“Fermiamo un progetto irresponsabile e irrispettoso per il nostro territorio!”
dal Comitato Difesa Monte S.Angelo
La pubblicazione del libro di Lucio Tribellini "MONTEFORTINO D’ARCEVIA- ricostruzione di una straordinaria scoperta archeologica", presentato in Arcevia il 22 luglio scorso al Teatro Misa, riapre bruscamente la spinosa questione sul grande bacino estrattivo di Monte S. Angelo.
Il volume di 275 pagine si articola in due parti: la prima ricostruisce attraverso gli epistolari la scoperta del sito archeologico, le relazioni tra i proprietari terrieri e gli ispettori dello Stato Italiano, mentre la seconda diventa materia più specifica trattando l’aspetto filo-antropologico delle popolazioni che abitarono quel luogo.
Per chi non conosce quei luoghi, è utile specificare che Montefortino di Arcevia si trova su una dorsale del Monte S.Angelo: il sito archeologico è parte integrante del paese stesso e il bacino cave in questione è in parte all’interno dell’area a cui il libro si riferisce.
Le ricerche e i dati inediti raccolti da LUCIO TRIBELLINI costituiscono informazioni di notevole importanza, la cui pubblicazione è cosa di grande utilità. "All’esposizione dei dati, resa in modo ineccepibile di oggettività, seguono una serie di considerazioni interpretative, sulle quali si può discutere, ma che comunque saranno utili per avviare un proficuo confronto sull’argomento, tenendo peraltro presente che, in realtà, solo una ripresa organica delle ricerche sul terreno potrebbe chiarire con certezza certe problematiche".
Questo è quanto scrivono nella prefazione del libro GIULIANO DE MARINIS e MAURIZIO LANDOLFI, insigni archeologi della Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche. Inoltre, lo stesso Landolfi, durante la presentazione ufficiale del volume, si è rivolto al presidente della provincia ENZO GIANCARLI esortandolo alla riapertura degli scavi: "potremmo presentare un progetto articolato alla Unione Europea, creare nuovi posti di lavoro e far rifiorire l’intera area". Queste le sue importanti parole.
Potrebbe essere questa una validissima alternativa al progetto cave che mette in pericolo la stessa sopravvivenza di importanti testimonianze di una intera civiltà.
Non si può, infatti, di fronte a tale pubblicazione che avvalora ulteriormente l’importanza dell’area archeologica, ignorare la possibilità di riaprire gli scavi che diventino volano per il rilancio nel nostro territorio di un turismo culturale.
E’ doveroso, oggi più che mai, riparare agli errori del passato quando l’Amministrazione Comunale di Arcevia permise lo scempio dell’area, utilizzata addirittura come discarica nei pressi del sito dove sorgeva la Fonte Sacra: struttura questa in travertino spugnoso di epoca romana (III-II sec.a.C.) abbattuta per lasciare spazio ad una orribile costruzione in cemento adibita a lavatoio.
Oggi uno dei progetti presentati alla Provincia di Ancona per l’escavazione nel bacino di Monte S. Angelo riconosce l’importanza del sito archeologico che descrive dettagliatamente fornendo persino suggerimenti affinché in futuro, quando l’attività estrattiva sarà esaurita (ma quando avverrà? E non sarà veramente allora troppo tardi?) l’area ritorni oggetto di studio e di visite turistiche.
Questo è lo scotto che dobbiamo pagare quando gli interessi di pochi si sostituiscono ai doveri dei politici di tutelare la collettività?
Allora anche il paradosso, come in questo caso, diventa legittimo: se da un lato riconosciamo il giusto valore delle cose poi però le nostre azioni vanno nella direzione sbagliata!
Siamo ancora in tempo: fermiamo un progetto irresponsabile e irrispettoso per il nostro territorio!
COMITATO DIFESA MONTE S.ANGELO
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