III Conferenza regionale sulla Sicurezza – Territori in sicurezza. Tra libertà e controllo
L’intervento del vicepresidente della Giunta regionale Luciano Agostini
Il tessuto civile della regione è forte, solido, ma non impermeabile a quanto gli succede attorno. Anche se il numero di delitti si è sostanzialmente stabilizzato nell’ultimo anno e ci sono anticorpi "naturali" che proteggono il tessuto sociale, i valori positivi da soli non bastano a combattere alcuni fenomeni. Il senso di insicurezza nelle famiglie, pur molto inferiore alla media italiana, è salito nell’ultimo anno al 22,4% rispetto al 13,9% nel 2005. Le Marche, sono una regione, comunque, al plurale anche nello stato della sicurezza: le aree costiere, rispetto a quelle medio collinari, presentano criticità diverse. Questo, in sintesi, il quadro tracciato dal vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla Polizia Locale e alle Politiche Integrate di Sicurezza, Luciano Agostini, introducendo i lavori della Terza Conferenza regionale sulla sicurezza che si è aperta giovedì 25 mattina a Senigallia. Foltissima la partecipazione di amministratori, magistrati, sindaci, operatori di polizia e cittadini, ospitati nel salone della recuperata Rotonda a Mare. Agostini è intervenuto con una approfondita relazione, dopo il benvenuto del sindaco di Senigallia, Luana Angeloni, i saluti del presidente dell’UPI, Palmiro Ucchielli, del rappresentante dell’ANCI Marche, Piero Celani, sindaco di Ascoli Piceno e David Favia, vicepresidente del Consiglio regionale.
"Già dal 2001 – ha proseguito Agostini – in occasione della prima Conferenza, siamo voluti uscire dal luogo comune dell’isola felice per analizzare criticità e ragionare insieme ai territori in termini di sistema integrato, partendo dall’assioma che la sicurezza è un bene primario, un diritto fondamentale di cittadinanza". Il vicepresidente ha ricordato il rapporto del Censis, che nell’affrontare il tema sicurezza e cittadinanza ha diviso il Paese in tre aree: il Centro Nord con una criminalità riconducibile al vandalismo, ai quartieri ghetto, alle baby gang; il Sud con una criminalità tradizionale e le aree provinciali che sono marginalmente colpite. Le Marche potrebbero stare in questa terza area, con una criminalità medio-bassa, sia in termini assoluti, che in percentuale nelle classifiche degli ultimi 8-10 anni. Agostini ha quindi evidenziato come gli aspetti legati al benessere diffuso – che diventa attrattiva per le attività illecite – la forte spinta immigratoria (in forte crescita negli ultimi anni, pari al 406%, rispetto alle media italiana del 262%) – che impone un confronto culturale continuo, ma anche attenzione alla legalità – hanno portato a tracciare alcune coordinate da parte della Regione. In primo luogo agire a livello territoriale e locale per consolidare un diffuso sistema delle sicurezze (urbana, ambientale, sociale, stradale, alimentare, sul lavoro), valorizzando il ruolo delle città e dei sindaci, riconoscendone la centralità nel sistema delle politiche integrate di sicurezza. Inoltre, l’educazione alla legalità per far crescere la sensibilità e una cultura delle sicurezze nei cittadini e, infine la collaborazione interistituzionale tra governo regionale e locale, tra governo regionale e centrale. Agostini ha anche sottolineato le azioni della Regione relative alla legge regionale n. 11 del 2002, che prevede, tra l’altro, il sostegno agli enti locali: nel 2005 -2006 sono stati stanziati 450 mila euro per 22 progetti, attivando una mole di interventi pari a un 1 milione di euro. Ma la Regione interviene anche con specifiche e innovative politiche nelle diverse sicurezze: le Marche sono l’unica regione italiana ad aderire al progetto europeo "Safetynet" che si propone di ridurre, entro il 2010, il 50% della mortalità stradale e un progetto sperimentale, previsto in uno specifico protocollo di Intesa che sarà firmato tra Regione e ministero dell’Interno, sulla rilevazione del degrado e disordine urbano e che godrà, dalla Finanziaria, di un’assegnazione di 600 mila euro. Regione Marche.
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