L’ambasciatore Ferraris insignito dell’onorificenza rotariana PHF
Il Professore ha parlato di Europa e nuovo ordine internazionale
Si è rivelata una vera e propria sintesi, chiara e profonda, dei principali eventi di storia moderna la "lectio magistralis" tenuta, sul tema "Un nuovo ordine internazionale?", dall’ambasciatore prof. Luigi Vittorio Ferraris la sera in cui il Generale dei Bersaglieri dott. Marcello Olivi, presidente del Rotary Club Senigallia, gli ha consegnato l’onorificenza rotariana Paul Harris Fellow.
Il professore ha esordito affermando che la storia degli ultimi decenni è segnata da due conflitti mondiali le cui cause sono da imputare all’Europa che ha di certo dato al mondo il diritto, l’ideologia ed una serie di valori positivi, ma ha anche causato mali che ancora persistono quali antisemitismo, razzismo, dittature.
La parte occidentale ha adottato una struttura europea con governi basati sulla democrazia pluralistica, sull’economia di mercato e la libertà; agli inizi degli anni 90’ si era talmente soddisfatti del successo che si pensava di vivere in un’epoca nuova in cui la pace poteva sembrare definitiva. Ci si dimenticava che in quel periodo, comunque non di pace ma di guerra fredda, l’Europa aveva delegato l’onere della propria sicurezza agli Stati Uniti, mentre nel mondo erano morte 120 milioni di persone per atti di guerra. Ma dal 1991 nascono i problemi con la guerra del Golfo e la frammentazione dell’ex Jugoslavia; cominciava il processo di unificazione degli Stati Europei motivato dalla sicurezza, dal benessere e dalla modernizzazione.
L’Europa ha, però, deluso. Non c’è più la sicurezza interna perché è minata dal terrorismo, mentre il benessere e la modernizzazione si sono arrestati. L’Europa ha poi fatto l’errore di credere nella funzione dell’euro; ci sono stati vantaggi sul piano finanziario ma poi è mancata una politica economica comune. Per quanto riguarda il terrorismo, questo ha cambiato la sua natura; ora non vi sono obiettivi politici ma esiste la lotta per un diverso tipo di valori e per una diversa visione della società. In più , vi sono anche Stati che lo alimentano!
Altro problema molto complesso è stato il caso Irak. Alla sua base vi sono due problemi: il primo è quello della disponibilità o meno da parte di uno stato di armi di distruzione di massa, il secondo è la difficoltà di individuarle e di come ci si può opporre. Nel deprecato periodo del terrore, in cui solo due superpotenze possedevano l’arma nucleare, ci si basava sulla deterrenza; ora che le armi nucleari sono proliferate, la deterrenza non funziona più. Se si parte dalla convinzione che la pace può essere affidata solo all’esistenza di stati democratici, bisogna fare in modo che ovunque vi sia la democrazia. Nasce allora la discussione su come esportare la democrazia. Il problema iracheno si sta ripresentando con l’Iran che ha riaperto i siti nucleari, dice, con scopi non militari. Tutti riteniamo che i veri scopi siano quelli militari, ma come può essere fatto l’accertamento delle intenzioni? Ecco che riappare il problema dell’uso della forza come modo necessario per il ristabilimento dell’ordine internazionale. Si dice: la forza deve essere usata solo dalle Nazioni Unite che, però, sono semplice unione di Stati Sovrani la cui volontà è la somma algebrica degli Stati, nel senso che alcuni contano di più altri di meno.
Tutto ciò ha portato a far emergere il concetto di difesa dei diritti umani, che rende lecito l’intervento con l’uso della forza, anche in violazione dei diritti internazionali, se questa porta al raggiungimento del bene superiore che è la tutela dell’uomo; insomma non ci sono guerre buone o cattive, bisogna vederne il fine.
In conclusione l’ambasciatore ha affermato che l’Europa è chiamata a trovare un nuovo progetto d’azione, che non si può pretendere sempre l’azione multilaterale affidata alle Nazioni Unite perché possono essere necessarie azioni unilaterali, che tutti gli Stati devono cercare di condividere la stessa visione di una società che deve essere tollerante. Gli obiettivi non sono facili da raggiungere, per questo c’è necessità di maggiore determinazione e coraggio.
Rotary Club Senigallia
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