Il Mezza Canaja dalla parte dei lavoratori della SICA
Ancora attestati di solidarieta' dalle associazioni di Senigallia
Sempre più spesso, in ogni parte d’Italia, delle industrie, all’affacciarsi di una crisi produttiva e del calo dei profitti, decidono arbitrariamente di chiudere i loro stabilimenti.
Questa volta tocca a Senigallia, città turistica, dove lo stabilimento ex SCAC – oggi consorzio SICA – ha deciso di chiudere per le eccessive perdite avute nel primo semestre 2006, con un passivo di circa un milione e mezzo di euro.
A pagare il prezzo più alto, come sempre, è chi la sua parte l’ha sempre fatta e forse anche più del dovuto, cioè i lavoratori.
Persone che pur di non perdere il proprio lavoro e trovarsi così senza un reddito con il quale mantenersi, accettano di fare sacrifici, regredendo un passo alla volta, nei loro diritti duramente conquistati da altre generazioni.
I lavoratori della Sica – come avviene in ogni crisi industriale – si trovano davanti ad un bivio inaccettabile, un ricatto padronale per cui o ti sacrifichi, diventi flessibile, aumenti la produttività abbassando il costo del lavoro, oppure l’azienda chiude, per poi "emigrare" dove i diritti dei lavoratori sono inesistenti e dove il lavoro è sottopagato, in modo da aumentare i propri profitti.
La decisione della cooperativa rossa aderente alla LegaCoop, Fruttagel, di chiudere gli stabilimenti e di scaricare 200 persone (di cui 170 con contratti a tempo determinato), sembra improrrogabile e la dice lunga sulla "diversità etica", sul "altro-mercato" di cui molte cooperative si vanno vanto.
Ai lavoratori della SICA va tutta la nostra solidarietà e la nostra disponibilità nel sostenerli nella loro lotta.
CSA ½ CANAJA
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