Prosegue al CSA Mezza Canaja la rassegna Te lo faccio vedere io!
Giovedì 28 dicembre un documentario girato dopo la strage di Piazza Fontana ideato da Pasolini
Per “Te lo faccio vedere io!” al CSA Mezza Canaja giovedì 28 dicembre alle ore 21.30 12 dicembre di Pier paolo Pasolini con la collaborazine di Lotta Continua.
La produzione pasoliniana si è sempre dovuta scontrare -e spesso suo malgrado- con approcci al limite del mito e addirittura della venerazione. Un culto alimentato da una serie di interpretazioni talvolta forzate nonchè legate ad una ricomposizione storica ed ideologica che tendevano a sottovalutare l’opera letteraria e di definizione teorica sul cinema (pensiamo al dibattito semiologico, polemico e certamente ancor’oggi oggetto di confutazioni, avvenuto a metà degli anni ’60). E tutto ciò indipendentemente dall’esistenza o meno di uno “scarto” tra questi due momenti (quello cinematografico e quello letterario per l’appunto): sapere cioè quali e quanti siano i limiti o gli arricchimenti che questi riescono a scambiarsi a vicenda. Quando poi ci troviamo a parlare di elementi autobiografici, sebbene in senso lato, non possiamo non prendere in considerazione quelle che sono le fisiologiche contraddizioni del regista (e,verrebbe da dire,di ogni regista).
Il documentario venne girato nell’arco di due anni (tra la fine del 1970 e l’inizio del 1972), ideato dallo stesso Pasolini (che in seguitò si defilò dal progetto) in collaborazione con Lotta Continua dopo la strage di Piazza Fontana. In quegli anni andava affermandosi il cosiddetto “cinema politico”, definizione che – almeno per l’Italia- è ancora oggi la madre di tante indecisioni e di equivoci poichè in molti casi basterebbe parlare più semplicemente di politicizzazione del cinema narrativo tradizionale e dunque di una serie di operazioni, magari anche apprezzabili e tecnicamente valide, ma di puro recupero di tradizioni codificate (alcuni parlarono di quegli anni come di un cinema “in fase di restaurazione”).
A margine venne poi a svilupparsi un cinema più propriamente “militante”, protagonista di una breve stagione fatta di Cinegiornali, Collettivi Cinema Militante, Centri di Documentazione ed altre iniziative sparse per l’Italia (ma in generale in tutto il mondo, dalla Francia al Belgio,dagli Stati Uniti fino all’America Latina) destinate ad esaurirsi rapidamente. Ed è su questa tradizione che si innesta il progetto di 12 Dicembre: interviste sull’attentato alla Banca dell’Agricoltura, sulla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, a partigiani che manifestano la loro delusione sullo stato della Repubblica, a minatori di Carrara, a disoccupati di Bagnoli e ad immigrati torinesi, immagini di rivolta nella Reggio Calabria del 1970.
A suo tempo l’opera venne giudicata piuttosto severamente anche da parte di riviste vicine a Lotta Continua come “Ombre Rosse”, che imputò all’operazione la mancanza di una vera e propria tesi generale e di un discorso politico articolato, limitandosi ad una p ura registrazione di situazioni.
A distanza di oltre trent’anni il film, che ebbe già ai suoi tempi una circolazione molto limitata (e che successivamente è stato ritrovato in forma ridotta e restaurata a cura del Fondo Pasolini) risente sicuramente della mancanza di un centro ben definito e soffre di una serie di contraddizioni che però non vanno ricercate esclusivamente a monte (anche perchè non sempre le intenzioni dich iaratamente programmatiche hanno portato a risultati positivi) ma che sono presenti in fieri: una certa confusione è in questo caso (ma non solo,basti ricordare la fallimentare esperienza del film di montaggio “La rabbia” realizzato dieci anni prima) presente nella struttura del film stesso, che oscilla tra la dimensione “personale e politica” del regista e quella più distintamente politica del Collettivo.
Restano però nella memoria le immagini ed i volti della frustrazione e della disillusione, paradossali testimoni di un’afasia tutt’ora opprimente.
Centro Sociale Autogestito
Mezza Canaja
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