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Loretta e il bello addormentato

Di Roberto Marconi

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Da oltre dieci minuti non faceva che andare avanti ed indietro dalla stufa elettrica alla finestra della cucina. Loretta stava preparandosi una cioccolata calda come tutti i giorni alle 17,00 in punto e doveva rigirare continuamente il composto di cacao, zucchero, latte e maizena per evitare il formarsi di grumi. Tuttavia, quel pomeriggio, non era capace di staccare gli occhi da quell’uomo, al di là della finestra, seduto sul primo gradino di travertino alla soglia della sua casa: un uomo giovane, sulla trentina, con un giubbotto logoro di pelle marrone, ed un paio di pantaloni multitasca sdruciti più per l’uso che per la moda. Stava appoggiato alla grata del cancelletto di ingresso con le mani in tasca e le gambe incrociate…non muoveva un muscolo e Dio solo sapeva come e quando fosse arrivato e se e quando sarebbe andato via.
-Un barbone, uno zingaro, un albanese…uno cattivo, di certo, perché sennò che motivo avrebbe avuto di venirsi ad appoggiare alla mia vita così?-
Pensò proprio queste parole: -Alla mia vita- e si rese conto che la "sua vita" era in effetti "sua" principalmente perché nessuno aveva mai voluto dividerla con lei.
Prima una mamma troppo malata a cui badare, poi una casa troppo grande, un lavoro troppo alienante , un carattere troppo docile cosicché trentacinque primavere avevano già profumato il mondo delle loro vane speranze.
-Ora scendo e gli dico il fatto suo-
Mentre la cioccolata sul fuoco stava già bruciando e spargendo odore acre nell’aria, Loretta si avvicinò al cancello e vi si appoggiò col viso a non più di cinquanta centimetri dall’orecchio dell’uomo…
-Ehi senta!- ma non lo disse con tono deciso, lo bisbigliò, perché si era accorta che quel tipo bruno e tenebroso stava dormendo…
-E’ ubriaco?…senta, scusi…dorme?…mi permetta…si sente male?-
Nessuna risposta.
La situazione era imbarazzante. Lì in mezzo alla strada non poteva stare e davanti alla sua casa men che meno: chissà cosa avrebbero pensato i vicini!Quel tipo le era costato già una pentola quasi nuova e una cioccolata : o avrebbe chiamato la polizia o …
Scelse "o".
Il corpo, trascinato sul selciato per le braccia, appariva assai pesante: sembrava proprio che quell’uomo fosse privo di vita e questo non era bene; Loretta sentiva scorrerete un rivolo di sudore dalla fronte e dalle proprie ascelle e questo non era bene; la porta di casa era ormai chiusa alle loro spalle e anche questo non era bene, ma Gesù Santo, era!Lo appoggiò al divano, davanti alla luce del giorno ormai paglierina, e lo osservò attentamente: il viso reclinato in avanti non consentiva giudizi definitivi, ma sembrava un bell’uomo:un po’ magro forse (con la camicia di fuori si vedeva un lembo del suo ventre piatto ed irsuto) e il suo odore di selvatico si mischiava già a quello della cioccolata bruciata con nuove e non ben definibili sensazioni.La mattina dopo si recò al Call Center dove lavorava da sei anni, stupendosi ancora di come si fosse barricata in camera da letto quella notte, ma nel contempo avesse passato almeno la metà di essa a spiare dal buco della serratura il suo ospite tiepidamente illuminato dalla lampada vicino al divano e a come avesse aspettato con ostinazione un qualsiasi movimento di lui, ma senza esito: solo il respiro esile ed il leggero sollevarsi ritmico del giubbotto sbottonato ad indicare che almeno era ancora vivo, almeno.
