Perplessità sugli atti deliberativi della Regione in materia di caccia
dalla Federazione Nazionale Pro Natura
La Federazione Nazionale Pro Natura intende esprimere tutto il suo dissenso sul modo in cui la Giunta Regionale ha operato recentemente nel settore della caccia.
Il calendario venatorio, prima emanato, poi sospeso dal TAR su ricorso di illegittimità da parte del WWF, successivamente, con sedute urgenti, di nuovo riapprovato dalla Giunta Regionale. Tutto ciò ha creato disorientamento nel mondo venatorio e sconcerto anche tra coloro che, a vario titolo, si occupano di queste questioni.Dopo poche ore dalla pubblicazione del decreto del TAR che bocciava il calendario venatorio, il primo settembre, la Giunta si riuniva con estrema urgenza per emanarne uno nuovo, così da consentire la caccia appena poche ore dopo.
Da rilevare che, nel provvedimento della Regione Marche del 1 settembre, è stata inserite fra le specie cacciabili la quaglia per due sole giornate di caccia con la motivazione di pubblica incolumità, sulla base dei dati raccolti dai centri di inanellamento marchigiani. Il provvedimento era in contrasto sia con la sentenza del TAR sia con il parere tecnico dell’ Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS). Tra l’altro non è dato di sapere quali sarebbero i centri di monitoraggio marchigiano e quali dati siano stati utilizzati, visto che è proprio l’ INFS a coordinare l’attività di inanellamento a scopo scientifico e dunque ad essere in possesso di tutta la banca dati dei rilevamenti effettuati sul territorio nazionale.
Con altrettanta urgenza si è riunita sabato 7 Ottobre per deliberare l’estensione a cinque giornate settimanali della caccia alla fauna migratoria, nei mesi di ottobre e novembre. Questa delibera, non solo è contro il parere del TAR, ma anche, di nuovo, contro il parere tecnico dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
La Giunta regionale, in quest’ultimo caso, non potendo deliberare in aperto contrasto con le perplessità tecniche dell’INFS, si è dovuta avvalere di un altro parere tecnico: quello dell’Osservatorio Epidemiologico per il Monitoraggio e la Profilassi delle Malattie Trasmissibili all’Uomo e altri Animali dalla Fauna Selvatica.
Se questo lungo titolo ha un senso, da esso si evince che i compiti di questo Istituto non sono certo quelli di monitorare la consistenza delle popolazioni faunistiche stanziali e migratorie. L’Osservatorio dovrebbe controllare l’andamento epidemiologico degli animali selvatici, il loro stato sanitario, la trasmissione tra gli animali di malattie infettive, ecc.
In ogni caso, qualora i suoi compiti istituzionali fossero stati estesi, ci piacerebbe conoscere i nomi dei ricercatori che hanno effettuato tali complessi monitoraggi, la loro qualifica professionale, le metodologie adottate, le fonti bibliografiche utilizzate, i tempi dei monitoraggi e quant’altro a cui una seria ricerca scientifica dovrebbe attenersi.
Certamente i dati a disposizione dell’Osservatorio dovevano essere molti, per opporre un parere diverso a quello dell’Istituto Nazionale delle Fauna Selvatica, che da molti decenni, con decine di ricercatori e centinaia di collaboratori in tutta Italia, si occupa di fauna. Ci piacerebbe conoscere anche in quale rivista scientifica i dati siano stati pubblicati, quale autorevole istituto li ha validati.
Come naturalisti che da decenni operano nella Regione non ci eravamo ancora accorti che le Marche erano dotate di così accurati strumenti di indagine, di personale tecnico tanto qualificato, tale addirittura da fornire dati aggiuntivi a quelli dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
La verità è che purtroppo la Regione Marche si è preoccupata unicamente di non interrompere l’attività venatoria e di non irritare i cacciatori gestendo in maniera caotica e approssimativa la situazione.
In tanti anni e con ingenti investimenti, la Regione non ha voluto dotarsi di un serio e scientificamente riconosciuto organismo di studio e gestione della fauna, in grado di raccogliere ed elaborare dati, eliminando così, con la sua autorevolezza scientifica, quel mercanteggiare da retrobottega a cui sembra di assistere in materia di caccia.
La Federazione Nazionale Pro Natura, non ha mai espresso un giudizio sulla caccia da un punto di vista ideologico. Appare tuttavia assai difficile trovare dei punti di convergenza e di discussione con il mondo venatorio, quando la stessa Regione ignora i pareri scientifici e disattende le normative europee di riferimento.
Il Coordinatore regionale
Mauro Furlani
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