Così nel caso si distribuissero sul proprio terreno anche recintato sostanze topicide col solo scopo di derattizzare con le trappole l'azione rimane specificamente mirata ai ratti e non rischia di nuocere ad altre specie.
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