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Il Bosco Urbano di Ostra Vetere: un’area naturale da proteggere

di David Fiacchini

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clicca per ingrandireCon l’arrivo della primavera alcune zone sono tappezzate di un giallo intenso, quello del ranuncolo chiamato Favagello, e dell’azzurro tenue della Veronica dei campi. Macchie bianche e gialle della piccola Pratolina, una margherita perennemente in fiore, si confondono con altre specie erbacee spontanee pronte a fiorire in modo più o meno vistoso. Specie rustiche e ottime per l’insalata, come ad esempio i cosiddetti “grugni” e i meno noti “crispigni”.
Purtroppo ai più sembrerà soltanto un’inutile distesa di erbacce con qualche sparuto alberello qua e la, e qualcuno magari potrebbe inorridire al solo pensiero di farci una passeggiata, perché dai cespugli potrebbero improvvisamente far capolino pericolosissimi topolini e bisce fameliche. Altri non vedono l’ora di passarci con una falciatrice per eliminare definitivamente erbacce ed arbusti, creando l’estetico effetto di uno sterile “campo da golf”. Insomma, sulle sorti di un piccolo appezzamento di terra ubicato in via Soccorso, nei pressi della Scuola Materna “Luca Lombardi” di Ostra Vetere, ci sono molti che tendono a “criticare” e pochi che cercano di capire i veri motivi per cui quell’area dovrebbe essere conservata allo stato naturale, “selvatico”.
Ci stiamo riferendo all’area verde ribattezzata “bosco urbano” che, nonostante i numerosi problemi di realizzazione (prima) e di gestione-cura (poi), stenta ancora ad assumere una fisionomia più “naturale”, come era nello spirito del progetto originario che in Comune, evidentemente, continuano a far finta di non conoscere.
L’area verde nasce nel “lontano” 1994 grazie ad un progetto, finanziato dalla Provincia di Ancona, la cui parte naturalistica fu curata dal locale gruppo WWF, a titolo di volontariato. Non un parco con tavolini e piante disposte in fila, non un’area verde simile ad un giardino all’inglese, ma un “laboratorio all’aperto” dove la natura fa il suo corso, dove poter osservare dal vivo i cicli biologici di animali e piante “nostrani” con i ragazzi delle scuole o con i turisti.
Il bosco urbano, che si sviluppa su di un superficie in declivio per circa 3 ettari, è stato suddiviso in diverse tipologie di aree (bosco, frutteto, aiuole didattiche) in cui sono state piantumate specie vegetali autoctone che ricreano i complessi boscati delle colline marchigiane (querceti, orno-ostrieti, cerreti, ecc.) seguendo l’approccio scientifico fitosociologico; le fasce incolte, all’interno ed all’esterno delle zone piantumate, servono per lasciare spazio alla successione ed all’evoluzione naturale dei “boschi” in crescita. In questo modo l’area si presta per osservazioni didattiche e scientifiche, tanto che alcune zone possono essere considerate come “quadrati di studio permanenti” dove seguire passo passo l’evolversi naturale delle successioni vegetali (dalle specie erbacee a quelle arbustive e via via verso il bosco), processo di grande interesse anche per le Università di Ancona e Camerino, contattate dai progettisti del WWF.
Consideriamo, poi, che in questi ultimi anni la campagna e le rarissime aree boschive lungo la vallata del Misa e del Nevola si sono impoverite sempre di più, tanto da far diminuire il numero delle specie vegetali ed animali di grande valore naturalistico (pioppi bianchi ed ontani, rondini e ricci, tritoni e farfalle, ecc.); a questo fenomeno, in crescita su scala nazionale e globale, si deve aggiungere il fatto che oggi nelle Marche sono rimaste pochissime aree dove la vegetazione è libera di crescere spontaneamente (le fasce incolte e quelle improduttive vengono lavorate o falciate continuamente). Ecco allora che una piccola area come quella del locale bosco urbano diventa veramente speciale e preziosa: visto il vertiginoso ritmo di impoverimento cui è soggetto l’ambiente che ci circonda, assumerà nel tempo un valore naturalistico enorme e già oggi, dal punto di vista floristico, la sola presenza di specie arbustive ed arboree autoctone (come roverella, ciavardello, fusaggine, sanguinello, acero campestre, ecc.) e l’enorme varietà di specie erbacee che crescono spontaneamente e – quasi – indisturbate (papavero, fiordaliso, cicoria, veccia, ginestrina, attaccamani, iperico, euforbia peploide, cardo, camomilla, veronica, ecc.), conferiscono all’area un elevato valore di biodiversità.
Insomma, un ottimo biglietto da visita per Ostra Vetere, buono per ogni stagione … sempre che l’Amministrazione comunale decida finalmente di gestire l’area con il metodo naturalistico.

David Fiacchini

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Lunedì 3 aprile, 2006 
alle ore 10:41
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