Voce e ritmi nel concerto di Fiorella Mannoia
Un'Onda Tropicale sulla Fenice di Senigallia
Onda Tropicale, l’ultimo disco di Fiorella Mannoia, è un lavoro come se ne posso vedere di simili: è il racconto di un viaggio, quello che l’artista ha fatto in Brasile, steso però con la collaborazione di musicisti del calibro di Caetano Veloso, Gilberto Gil, Carlinhos Brown e Milton Nascimento.E’ una raccolta di brani originali brasiliani, alcuni tradotti in italiano: si va da quelli famosi al punto di risultare quasi abusati come Mas que Nada ad altri che sono una vera scoperta: Senza un Frammento (Faltando um Pedaço) e 13 Di Maggio (13 de Maio).Molti cantanti, dicevamo, ci hanno raccontato le loro impressioni di viaggio, le realtà che hanno scoperto, le sonorità che hanno incontrato… con risultati non sempre esaltanti.
A questo punto viene da chiedersi dove sta la novità in questa Onda Tropicale: forse non c’è!
Ma allora cos’è che ha portato tanta gente al teatro La Fenice al punto da far registrare il tutto esaurito già da giorni?
A questo si può rispondere solo ora: dopo aver assistito al rito della Mannoia, che sale sul palco e ti stende con la sua voce, che si diffonde, riempie la sala ed abbraccia gli spettatori, che non possono evitare di scattare in piedi ad applaudirla quando snocciola una dopo l’altra le perle della sua carriera.
Ma il fulcro del concerto è tutto sui ritmi: le percussioni entrano in quasi tutti i brani, vecchi o nuovi che siano e Fiorella non si esime dall’esibirsi in balli a volte frenetici a volte sinuosi, che portano anche noi a respirare l’aria tropicale che lei ha respirato.
Oltre per il brano che ha lanciato l’album, Cravo e Canela, la Mannoia sottolinea marcatamente la sua preferenza per la già citata Senza un Frammento ed è trascinante in Kabula Lè Lè.
Il suo racconto di viaggio è spesso inframezzato da digressioni nei suoi vecchi successi: canta L’Assenza, rende omaggio a Sergio Endrigo con Io Che Amo Solo Te, coinvolge il pubblico in Messico e Nuvole, e poi accende il juke box nei bis interpretando in maniera emozionante Sally e Quello che le donne non dicono, proponendo un’interessante versione acustica de Il Cielo d’Irlanda, e facendo alzare il pubblico a ballare con Il tempo non torna più in versione carioca.
Luca Ceccacci
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