L’UAAR di Senigallia commemora la morte di Girolamo Simoncelli
Iniziativa per il xx settembre, data simbolo della fine del potere temporale della Chiesa cattolica
A 158 anni dalla morte del patriota Girolamo Simoncelli, avvenuta il 2 ottobre 1852, il Circolo UAAR di Senigallia, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, informa la cittadinanza, invitata tutta a condividere l’evento, che alle ore 16.00 di sabato 2 Ottobre, verrà posta una corona di alloro presso il monumento di Via Chiostergi – tra la scuola G. Pascoli e l’ex Politeama Rossini.
L’iniziativa promossa per commemorare il concittadino Simoncelli, Comandante della Guardia Nazionale cittadina nella brevissima e intensa stagione della Repubblica Romana (1849), condannato a morte da Papa Pio IX e giustiziato tramite fucilazione da un plotone di svizzeri, rientra nell’ambito delle celebrazioni del XX settembre, dato simbolo della fine del potere temporale della Chiesa Cattolica.
L’Uaar vuole esortare i cittadini di Senigallia alla riflessione sulle tristi e deplorevoli vicende che legano indissolubilmente i due importanti personaggi storici, a cui la città ha dato i natali.
L’Uaar si pone come scopo statutario la difesa e l’affermazione della laicità dello Stato, un principio costituzionale messo seriamente a rischio dall’ingerenza ecclesiastica, che non trova più alcun contenimento nella società italiana; auspica che i cittadini si soffermino sugli eventi che portarono alla condanna a morte di Simoncelli: il processo sommario, la certezza che l’aver sempre fatto il proprio dovere, ed aver rispettato le regole avrebbe imposto lo stesso comportamento anche agli avversari, e ancora fiducioso nella giustizia sperò nella richiesta di grazia poi rifiutata da Pio IX.
Una lezione importante, che ci viene da un passato che non è poi così lontano.
Nello Stato Pontificio, del resto, tutte le condanne a morte si eseguivano con approvazione del Papa, sebbene la formula aulica reciti che i papi, quando venivano loro lette le sentenze di morte, non comandavano di eseguirle, ma semplicemente non davano ordini “contrari al corso della giustizia”.
Né valgono le odierne obiezioni secondo cui: “Ogni Papa va giudicato nel periodo in cui
visse e in cui vive”, oppure che anche “Altri Papi di età pre-conciliare agirono
conformemente al Codice Penale di allora, condannando a morte altre persone”. Andrebbe ricordato loro, con un esempio neanche tanto lontano da quei fatti, che il Gran Ducato di Toscana abolì la pena di morte già nel 1786 e la stessa Repubblica Romana nel 1849.
Gli Atei ed Agnostici Razionalisti di Senigallia, convinti che queste vicende hanno una loro precisa collocazione storica, vogliono denunciare come un pericolo il ritorno nella nostra società di una componente religiosa militante ed estremista, che negando o sovvertendo i fatti del nostro passato, cercano oggi di impossessarsi di tutte le conquiste civili e culturali della nostra società laica e democratica, proclamando alla loro appartenenza religiosa i meriti che invece vanno riconosciuti a chi, come Simoncelli, credette nei valori del dovere civico e della giustizia e cercò di costruire uno stato dove non esistesse un potere assolutista ispirato ad ideologie religiose, bensì laico ed egualitario.
Breve biografia di Girolamo Simoncelli
Girolamo Simoncelli, di professione commerciante, aderì ventenne agli ideali liberali e patriottici e già nel 1845 era conosciuto alla polizia pontificia come rivoluzionario; tra gli entusiasti dell’elezione di Pio IX, fu tenente della guardia civica nel 1848 e combatté a Vicenza, nel corso della prima guerra d’indipendenza, con il grado di capitano. Tornato a Senigallia, venne designato vice presidente del circolo popolare e rappresentò la città natale ai congressi dei circoli popolari a Forlì (13 dicembre 1848) e ad Ancona (7 gennaio 1849), dunque in quella fase agitata che si sviluppò tra la fuga del papa a Gaeta e l’avvento del regime repubblicano e democratico. Interprete dei tempi nuovi, Simoncelli divenne un autentico leader sotto la Repubblica Romana: il 12 marzo 1849 fu eletto consigliere comunale e il 26 seguente venne nominato tenente colonnello e comandante della guardia nazionale locale, nomina che avvenne in seguito a consultazione democratica fra i militi e registrò la sconfitta di Gaspare Francesconi, detto “Lasagna”, autentico criminale e leader della corrente estremista e anarchicheggiante degli "ammazzarelli".
