"Un calendario venatorio inadeguato per la gestione del patrimonio faunistico"
dalla Federazione Nazionale Pro Natura Marche
Il calendario venatorio appena emanato dalla Regione Marche ci appare del tutto inadeguato per avviare la Regione verso una corretta gestione del patrimonio faunistico, che sia coerente anche con le norme europee.
Anche quest’anno sono pervicacemente, con fastidio e presunzione ignorati i principali pareri espressi dall’Istituto Nazionale per la Fauna selvatica e le normative Europee.
L’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ha fornito, come in passato, una serie di indicazioni tecniche in gran parte puntualmente ignorate.
Non staremo, punto per punto, ad esaminare i numerosissimi elementi di incongruenza con il parere trasmesso alla Regione dall’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica ma solo i principali.
Un primo punto riguarda l’inserimento tra le specie cacciabili del Combattente, definito dall’INFS, sulla base dei censimenti effettuati in Italia e in altri siti europei, in “drammatico calo”.
Ci appare inaccettabile affermare, come si legge nella relazione di accompagnamento al calendario venatorio “…si è dell’opinione che la questione necessiti di ulteriori approfondimenti ed eventuali provvedimenti legislativi nazionali.” Per questa specie l’INFS addirittura “suggerisce di agire con tempestività, prevedendo non solo interventi di tutela ambientale ma anche un maggiore livello di protezione a livello comunitario”. La Regione risponde a questa osservazione affermando che “la questione meriti ulteriori approfondimenti“;
Un secondo punto in palese contrasto con il parere tecnico riguarda la caccia alla Beccaccia che si protrae dal primo di ottobre fin quasi alla fine di gennaio. Anche in questo caso il parere tecnico era quello di anticipare la chiusura al 31 dicembre come auspicato addirittura dall’Associazione“Amici della Beccaccia” che non può certamente dirsi filo naturalista.
Una terza questione, molto grave, che travalica i confini regionali è il ritardo con cui il Ministero dell’Ambiente, che avrebbe dovuto emanare un provvedimento di regolamentazione e di limitazione dell’attività venatoria all’interno della Rete Natura 2000, in realtà ancora non lo ha fatto e sembra che non lo farà fino a settembre, salvaguardando così una piccola, ma evidentemente ancora potente, lobby venatoria.
Con tutto il rispetto, appare contestabile la risposta dell’Assessore alla nota di alcune Associazioni quando, si afferma che sono state poste in essere, all’interno delle aree SIC e ZPS, limitazioni come quella di non cacciare sui valichi montani. Non un accenno alla possibilità/obbligatorietà di mettere a valutazione di incidenza il calendario venatorio all’interno delle aree appartenenti alla Rete Natura 2000, come prevede la normativa europea e come la limitrofa regione Abruzzo ha fatto.
Altrettanto contestabile la giustificazione della caccia alla Moretta, oltre che al già citato Combattente, adducendo come motivo il fatto che queste specie erano già presenti nel precedente calendario venatorio. Va spontaneo il pensiero all’antica locuzione latina “errare humanum est, perseverare diabolicum”.
Ci siamo sempre chiesti, senza mai ottenere una risposta ufficiale, di conoscere i tecnici faunisti, la loro autorevolezza scientifica, che hanno supportato scelte tecniche così palesemente in contrasto con quanto sostenuto dall’INFS.
Infine troviamo un certo disappunto nel rilevare che proprio in occasione di una importante delibera di giunta, come il calendario venatorio, alcuni assessori abbiano avuto improrogabili impegni che li hanno costretti a rimanere assenti.
Prof. Mauro Furlani
Coordinatore Regionale della Federazione Pro Natura Marche
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