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Per una gestione “integrata” e consapevole delle risorse idriche

di David Fiacchini


Mass-media, enti locali, associazioni… Non c’è giorno (o quasi) che non si legga o non si ascolti qualche intervento in materia di acqua: acqua come bene prezioso, acqua come risorsa non rinnovabile, acqua come elemento vitale. Ma cosa si sta facendo a livello locale (valli del Misa e del Nevola, ad esempio) e regionale, in concreto, per tutelare il ciclo dell’acqua?
Partiamo da una considerazione di base: occorre una visione-gestione integrata, almeno a scala di bacino idrografico, che rompa gli attuali schematismi amministrativi sedimentati negli anni e riunisca lo stillicidio di competenze, per andare ad operare scelte tempestive/preventive e a prendere decisioni lungimiranti, spesso anche impopolari, ma fondamentali per raggiungere gli obiettivi improrogabili di "sostenibilità ambientale" e per… "onorare" i principi sottoscritti nella più volte citata, da politici e amministratori locali, "Carta di Aalborg" (documento approvato dai partecipanti alla "Conferenza europea sulle città sostenibili" tenutasi in Danimarca nel maggio 1994).
Usi irrigui e prelievi idrici, deforestazione e artificializzazione del territorio, manutenzione ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua, minimo deflusso vitale e rinaturalizzazione fluviale, delocalizzazione insediamenti a rischio e pianificazione di area vasta, sono solo alcune delle attività e delle progettualità che dovranno viaggiare non solo nella medesima direzione ma anche, per rimanere nella metafora, con lo stesso veicolo guidato da un solo autista. Non so dire se i politici, sia a livello locale che nazionale, abbiano ben chiari i problemi che affliggono il nostro territorio: in occasioni di convegni, iniziative pubbliche, attività promozionali e divulgative, vengono versati fiumi di inchiostro e sciorinate parole su parole per focalizzare l’attenzione su "sviluppo sostenibile" e "cura del territorio", poi, però, quando si tratta di passare concretamente… dalle parole ai fatti, al di la di qualche effimera ed estemporanea iniziativa, c’è sempre qualche ostacolo di troppo che rallenta, intralcia, blocca e stoppa. Fino alla futura emergenza.
Eppure l’abbassamento degli alvei di fiumi e torrenti, con l’assottigliamento del benefico materasso alluvionale di sabbie, ghiaie e ciottoli (ben evidente anche lungo il corso del Misa), il consumo in agricoltura, per coltivazioni altamente esigenti e proprio nei mesi più caldi dell’anno, di percentuali che arrivano fino all’80% della risorsa idrica disponibile, la concessione (a domanda) di derivazioni e attingimenti d’acqua senza una valutazione complessiva e ponderata del "peso" di questi prelievi sulla quantità stagionale di acqua (superficiale o di falda) realmente a disposizione, le perdite della rete acquedottistica e gli sprechi di acqua potabile (ripeto: potabile) per usi…"infimi" (lavaggio auto, raffreddamento strutture industriali, pulizia pavimenti, ecc.), sono sotto gli occhi di tutti noi quasi quotidianamente. Però… però si continua a costruire in prossimità di fiumi e fossi impermeabilizzando il terreno e creando future attività a rischio allagamento (ad esempio deperimetrando cospicue fasce di terreno comprese nel Piano di Assetto Idrogeologico regionale per realizzare aree industriali e lottizzazioni private), si permette una gestione arbitraria del territorio (es: arature fino sulla sommità degli argini, chiusura di fossetti e tombamento di canali, ecc.), si procrastinano all’infinito i tempi realizzazione degli impianti di depurazione a servizio di zone industriali e agglomerati urbani, si chiude un occhio sugli sprechi di acqua potabile…
Sono proprio queste le prime "emergenze" da affrontare e, combinando priorità con risorse a disposizione, è necessario intervenire sul territorio prima di esserne costretti per calamità, disastri o… semplice incuria.É davvero così "difficile" orientare i consistenti aiuti economici nazionali e comunitari verso un uso del suolo "alternativo" (…e, aggiungerei, "precauzionale"), ad esempio per interventi di miglioramento delle condizioni idrologiche dei bacini idrografici?
Il necessario compromesso tra le esigenze economico-produttive e la tutela delle risorse naturali non deve essere sbilanciato sempre e soltanto verso il cosiddetto "sviluppo", perché giorno dopo giorno, proprio come è avvenuto e continua a succedere anche oggi, persevereremo paradossalmente a pagarne le altissime conseguenze, economiche, sociali e ambientali, giustificando il "fattaccio" a questa o a quella calamità (…di natura umana), sollevando per qualche giorno polveroni mass-mediatici con gli esperti di turno e lasciando le cose così come stanno. Con un rattoppo in più nel vestito del nostro disgraziato territorio, tante strette di mano e… alla prossima emergenza!

David Fiacchini

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Lunedì 28 novembre, 2005 
alle ore 10:32
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