Quella mattina era uscita, ma prima lo aveva prudentemente legato al termosifone con la corda della tenda nel soggiorno…
-Prudenza, Loretta, prudenza con gli uomini- le diceva sempre la mamma e lei era stata sempre prudente: troppo, fino ad allora.Si era passata un filo di rossetto, un po’ di rimmel e un po’ di fard: si era anche lavata i capelli biondi naturali e aveva indossato un paio di jeans ed un golfino attillato che le scopriva l’ombelico: un capo di abbigliamento comprato compulsivamente sei mesi prima e mai indossato per la vergogna e per la depressione. In verità gli era passata precedentemente davanti alcune volte e lo aveva spiato con la coda dell’occhio mentre lui, legato al termosifone, sembrava Cristo in croce… eppure, ne era sicura, mentre lo spostava dal divano al termosifone, qualcosa era successo. Il profumo che si era sparsa generosamente sotto le ascelle, delle quali aveva il complesso perché sudavano oscenamente e , lei pensava,emanavano altrettanto oscenamente cattivi odori e cattiva immagine di sé, aveva compiuto un piccolo miracolo: la voce dell’uomo era uscita da quella bocca dal lieve sentore di vino, come un antico richiamo: una litania, una nenia cantata forse da una mamma al suo bambino, forse dall’innamorato alla sua innamorata,forse…ma di questa nenia, almeno, era sicura e si sentiva già più leggera dei pur scarni 48 chili di solitudine che si portava addosso.Mentre si sedeva alla sua scrivania, sentì chiaramente il saluto di qualcuno dei suoi colleghi maschi e il brusio indistinto di qualche invidiosa collega femmina.
-Pronto…Assicurazione Car-on-line, in che posso esserle utile?-
-Vorrei un preventivo per la mia macchina-
-Volentieri! Mi può dare i dati della sua vettura?-
La mattina era trascorsa in un lampo ed era già l’ora del break: mangiando una mela si era diretta nel vicino supermercato ed aveva fatto la spesa per due: due lasagne precotte, due fettine di vitello due budini al cioccolato, una bottiglia di Barolo 1998 (una pazzia mai fatta prima) e di nuovo al ritorno in ufficio si sentì al centro dell’attenzione di tutti: dalla busta di plastica le era caduta infatti una confezione di lamette Gillette Plus e una bomboletta di schiuma da barba. Aveva pensato che il suo ospite portava la barba un po’ troppo ispida, ma non aveva calcolato quali e quanti pensieri curiosi, pettegoli o malevoli stessero fiatando di bocca in bocca per quel piccolo incidente.-Pronto…Assicurazione Car-on-line, in che posso esserle utile?-
-Mi hanno detto che la vostra assicurazione costa poco, è vero?-
-Può verificarlo da solo con un semplice preventivo: mi può dare i suoi dati?-
Il turno finiva alle 16,00 e l’ansia di tornare a casa le cresceva di minuto in minuto nel petto.
-Pronto…sì…mi dica in cosa posso esserle utile…sì un preventivo, mi vuol fornire i suoi dati?
-Pronto?…sì, facciamo preventivi, mi dia i suoi dati per cortesia…-
-Pronto? …Car-on-line, mi dica…-
-Me lo farebbe un pompino?-
-Si, certo, mi vuol dare i suoi dati e quelli della sua auto?
LE QUATTRO!
Fece questa constatazione mentre era già in ascensore e vi scendeva al piano terra con trenta secondi di anticipo rispetto alla marea di impiegati al lavoro nel palazzo, mentre la mente era già a casa da almeno un’ora.Durante il tragitto dal cancello all’ingresso dovette fare ricorso a tutte le tecniche di respirazione Yoga imparate nel corso di tanti anni di lunghe e noiose lezioni private per non dover raccogliere da terra il suo cuore, che sentiva premere spasmodicamente contro la gola.Alla porta ebbe una esitazione: pose l’orecchio..non sentì nulla…attese alcuni secondi nell’incertezza e però, quando credette di vedere muoversi la tendina di una finestra nella casa di fronte, si risolse ad entrare restando pur livida per l’apnea.Nulla…la stanza era semibuia se non per la luce della solita lampada: lui era sempre là, così come le sembrava di averlo lasciato la mattina.Si avvicinò allora con circospezione e con la segreta speranza di percepire all’orecchio ancora quella nenia, ma… orrore! Il suo viso era pieno di sangue e di graffi: un Cristo immobilmente martoriato.-Madonna del Carmine! Madonnina buona…per carità, che è successo?-
In quel momento un grosso gatto grigio-tigrato si infilava alla chetichella in cucina…
