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Primi effetti della "riforma" scolastica a Senigallia e nelle Marche

La proposta del Forum: "Un monitoraggio e progettazione per rimodulare le risorse e far fronte alle nuove spese"

Comune di Ostra Vetere

Banchi di scuolaLe recenti riforme della scuola hanno indicato alle Regioni gli obiettivi da raggiungere, in termini di contenimento del numero dei docenti, dei dirigenti scolastici e dei plessi. Le Regioni, con la collaborazione delle Province e dei Comuni, cercano di mantenere in vita le scuole, con un’attenzione particolare per le zone disagiate, dove la presenza delle classi e a volte anche delle pluriclassi è giustamente difesa, per evitare il pendolarismo dei bambini e lo spopolamento dei piccoli centri.

La programmazione orientata al contenimento della spesa ha determinato varie conseguenze, fra le quali la minore disponibilità di insegnanti di sostegno, in una congiuntura che vede purtroppo in crescita il numero dei diversamente abili che si iscrivono alla scuola dell’obbligo, nelle Marche.

I Comuni hanno serie difficoltà a far fronte con risorse economiche proprie ai maggiori costi che questa situazione comporta, a causa del maggiore numero di ore di assistenza ai bambini disabili da finanziare per il servizio educativo di competenza comunale, generalmente gestito tramite cooperative esterne.

Le educatrici del servizio comunale seguono i minori in difficoltà nelle ore in cui la scuola non può mettere a disposizione l’insegnante di sostegno, pagata dallo Stato.

Il fabbisogno di ore di assistenza è di gran lunga superiore al monte ore che le insegnanti di sostegno a disposizione possono coprire, dopo i tagli, e la tendenza è destinata ad accentuarsi.

La mancanza di assistenza allo studente disabile può compromettere non solo l’attività didattica destinata a lui, ma anche quella rivolta alla classe.

Per trovare le risorse economiche necessarie per garantire lo svolgimento del servizio fondamentale e primario dell’assistenza scolastica ai minori diversamente abili, sarebbe necessario in primo luogo avviare un monitoraggio su scala regionale per individuare la consistenza dell’incremento delle ore di assistenza resesi necessarie sia a causa dell’aumento della popolazione scolastica disabile, sia per la minore disponibilità in organico di insegnanti di sostegno statali, dopo i tagli.

Si otterrebbe così il differenziale che i Comuni sono stati costretti a sopportare a causa della "riforma".

Dati alla mano, i Comuni dovrebbero proporre al Ministero ed alla Sovrintendenza scolastica una rimodulazione ed un’implementazione delle risorse stanziate per i progetti scolastici finalizzati all’integrazione scolastica e lavorativa, per fare in modo che sia garantito prima di tutto il servizio fondamentale dell’assistenza dei disabili nelle scuole, anche con progetti ad hoc.

Un momento di lezioneAi Comuni devono essere assegnate le risorse economiche necessarie per assolvere a questo nuovo trasferimento di maggiori funzioni, che di fatto si è verificato.

Una volta garantiti i trasferimenti per svolgere i servizi fondamentali alla persona, si può pensare di stanziare un budget per i progetti volti a migliorare la qualità del servizio di assistenza scolastica e di assistenza all’autonomia.

I progetti potrebbero per esempio essere finalizzati ad individuare nuovi sistemi meno costosi e più flessibili, per la gestione del servizio di assistenza scolastica ai minori diversamente abili.

Un’idea che permetterebbe di risparmiare risorse economiche potrebbe essere quella di decentrare ai Comuni tutta la funzione relativa al sostegno scolastico, superando l’attuale frammentazione delle competenze, fra le insegnanti di sostegno statali e le educatrici comunali o delle cooperative affidatarie del servizio.

I Comuni riceverebbero così le risorse economiche per pagare le educatrici e le insegnanti di sostegno, che passerebbero al Comune.

Alle insegnanti di sostegno sarebbe permesso di svolgere anche le mansioni delle educatrici, e viceversa alle educatrici professionali sarebbe concesso di svolgere anche azioni di supporto al percorso didattico.

Con un minimo di flessibilità si orienterebbe verso la direzione del federalismo questo percorso di riforma, costellato da tagli alla spesa, più che dagli investimenti e dall’innovazione nella didattica.


da Simona Ciucani
Forum dei Comitati e delle Associazioni civiche di Senigallia

Pubblicato Giovedì 1 ottobre, 2009 
alle ore 15:46
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