Di fronte alla escalation di crimini e illegalità che funestava il senigalliese fin dai mesi precedenti l’avvento della Repubblica, Simoncelli operò con tempismo, onestà e spirito legalitario, cercando di contenere eccessi e vendette da parte dei facinorosi e adottando provvedimenti circostanziati: a tal fine, ordinò, il 9 maggio 1849, l’arresto cautelativo e il conseguente trasporto ad Ancona di cinque patrizi senigalliesi, tra cui due parenti di Pio IX e due fratelli di monsignor Bedini (commissario straordinario a Bologna), per metterli al sicuro dalla furia del popolo, indignato per la cattura di un rappresentante repubblicano da parte degli austriaci, intervenuti militarmente (insieme a francesi, spagnoli e borbonici) per riportare il papa sul trono temporale.
Caduta la Repubblica il 4 luglio 1849 decise di non esulare convinto di avere la coscienza a posto e, nell’agosto seguente, si consegnò al giudice papalino Pietro Battelli, definito sinistro dagli stessi storici cattolici. Battelli montò contro Simoncelli un’istruttoria voluminosa, ma incerta, contraddittoria ed esclusivamente indiziaria, benché conforme all’antiquato ordinamento giuridico pontificio; l’incarto venne subito passato al tribunale della Sagra Consulta che, competente per i reati politici, non accolse le numerosissime testimonianze in favore del patriota (tra cui quelle di ex protagonisti della vicenda repubblicana, concittadini devoti al papa-re e di una stessa sorella del pontefice) e condannò quest’ultimo – una prima volta nel dicembre 1851 ed una seconda nel febbraio 1852 – alla pena di morte.
Rinchiuso per tre anni nella fortezza di Pesaro, ancora fiducioso nella giustizia del tempo e degli uomini, rifiutò di evadere secondo un piano allestito dal fratello Raffaele e dalla fidanzata Carlotta Sasseti; ma la grazia richiesta a Pio IX dalle sue stesse sorelle non arrivò, benché il pontefice avesse avuto 43 giorni di tempo per esaminare il fascicolo processuale ed avesse deciso di graziare altri due imputati. Trasferito nella città natale alla vigilia dell’esecuzione, Simoncelli venne fucilato, il 2 ottobre 1852, insieme ad altri 23 individui da un plotone di svizzeri, mentre circa 500 austriaci presidiavano la città.
Di tutti i protagonisti della Repubblica Romana a Senigallia Simoncelli fu l’unico a subire una sorte del genere e ciò determinò un acceso e mai spento risentimento nei confronti di Pio IX. Il clamoroso e sommario processo, e la bontà della sua azione patriottica ne fecero ben presto una sorta di "martire laico": i supplizi senigalliesi furono ricordati, tra l’altro, da Victor Hugo in un famoso appello agli italiani pubblicato nel 1856 prima in francese e poi in italiano – tradotto probabilmente da Giuseppe Mazzini – e la vicenda simoncelliana venne studiata dai maggiori storici nazionali. Celebre il volume pubblicato dal deputato Repubblicano A. Bonopera nel 1912 dal titolo “Sinigaglia nel 1848-49 e il processo di Girolamo Simoncelli”.
Altrettanto autorevole, recente e chiarificatrice, la biografia del 2008 su Simoncelli del Prof. Marco Severini, dal titolo “Girolamo Simoncelli. La storia e la memoria”, basata su documenti nuovi, venuti alla luce proprio grazie al paziente lavoro di ricerca e di scavo negli archivi. Quello che ne risulta da questo lavoro biografico, è il ritratto di un uomo certo, fondato, e non la immaginetta da esaltare o da condannare a seconda delle passioni ideologico politiche o ideologico religiose. Un fatto dovrebbe lasciar pensare: la devozione di Simoncelli ai suoi doveri istituzionali, unito dalla profonda sicurezza di aver sempre fatto il proprio dovere. Fu questo che gli impedì di evadere dal carcere di Pesaro dove era ingiustamente stato rinchiuso, dopo essersi spontaneamente presentato al giudice papalino Pietro Battelli. Il ritenere di aver sempre agito nel rispetto delle leggi, e quindi fiducioso che i suoi accusatori, avrebbero agito nei suoi confronti con altrettanto rispetto.
