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Bowling Charlie Pub

Omicidi a Senigallia – 7° Puntata

Di David Oslo

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Al capanno
Reno era eccitato. Aveva trascorso il pomeriggio banchettando al ristorante "la masseria", per festeggiare l’anniversario di matrimonio di un consanguineo.L’occasione propizia per alzare un po’ il gomito senza sentire i brontoli dellamorigerata consorte.Era ritornato a casa sazio e con un po’ di arsura, cosicche’ non aveva cenato ma siera dissetato con una abbondante sorsata di vino fresco dalla bottiglia che d’estateteneva sempre pronta nel frigorifero.Evelin come al solito si era coricato subito dopo le 9.Lui era uscito doveva incontrarsicon il fratello.Fece una sosta al bar semideserto per un caffe’.La domenica sera al bar nessuno siattarda essendo vigilia di giornata lavorativa.Una buona notte a mezza bocca fu l’ultima battuta scambiata con l’assonnato barista.La brezza notturna odorosa di fragranze si insinuo’ tra le fronde delle quercesecolari incapaci di imprigionare se non per qualche attimo quel fugace e lievesussurro.Il bianco e il nero di quella notte estiva riproducevano la stessa atmosfera delleimmagini immortalate dal grande fotografo Giacomelli.Reno si incammino’ sul bianco stradello di terra battuta che salendo dolcemente tradue siepi di campanule lo avrebbe condotto al limitare del suo podere.Arrivo’ al capanno.Gli era venuta di nuovo sete. La fioca luce di una nuda lampadina illumino’ l’interno del casotto. Reno trasse da una delle scansie una bottiglia di vino rosso, e dopo averne tracannato una lunga sorsata si accomodo’ pesantemente sulla panchina del rustico patio in attesa del fratello. Ristorato dalla bevanda tanto cara a bacco, ripasso’ il piano che aveva in mente . Una risata sgangherata gli fece sussultare il ventre prominente, risuonando stoltamente disarmoniosa con la malia della notte estiva.Se avesse lontanamente intuito quali erano le forze che di li a poco si sarebberoscatenate sarebbe fuggito urlando di terrore.Nel buio una presenza non ancora prossima avrebbe decretato la sua fine.
Il fuoristrada
L’annoso fuoristrada avanzando lasciava dietro di se nuvole di polvere. Sandro avrebbe potuto proseguire tranquillamente a luci spente , tanto era vivido il riverbero lunare sulle ondeggianti distese di spighe che ornavano i fianchi e i dorsi delle colline che stava attraversando.Sandro aveva deliberatamente scelto di percorrere le tortuose strade secondarie perandare all’appuntamento con il fratello. In questo modo era certo di non imbattersi in qualche pattuglia delle forze dell’ordine. Non aveva niente da temere ma dopo tanti anni trascorsi in galera non aveva piu’ la spavalda sicurezza di un tempo e a volte paure irrazionali si instillavano nella sua mente provocandogli lunghi intervalli di smarrimento.Assesto’ una seconda botta al cruscotto del fuoristrada e finalmente ache la spiadell’orologio funziono’. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte. Dopo un paio di curve e un ultimo tratto in discesa arresto’ il veicolo sull’unico spiazzo libero, l’aia di una casa abbandonata poco distante dal podere del fratello.La traccia evanescente di una stella cadente fu seguita dagli sguardi di tutti gli attoridel dramma che a loro insaputa avrebbero interpretato alla perfezione, senza essersimai visti, ne aver fatto una sola prova, la parte loro assegnata dal destino.In lontananza intravide la sagoma tozza del fratello che seduto sulla panchina lostava aspettando. La mente lo riporto’ al perido della sua adolescenza quando a quell’ora sgattaiolava in compagnia del fratello dal misero giaciglio della casa paterna per andare a saccheggiare qualche pianta di frutti, o per rubacchiare quel che capitava. E se andava bene si facevano delle spanciate di ciliegie o di altra frutta, dipendeva dalla stagione, ma se andava male oltre le bastonate del contadino se neprendevano altrettante dal vecchio che usava oltre le mani anche la spessa cintura dicuoio che reggeva i pantaloni.Era una pratica diffusa quella di bastonare i figli per educarli, ma a lui non era servito anzi.Sandro senti’ pronunciare il suo nome dalla voce gutturale , e leggermente roca delfratello. Rispose smorzatamente al saluto e si avvicino’.Capi’ subito che il fratello era ubriaco.Un po’ imbarazzato da quella inaspettata accoglienza, con riluttanza gli si sedetteaccanto e immediatamente avverti’il lezzo del sudore misto a vino.Per qualche istante nella semioscurita’ della notte in cui nessuno dei due parlo’sandro riando’ con la mente al passato, e la figura tozza del fratello avvoltadall’afrore