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Una Regione 7 medaglie

E su tutte brilla l'oro di Valentina Vezzali nel fioretto

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Fondiaria Sai Senigallia

L’autografo su sei delle trentuno medaglie italiane alle Olimpiadi di Atene, quasi la metà (sette su quindici) degli atleti marchigiani protagonisti ai Giochi ellenici sono tornati con una medaglia al collo. Nessuno, in proporzione, come le Marche, la regione che meglio ha saputo coniugare quantità e qualità. Addosso gli occhi del mondo, dentro la consapevolezza di aver raggiunto nel complesso un risultato di eccezionale valore, forse anche oltre le aspettative.Le Marche che sudano e faticano in silenzio, possono urlare nella rappresentazione più elevata dello sport, quella che per eccellenza designa i campioni. Noi ne abbiamo tanti, ne dobbiamo andare orgogliosi. Valentina Vezzali oro nel fioretto, Giovanna Trillini argento in una finale straordinaria di fioretto contro la compaesana jesina, Rodolfo Rombaldoni argento nel basket, Samuele Papi e Paolo Tofoli argento nella pallavolo, Filippo Magnini bronzo nella 4×200 stile libero di nuoto, Lucia Morico bronzo nella categoria 78 chilogrammi di judo.Sette medaglie, sette storie differenti sull’Olimpo dello sport mondiale. In festa tante città, unica quella di Jesi che ha confermato di avere “figlie” di livello assoluto. Valentina Vezzali e Giovanna Trillini hanno stupito il mondo, ancora una volta, nel modo più inaspettato, forse nel modo più sognato. Una finale fratricida che passerà alla storia, certo irripetibile. Gli occhi incollati al piccolo schermo, un senso di gratitudine che non ha cittadinanza, che non ha latitudini.Con quello di Atene per Valentina Vezzali sono quattro ori olimpici, due nell’individuale, ai quali vanno aggiunti l’argento sulla pedana di Atlanta, nel 1996. Un dominio senza avversari, anzi con una sola, vera avversaria: Giovanna Trillini ha dimostrato di essere l’unica a tenerle testa, un argento che diventa ancor più prezioso se si pensa che è salita sul podio per la quarta Olimpiade consecutiva, longevità sportiva che solamente i fuoriclasse possono mostrare: Giovanna ha messo al collo il primo argento nell’individuale, dopo l’oro di Barcellona ’92, i bronzi di Atlanta e di Sidney. Nella prova a squadre era sempre salita sul gradino più alto del podio, dal 1992 al 2000, prima che la Federazione Internazionale decidesse irrazionalmente di depennare il fioretto femminile a squadre dall’Olimpiade di Atene.E’ l’unico rammarico che si sono messe in valigia, Valentina e Giovanna, rientrando in Italia. Non hanno ancora scoperto umani all’altezza degli extraterrestri. La prova di forza, di coraggio, di volontà, di eleganza, di valore della Vezzali e della Trillini è stata la stoccata più bella di questa Olimpiade, anche e soprattutto nei confronti di chi le regole le fa a suo piacimento, senza logica. Ad Atene la scherma italiana ha fornito il contributo più sostanzioso allo sport tricolore. Tre delle dieci medaglie d’oro azzurre sono nate in pedana, più di ogni altra disciplina. E non è un caso; perché la tradizione è frutto di straordinaria dedizione che non ha eguali. Come queste due eccezionali fiorettiste, Valentina Vezzali e Giovanna Trillini, così diverse ma così uguali quando si tratta di mettere in pratica la legge più vecchia dello sport, quella del più forte. E sempre con grande stile, quello che loro hanno insegnato ai padroni del vapore in questa indimenticabile edizione dei Giochi Olimpici.
di Pierfrancesco Chiavacci

Pubblicato Lunedì 30 agosto, 2004 
alle ore 10:07
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