Per il Circolo Uaar di Senigallia
Roberto Giorgetti
Paul Manoni
Ad oggi le migliori misure concordatarie che lo Stato dovrebbe prendere con la Chiesa sono queste:
-Sequestro immediato e senza alcun indennizzo di tutte le proprietà della Chiesa, per adibirle a case per il proletariato o musei statali, se di rilevante valore artistico
-Arresti domiciliari per tutti i religiosi dissenzienti da tali misure nelle loro sedi, da cui potranno uscire, muniti di pass, per andare a lavorare come tutti solo previa autorizzazione della forza pubblica
- Immediato processo a tutti i preti pedofili e a chi li copre con 41bis per chi risulta colpevole.
-(...omissis...), se non dovesse finire in galera per il processo di cui sopra, in Uganda (o destinazione consimile a sua scelta) a fare il povero tra i poveri come da Vangelo
-Utilizzo della fontana di San Pietro come abbeveratoio per i cavalli dei cosacchi.
Innanzi tutto, a nome della delegazione UAAR di Senigallia, voglio ringraziare la redazione di 60019.it, che e' stata l'UNICO sito che abbia dato spazio al nostro comunicato stampa, relativo all'iniziativa. Sembra anomalo questo ringraziamento, ma in un periodo dove le ideologie e convinzioni di chi gestisce la stampa locale, cartacea e web, puntualmente oscura le nostre iniziative o non ci concede spazio nemmeno quando le iniziative sono APERTE E RIVOLTE ALLA CITTADINANZA TUTTA, direi che il loro sforzo, la loro attenzione e la loro disponibilità e' encomiabile.
Voglio ringraziare il Presidente Sig. Di Marcelli, del Centro Cooperativo Mazziniano, con cui abbiamo condiviso la commemorazione, ed il Prof. Severini, con cui presto collaboreremo per un dibattito aperto alla cittadinanza su Simoncelli. Voglio inoltre ringraziare tutti coloro che hanno partecipato fisicamente alla commemorazione, compreso l'unico esponente politico, la Senatrice Silvana Amati.
La cerimonia di commemorazione e' andata ovviamente nel migliore dei modi, con tanto di partecipazione e momenti di riflessione condivisi.
A nostro umile e modesto avviso, la commemorazione di Simoncelli, avrebbe dovuto coinvolgere, quantomeno le istituzioni comunali, ma ipotizziamo che anche il piu' sfigato dei consiglieri comunali, quel giorno abbia avuto altro da fare, contribuendo quindi anche lui al pericoloso revisionismo storico sul Risorgimento, come quello del XX Settembre di Porta Pia.
L'auspicio e' che non vengano spente le luci sulle vicende che 158 anni fa', portarono al processo sommario ed alla condanna a morte per fucilazione, nei confronti del concittadino patriota Girolamo Simoncelli, avallata dal "Beato" altro concittadino Pio IX.
Speriamo quindi che il prossimo anno, la cittadinanza partecipi piu' numerosa e le istituzioni si degnino di onorare il martire laico, Simoncelli.
Caro Giuseppe, per raggiungere gli obbiettivi che virtualmente (spero) auspichi e ti poni, sarebbe molto piu' semplice e sicuramente non violento, abolire il concordato ed adottare leggi, come quelle Tedesche o Francesi, in materia di riconoscimento delle religioni. Certo la confisca dei beni della chiesa, risanerebbe all'istante il debito pubblico italiano, ma non si dovrebbe arrivare a tanto. Sarebbe sufficente gia', l'abolizione dell'8x1000, il risarcimento delle tasse evase dalla chiesa cattolica, come ICI, IRES, IRAP, le bollette di acqua e luce mai pagate, ed il recupero dei soldi derivati dalle entrate dei biglietti dei musei e delle opere d'arte. Gia' così, si stimerebbe un'entrata pari a 4 miliardi di Euro circa l'anno nelle casse dello stato. OGNI ANNO!