del vino misto al sudore stantio gli fece tornare alla mente il padre,quando rientrava nella loro misera abitazione completamente ubriaco e in cerca diun qualunque pretesto per sfogare la sua violenza.Ebbe la tentazione di alzarsi e andarsene via , perche’ sapeva come sarebbe andata afinire, ma poi rimase al suo posto preparandosi ad affilare le armi della pazienza.Sandro che in galera aveva dovuto esercitare la calma e la sopportazione e spessevolte dimenticare la dignita lascio’ che il fratello desse il via al sermone.Quello che ne segui’ fu un fiume di parole cariche di livore, ma ben camuffate dapaternalistici rimproveri.Per quanto riconoscesse che di errori ne aveva fatti molti gli sembrava eccessivo ildover essere umiliato cosi’ ferocemente.Nonostante l’umidita’ della notte si sentiva la pelle calda e tesa come se avesse unimprovviso attacco di febbre.Erano entrambi in piedi l’uno di fronte all’altro ma non come due fratelli, e neppurecome due contendenti, perche’ uno dei due, sandro subiva e la posizione del suocorpo denunciava lo stato di sottomissione che manteneva nonostante tutto.Con il volto ghignante reno ricaro’ la dose. Estratta dalla tasca una busta bianca presumibilmente rigonfia di denaro , prese a sventolarla sotto il naso del fratello provocandolo , quasi volesse aizzarlo a reagire e non a subire passivamente.Sandro con il sangue che ribolliva non decifro’ ogni frase che gli veniva sputataaddosso, ma come un pugno nello stomaco capi’ le mire non tanto nascoste delfratello, impossessarsi del suo futuro e di sua figlia.Nel giro di pochi istanti si era sentito preda di una disperazione totale. Ebbe la sensazione di venir svuotato di tutto , ma prima di trasformarsi in un involucro privo di indentita’, e di essere calpestato e distrutto si era ribellato e aveva colpito.Era accaduto tutto talmente in fretta che rimase stupito quando vide il fratello a terradolorante.Con la stessa fulmineita’ con cui aveva ceduto allo scatto di nervi , avverti’ ilpentimento , e l’irreparabile errore che aveva fatto. Reno malfermo sulle gambe si rialzo’. Lo sguardo deformato da un’odio feroce divenne grottesco quando incapace di controllarsi vomito’ lordandosi.Sandro prima arretro’ poi istintivamente tento’ di sorreggere il fratello aiutandolo aliberarsi.Reno reagi’ divincolandosi urlando fosche minacce di morte all’indirizzo delfratello. Il risultato fu di perdere l’equilibrio e cadere malamente sulle ginocchia. Cocciutamente volle rialzarsi. Zoppicando vistosamente si diresse verso il capanno e con un timbro di voce divenuto stridulo ripete’ le minacce di morte .Sandro fu combattuto fra soccorrere il fratello o andarsene . L’incertezza duro’ poco.Il pensiero che reno custodisse nel capanno una doppietta lo convinse a desistere dalrimanere.Non era il momento di fare inutilmente l’eroe . Profondamente amareggiato dalla brutta piega che avevano preso gli eventi riprese la via del ritorno. La sagoma del vetusto fuoristrada seminascosto dagli alberi lo riporto’ alla realta’. Sandro passo’ la mano sul cofano del mezzo come se avesse voluto accarezzare il dorso di un cane e riceverne in cambio una dimostrazione di affetto , ma oltre il tepore del metallo ancora tiepido nel barbaglio lunare il cofano gli rimando’ l’impronta della manodisperatamente sola.Il cigolio della portiera fece levare un predatore notturno. La sagoma del volatile frullo’ via oscurando per un istante la luna. Segui’ il secco rumore di un ramo spezzato. Sandro trattenne il respiro, il rumore proveniva da molto vicino. Un grosso roditore, forse anch’esso disturbato dalla presenza dell’uomo, attraverso’ rapidamente lo spiazzo illuminato dai raggi lunari per essere inghiottito dal buio.Un lungo sospiro pose fine alle deleterie fantasticherie.Nervosamente sandro giro’ la chiavetta dell’accensione. Pur sentendosi ancora in subbuglio per quanto era accaduto con il fratello, era deciso a lasciare quel posto il piu’ rapidamente possibile, ma il destino era di parere contrario.Ogni tanto il movimento rotatorio della chiavetta dell’accensione si bloccava . Per superare l’impasse era necessaria compiere lo stesso movimento con la massima calma.Sandro’ riprovo’ diverse volte con l’unico risultato di torcere la chiavetta, se avesseinsistito avrebbe potuto rompere la chiave. Fortunatamente si fermo’ in tempo scendendo malamente dal fuoristrada e sfogando il disappunto sbattendo con violenza la portiera.
…..continua domani

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Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 6 agosto, 2004 
alle ore 19:14
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