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Il New York Time scrive “Is Le Marche the new Tuscany?”

Il commento dell'Assessore Regionale Luciano Agostini


clicca per ingrandire"Si dice: "ho trovato l’America!". Beh, è davvero una grande soddisfazione vedere che un americano ammette: "Ho trovato le Marche!".
Mi riferisco all’articolo pubblicato sul più prestigioso quotidiano statunitense, il New York Times, che lo scorso 22 maggio ha dedicato un lungo articolo dai toni entusiastici alle bellezze della nostra regione. Bellezze nel senso più alto del termine, la simbiosi cioè tra canone estetico, stile di vita e qualità di vita. Insomma, in una parola: il fascino.
Non è un caso che il giornalista Chistopher Solomon abbia parlato di "Italian-ness", l’Italianità nelle Marche, che è quello che si aspetta di trovare un turista straniero visitando il nostro Paese, in sostanza tutto ciò che manca nel suo: storia, tradizioni, capolavori d’arte eccelsi, buon cibo, mare, collina, montagne, borghi medievali conservati come in nessun’altra parte, il tutto concentrato in un territorio facilmente visitabile, per le brevi distanze che separano questi tesori.
Non per presunzione, ma non mi meraviglia che un giornalista abbia saputo cogliere così bene l’autenticità e le giuste differenze delle Marche rispetto ad altre regioni, perché sono evidenti ad un occhio curioso e attento che, abituato al "preconfezionato", vuole trovare altro dal turismo di massa. E, allora, mi riempie di orgoglio leggere "L’Italia che sta scomparendo esiste ancora: le Marche". Perché conservano patrimoni intatti, paesaggi rurali incontaminati, la gente è vera, disinteressatamente accogliente.
Un elemento, secondo me, importante che ci distingue da regioni, per esempio, come la Toscana è anche il senso dell’evoluzione permanente, del turismo diversificato. Come dire, qui si respira il senso dello sviluppo progettuale, di un turismo dinamico. In Toscana è tutto più assodato, in qualche caso perfino troppo perfetto…Cioè "vai in Toscana e sai già cosa trovi", le Marche sono ancora sorprendenti, perché sono riuscite a non diventare "luogo comune"! Non sono "consumate" e, giustamente, come accade in altre zone d’ Italia, non offrono un’immagine consumistica , quella del divertimento a tutti i costi… Hanno saputo mantenere uno standard di sviluppo rispettoso del territorio e dell’ambiente, per cui puoi trovare l’azienda tecnologicamente più avanzata che ha scelto come sede un’ala di un castello medievale o di stare a cavallo dei Sibillini.
Dobbiamo essere bravi, allora, a saper valorizzare e far viaggiare "la differenza", le peculiarità come elemento unificante di un territorio, promuovere all’estero l’idea che le Marche sanno regalare non solo momenti di semplice vacanza, ma vere e proprie esperienze di viaggio.
Quello che voglio sottolineare, insomma, è che restare fedeli a ciò che è prezioso del passato, sapendo quindi coniugare innovazione e conservazione, ripaga sempre alla distanza e soprattutto non significa arretratezza, nè scarso progresso, ma semplicemente identificarsi, saper essere se stessi. Le Marche sono solo le Marche, non una nuova Inghilterra… "

Pubblicato Venerdì 27 maggio, 2005 
alle ore 19:11
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