Basta questo inoltre a farti capire, che il Principio di sussidiarietà di cui tanto si vanta il clero, sostanzialmente lo FINANZIAMO NOI.
Un caro saluto.
Caro I.P. alla cerimonia di Simoncelli, non c'era nessun politico rappresentante dell'amministrazione. Anche io l'ho reputato abbastanza grave, in considerazione che abbiamo anche una piazza gigantesca, a 50 metri dall'ufficio del Sindaco che porta il nome del nostro concittadino. L'unico personaggio politico presente, e' stata la Senatrice Silvana Amati, non nuova a partecipazioni cittadine di questo tipo. Denota che quantomeno, qualcuno ci tiene.
Per cio' che mi riguarda, strumentalizzare la partecipazione o meno di un politico, ad una commemorazione di un personaggio storico cittadino, e' il sintomo indiscusso dell'aria aggressiva che tira di questi tempi, dove TUTTI i politici, sono pronti a baciare le scarpe di Prada di Benedetto XVI, in cambio dei voti che porta, e nonostante si bestemmi liberamente e senza remore, mentre si raccontano barzellette.
Fossi in te, anziche' registrare la presenza di questo o quell'altro alla commemorazione, mi chiederei come mai, i piu' grandi personaggi storici che fecero l'Italia erano anticlericali o laici, e soprattutto come mai, quando scrissero la Costituzione Italiana, ci inserirono il PRINCIPIO DI LAICITA', che oggi tutti fanno finta che non esista.
Un caro saluto anche a te.
che significa... gli obiettivi che auspico e pongo "spero solo virtualmente"?
Certo che non posso fare io il processo, nè incamerare i beni, nè altro (non avendo, forse per fortuna, alcun potere) per cui, come ogni auspicio, esso non può che essere solo virtuale.
Ma diciamo che se un giorno si avverasse lo scenario che auspico non mi spiacerebbe affatto,visto che con la Chiesa, la storia insegna, si può ragionare solo con la forza delle cannonate.
Certo, realisticamente parlando, un sistema alla francese o alla tedesca sarebbe senz'altro un buon passo avanti per tutti.
Un caro saluto...e non vi aspettate molto dalle istituzioni, si sa che tenersi buono il prete è una priorità per chi ci governa.
Caro Giuseppe Giugasvili, personalmente non mi pongo certo come obbiettivo, l'eliminazione totale di questa o quell'altra religione. Diciamo che ridimensionarla a semplice convinzione intima e personale dei liberi individui, sarebbe gia' un ottimo risultato. Ridimensionare il fatto religioso, anche in termini di potere e privilegi soprattutto economici, sarebbe un semplice dovere di uno stato laico, che offre stessi privilegi a tutti. In Germania per esempio, si dichiara la propria religione sul loro 730, e sulla base di quanto si guadagna in un anno, si viene tassati automaticamente e mensilmente di un tot, che finisce nelle casse della chiesa di appartenenza. Va da se' che chi non crede in nulla non finanzia, e che gli unici a finanziare, sono solo coloro che lo vogliono davvero. Laicità (non ateismo bada bene!) significa riconoscere tutti...Religione e non.
Le istituzioni snobbano o minimizzano le iniziative di gruppi laici, proprio perche' la chiesa ' da sempre abituata a dire la sua e a sbandierare sotto il naso dei politici, l'altissimo numero di fedeli sulla carta. Strano che questi politici non si siano accorti che in chiesa non entra piu' nessuno, e quei numeri rappresentano solo il numero di coloro che vengono battezzati per tradizione da incapaci di intendere e volere (pedobattesimo), e non certo il numero di fedeli "reali" alla religione cattolica. Se le istituzioni strizzano l'occhio alla chiesa e si garantiscono favori e scambio di voti, sulla base di quei numeri, trovo la cosa alquanto pericolosa per un paese costituzionalmente libero, democratico e laico.
Ciao e a presto,
Paul
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