“La nostra protesta contro i capannoni industriali di Pian Volpello parte da lontano”
da Movimento Insieme per Castelleone
A seguito dell’articolo apparso sul Corriere Adriatico mercoledì 12 settembre 2007, relativo alla costruzione di Capannoni industriali in Via Pian Volpello, su segnalazione di un "anonimo", il Movimento "Insieme per Castelleone" precisa che la protesta avanzata contro la Maggioranza suasana, in difesa di quell’area, che era stata destinata ad insediamenti produttivi, parte da lontano, sin dall’approvazione del PRG.
Il fatto ci nobilita, però, facciamo notare che ben pochi cittadini hanno avuto il coraggio di appoggiare le nostre iniziative, mentre ora vediamo che si ha l’audacia di inviare segnalazioni e foto alle testate locali e nazionali.
Inoltre, riferendoci a quanto riportato dal Sindaco Biagetti: "dovevamo dare una risposta a chi ci chiedeva infrastrutture per nuove imprese…", si precisa che a tutt’oggi non siamo a conoscenza di richieste avanzate nè da imprese locali nè tanto meno da gruppi imprenditoriali forestieri per quell’area ad eccezione di un singolo artigiano che ha occupato una piccola parte dell’unico capannone costruito; mentre sappiamo che ci sarebbe necessità di capannoni, ma forse come sostenevamo, non era quella la locazione né la condizione migliore..
Tanto è vero che dei tre capannoni e mezzo previsti in quell’area ne è stato costruito sino ad oggi uno solo.
Ci fa piacere comunque che un’autorevole giornalista si sia resa conto di persona di come numerosi reperti romani siano stati distrutti dalle ruspe: "resti di antiche pavimentazioni, ceramiche dipinte mescolate con la pietra, marmi, graniti, pezzi di terrecotte, briciole di maioliche" ad indicare la ricchezza di quel terreno e del fatto che la Soprintendenza ed il Sindaco non hanno avuto il coraggio di fermare i lavori.
Infatti, nell’incontro organizzato da “Insieme per Castelleone” tenutosi il 19/04/2007, la Soprintendenza aveva asserito che è meglio tenere i reperti romani coperti sotto terra e costruirci sopra dei Capannoni anziché scoprirli e farli rovinare dalle intemperie.
Ma un conto è lasciare il terreno libero senza alcuna costruzione in cemento, permettendo in qualsiasi momento, e magari con nuovi finanziamenti, di poter recuperare quella zona rurale, ed un conto è costruirci sopra dei Capannoni industriali che di fatto seppeliscono definitivamente i resti romani.
E poi che dire di tutti quei reperti "triturati" dalle ruspe?
La Sovrintendenza aveva assicurato i partecipanti di quell’incontro che numerosi vasi recuperati durante gli scavi di fondazione sarebbero stati collocati al Museo “Alvaro Casagrande” di Castelleone di Suasa ma di quel vasellame non abbiamo più traccia.
Sarà mai finito anch’esso sotto le ruspe?
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!