Urbino: Laurea ad honorem in Lettere a Luis Sepúlveda
La prima di numerose celebrazioni per il V Centenario dell'Università "Carlo Bo"
Laurea ad honorem in Lettere al noto scrittore e regista Luis Sepúlveda. Gliela conferirà venerdì 30 settembre la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” nel corso di una cerimonia che si terrà alle ore 11.00 nell’Aula Magna dell’ex Rettorato, Via Saffi, 2.
La cerimonia, presieduta dal Magnifico Rettore Giovanni Bogliolo, vedrà la consegna del prestigioso riconoscimento a quello che, come si sottolinea nella motivazione della laurea, “è oggi lo scrittore più amato di tutta l’America Latina e un simbolo di giustizia e di coraggio“.
Nato in Cile nel 1949, Luis Sepúlveda ha dovuto abbandonare il suo paese negli anni Settanta per il timore di ritorsioni da parte del governo golpista, in quanto membro attivo dell’unità popolare cilena. Ha quindi viaggiato e lavorato in Brasile, Uruguay, Paraguay, Perù ed Ecuador. Trasferitosi in Europa, ha vissuto ad Amburgo ed ora vive in Spagna.
Acuto narratore di viaggi e avventure ai confini del mondo, Sepúlveda riesce a conciliare nei suoi scritti il gusto per la descrizione di luoghi suggestivi e paesaggi irreali con il desiderio di raccontare l’uomo attraverso le sue esperienze, i sogni, le speranze.E’ autore di numerosi romanzi, racconti e commedie, ma anche di versi e scritti di denuncia. Negli ultimi anni Luis Sepúlveda è anche regista e sceneggiatore di “Nowhere”(2001).La sua significativa bibliografia comprende Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989), Il mondo alla fine del mondo (1989), Un nome da torero (1994), La frontiera scomparsa (1994), Patagonia express. Appunti dal sud del mondo (1995), Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996), Incontro d’amore in un paese in guerra (1997), Hot line (1998), Diario di un killer sentimentale (1998), Jacaré (1999), Le rose di Atacama (2000) e molte altre opere.
Di se stesso Luis Sepúlveda scrive “Il mio stile è sobrio, ma non in modo ricercato. In questo senso ho sempre presente la lezione di Hemingway, che ha detto: si possono scrivere ottime storie con parole da venti dollari, ma la cosa davvero lodevole è raccontare quelle stesse storie con parole da venti centesimi. Io scrivo, prima di tutto, per capire meglio me stesso. E questo si ottiene solo senza troppa magniloquenza letteraria, con la sobrietà del timoniere il quale sa che, pur avendo tutto il grande mare a disposizione, basta un lieve tocco di timone per allontanarlo dalla rotta“.
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