E’ stata inaugurata sabato 27 alle ore 16 la mostra fotografica “Da Senigallia al Brasile.Nascita di una scuola materna” nei locali dell’ex Ostello in via Marchetti e rimarrà aperta per tutto il mese di dicembre.I visitatori potranno vedere la scuola materna “Giardino degli angeli” progettata e costruita dall’omonima Associazione onlus e grazie al contributo di tanti cittadini che hanno creduto in questo sogno.Realizzata da zero ed inaugurata lo scorso 4 settembre,alla presenza del presidente della Associazione Silvio Pasquini, dal vice sindaco di Senigallia Francesco Stefanelli,dai responsabili locali,in primis lo iesino Alessandro Renzi,e da una nutrita delegazione senigalliese,la scuola mostra come oggi l’associazionismo sia una grande risorsa civile e quali risultati possa ottenere .Il “giardino degli angeli” costruito nella cittadina brasiliana di Canavieiras, 600 km a sud di Salvador de Bahia, ha come ospiti i bambini più poveri della città, i quali potranno per parte della giornata vivere in una situazione più adatta al loro mondo,ricevendo cure,attenzioni da parte di personale qualificato in una struttura degna delle migliori materne a noi note. La scuola si sviluppa su una superficie di oltre 500mq ed è dotata di un ampio giardino,aule per la didattica, refettorio, bagni, lavanderia, aule di direzione, segretaria ,archivio ed offre gratuitamente ai bambini un servizio completo di insegnamento, nutrizione, assistenza sociale e sanitaria dalle 7,30 sino alle 17,30.La struttura scolastica servirà inoltre anche per ospitare incontri con le famiglie del quartiere e per l’assistenza pediatrica di base.E sarà proprio la vita di Canavieras ad essere al centro della mostra, con le fotografie realizzate dal fotografo senigalliese Gabriele Moroni, il quale ha cercato di fermare nei suoi scatti le atmosfere della cittadina, così lontane dagli aspetti turistici con cui siamo abituati a vedere e pensare il Brasile.Un’ occasione quindi per conoscere una realtà,quella dell’associazionismo che ha come scopo quello di aiutare chi soffre e quella del reportage che di queste belle storie se ne fa portavoce.