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Omicidi a Senigallia – 2° Puntata

Di David Oslo

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In procura
La nutrita pattuglia degli uomini della legge era ritornata in procura con le pive nelsacco.Il sopralluogo non aveva dato riscontri tali da imprimere una rapida svolta nellasoluzione del caso. Se il morto non avesse avuto il ventre e la gola squarciati e non fosse stato rinvenuto in due spanne d’acqua il caso poteva essere etichettato come morte accidentale, dovuta forse a collasso cardiocircolatorio , perche’ sulla scena del delitto non vi era nessun particolare che rivelasse segni di lotta. Il cadavere era stato trovato adagiato e composto come se gli squarci che gli devastavano la gola e l’addome fossero stati praticati a un corpo gia’ privo di vita.Ogni conclusione era rimandata al responso del medico legale che dopo un accuratoesame avrebbe dato le risposte giuste ai pressanti interrogativi .Nel frattempo la scientifica avrebbe scrupolasamente catalogato dandogli anche lapaternita’ con un basso margine di errore , alle numerose orme fotografate nellostagno, dentro e fuori il capanno.
I Carabinieri
In caserma vi era un gran fermento. Dopo la conferenza stampa in cui il gip ,attorniato dalle gerarchie piu’ basse delle forze dell’ordine aveva abilmente aggirato l’aggressiva curiosita’ dei giornalisti, rilasciando una dichiarazione pomposamente vuota di particolari interessanti , e nel contempo fornendo alcuni dettagli tanto cari al grosso pubblico, si era sottratto all’attacco dei giornalisti liquidando gli stessi con la collaudatissima formula del "Signori per favore per adesso e tutto , ora fateci lavorare, grazie".La bassa forza aveva bloccato i piu’ smaliziati frapponendosi fisicamente tra ilmagistrato e questi ultimi che non erano soddisfatti dello strimizito materiale fornitodal gip, ma dovettero forzatamente accontentarsi del magro pasto lasciando dimalavoglia i locali della stazione dei carabinieri.Con l’ordine tassativo di non essere disturbati se non per gravi comunicazioni, il teamcomposto dal gip dott. Bernini, dal maresciallo Imparato, e dal cap Seri , in attesache il medico legale comunicasse le risultanze dell’esame autoptico , e la scientificadesse un quadro particolareggiato sui dati raccolti, dettero il via all’operazione"reno".I primi ad essere sentiti e spremuti dovevano essere i parenti , poi sarebbe stata lavolta degli amici e tra gli uni e gli altri anche gli informatori abituali. Nel frattempo gli agenti avrebbero aguzzato occhi e orecchie prima durante e dopo l’abituale turno di lavoro. Era impensabile che chiunque vestisse i panni del poliziotto o meglio del carabiniere lo facesse a ore. Nel momento in cui si decide di entrare nell’arma e si viene accettati , si diventa a tutti gli effetti carabinieri sempre e per sempre. A risolvere un caso non basta ne la sola abnegazione , ne la buona volonta’, ma fra icarabinieri non mancano gli elementi dotati oltre che dei requisiti gia’ citati anche digrande acume , cosicche’ aggiungendo un po’ di fortuna , sempre e comunque indispensabile , e molta pazienza , i risultati arrivano.
Chi era Reno ?
L’assassinato, perche’ non vi erano dubbi sulla fine di Reno, in quanto sarebbe anchepotuto cadere nel piccolo stagno da solo e magari essersi sentito male affogando. Non era la prima volta che qualcuno affogava in due spanne d’acqua , ma lo squarcio nelventre e al petto non lasciavano dubbi.Ex camionista un po’ sbruffone , rude ma non cattivo ormai in pensione , sposatosenza figli da piu’ di tret’anni con Evelin una donna del luogo. Nonostante l’eta’, quasi settanta, conduceva una vita attiva e parsimoniosa. A poca distanza dallo stagno in cui era stato rinvenuto cadavere coltivava un podere , avuta in eredita’ dal suocero ,coltivato in maggior parte a grano e il resto trasformato in un grosso orto. Di tanto in tanto faceva ancora qualche viaggio con il camion di sua proprieta’ per unacooperativa ortofrutticola che aveva la sede a pochi kilometri dal borgo. Qualche affare in nero lo faceva come mediatore nel settore edilizio.In complesso una vita tranquilla senza problemi economici , e un passato senza episodi oscuri, almeno questo era cio’ che appariva e che la gente sapeva.Non vi erano i presupposti per presagire una fine cosi’ brutale.Qualche volta al bar , uno dei due che aveva il borgo , Reno amava ricordare con gliamici di sempre gli anni trascorsi dietro a un volante, prima sottopadrone e poi dapadroncino , ne nascevano interminabili discussioni con chi faceva il suo lavoro di un tempo e aveva poco’ piu di vent’anni. Alla fine tutto si risolveva con una ulteriore bicchierata. Nei piccoli paesi non si arriva mai al litigio violento, anche se i rancori, le invidie e le maldicenze trovano un terreno fertile durante tutto l’anno. Piu’ spesso reno era l’anfitrione in un casotto che aveva sul podere dove si riunivano ex autisti o vecchi amici con cui banchettava sino a tardi. Le malelingue dicevano che qualche volta alle cene erano invitate anche delle donne che non erano del posto, e non avevano nessun grado di parentela con i presenti, insomma qualche donnina allegra che forse si limitava a scambiare battute volgari e a ubriacarsi in compagnia.Gli schiamazzi dei gaudenti eccheggiavano sino a notte inoltrata perdendosi nel buiodella circostante campagna.
…..continua

Se vuoi leggere l’opera intera visita www.leggendosiestailtempo.it

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 6 agosto, 2004 
alle ore 18:00
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