-Soriano, disgraziato! Che hai fatto gattaccio del demonio!- e disse queste parole come se l’offesa avesse potuto punire, per la sua gravità, quel gesto incomprensibile se non nella sfera di una malvestita gelosia da parte dell’unico maschio che fino al giorno prima aveva praticato familiarmente quella casa.Con in una mano la bottiglietta dell’acqua ossigenata e nell’altra una quantità industriale di cotone idrofilo, stava pulendo le ferite, in verità superficiali, sul viso di lui quando le sembrò necessario soffiare per dare sollievo a quell’uomo che, ora ne era certa, aveva davvero dei lineamenti gradevoli.In quel momento udì distintamente alcune parole dette però in francese e quindi a lei incomprensibili: erano parole belle, parole tenere, parole di gratitudine… lo sentiva ed era sicura di aver sentito anche, tra le altre, "mon amour".Togliendosi le scarpe pensò di toglierle anche a lui, poi bevve un bicchiere d’acqua e ne versò un poco sulle sue labbra addormentate: un impercettibile sorriso era sgorgato e l’eccitazione di Loretta ormai cresceva incontrollabile, mentre si metteva la vestaglia da cucina sopra la lingerie rosa..Si era accorta che Soriano aveva graffiato anche la pancia di lui e perciò si era sentita in obbligo di disinfettarlo anche all’altezza della cintola, sbottonandogli parzialmente i pantaloni. Era stato a quel punto che aveva notato un rigonfiamento ed era arrossita: ma meno e per meno tempo di quello che avrebbe potuto credere: la sua purezza l’aveva persa a dodici anni per opera di suo padre in seguito forse morto o forse finito in prigione… poi c’era stata solo paura e frustrazione. Ora, però,credeva di sapere… sapeva di credere in se stessa e credette.A cavalcioni sull’inguine dell’uomo con le mani a croce allacciate alle mani legate di lui ed il viso appoggiato sulla sua spalla destra: trascorse così i successivi quindici minuti fino a che si allentò ogni suo turgido muscolo e tutta la sua pelle si sciolse in una liquida soluzione amorosa.
-Baise moi, baise moi- o forse altre parole aveva sentito sussurrare: ma erano comunque le parole più dolci che avesse mai ascoltato da bocca di uomo.Suonarono alla porta.-Chi è?- disse Loretta guardando ancora trafelata dall’occhiolino
-Signora, siamo gli infermieri dell’ospedale…ci è stato detto che un uomo privo di conoscenza è stato visto qui davanti al suo cancello…-
-Ora? In questo istante?-
-Non sappiamo, la telefonata era anonima…lei lo ha visto?-
Il futuro è fatto di ogni istante e ogni istante stava nel suo presente.
-Non c’è nessuno al mio cancello, lo vedete,no?-
-Allora ci scusi, ci tocca sempre correre dietro ai matti!-
Lieta di non aver dovuto mentire, tornò dal suo uomo che aveva bisogno di essere pulito e risistemato nelle sue parti intime: lo fece con le mutandine rosa ancora appoggiate alla manopola del termosifone e con mani operose : questo gesto le sembrò del tutto naturale.Mentre cucinava un’improbabile cenetta a due, il miagolio nell’altra stanza divenne un lamento e poi silenzio…pochi secondi dopo, la lama di un coltello a serramanico improvvisamente le premette la gola..
-Seguimi senza un fiato!-
In ginocchio davanti al suo uomo, mentre sotto minaccia stava slegandogli i polsi, qualcuno la tormentava da minuti con le stesse domande:-Che ti ha detto? Cosa hai sentito?-
-Niente, non ha detto niente, non ho sentito niente…niente…niente per carità…lo giuro-
-Questo bastardo è come se fosse già morto…e anche tu: non ti voltare o sei morta…non urlare o sei morta…non guardare o sei morta-
Mentre, ancora in ginocchio e con le mani dietro la schiena, appoggiava la fronte al termosifone caldo, un attimo prima che il suo uomo fosse trascinato via, Loretta fece in tempo a sentire qualche parola nella sua lingua natale:-Se sorridi alla sconfitta, hai sconfitto la vittoria- mentre le labbra sottili di lui erano ancora distese serenamente come in quel quarto d’ora…
-…E un’altra cosa vorrei ancora dirti…- ma qualcuno lo stava già trascinando rudemente via e lei non fece in tempo ad ascoltarla.
di Roberto Marconi

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 6 agosto, 2004 
alle ore 16:58
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